recensioni foglianti
Mr Bridge
Evan S. Connell
Einaudi, 296 pp., 19,50 euro
Ci sono dei romanzi che, terminata l’ultima pagina, lasciano nel lettore una sostanziale sensazione di incompiutezza. Come se solo in quel momento si fosse iniziato ad avere famigliarità con i personaggi, si fosse riusciti a rintracciare il filo del discorso che però viene repentinamente abbandonato. Sfugge.
Mr Bridge è precisamente questo. Un uomo che sfugge. Sfugge da sé, dall’esprimere quello che prova, dal tentare di fare emergere il proprio sentire di fronte alle gabbie che la società impone. Siamo nell’America del Proibizionismo, in una Kansas City borghese dove la vita scorre senza incertezze, sempre uguale a se stessa. Mr Bridge è un avvocato di successo, marito presente e padre tradizionalista con i suoi tre figli. Vive con grande serietà e senso del dovere il suo ruolo di capofamiglia tanto da sentirsi in difetto ogni qualvolta non riesca a soddisfare le esigenze dei propri cari. Ha molto chiaro cosa sia il bene per sé e per la sua famiglia, ciò che è giusto da ciò che non lo è, ma quasi sempre dimentica di comunicare le proprie ragioni, di condividere il proprio sentire con chi gli sta vicino. E questo provoca l’apertura di immense voragini, che lo distanziano profondamente dagli altri e che fanno di lui un uomo sempre trattenuto e ultimamente dominato dalla solitudine. Vediamo avvicendarsi una serie di frammenti di vita, fatti minimi perché minime sono le anime dei protagonisti nel loro svelarsi, senza soluzione di continuità ma come pezzi di un puzzle destinato però a rimanere incompiuto.
Pubblicato per la prima volta nel 1969, Mr Bridge è uscito a dieci anni di distanza da Mrs Bridge, il romanzo più riuscito di Evan Connell che raccontava la storia della famiglia Bridge dal punto di vista della moglie. Ritratto agrodolce e in parte satirico di una famiglia borghese americana tra gli anni Venti e Quaranta – e portato sullo schermo da James Ivory – il romanzo di Connell racconta in modo accurato e lucido una società fortemente definita dalle convenzioni sociali, da una modalità codificata di rapportarsi con il reale nelle sue varie forme. Tutto è dominato dalle aspettative – spesso autoimposte – che non lasciano spazio a uno sguardo diverso, più ampio e compassionevole su di sé. Connell dimostra una grande sapienza narrativa nel tratteggiare con calibrato equilibrio situazioni e dinamiche relazionali, in un romanzo d’atmosfera dominato da un sentimento di tenerezza amara verso personaggi e situazioni, che ha nella rarefazione la sua cifra stilistica predominante. E’ un racconto che sente il passare del tempo, proprio per il suo essere incastonato in un’atmosfera definita ma emotivamente sempre distante. Stratificata a volte in modo impenetrabile. “(Mr Bridge) ricordava di aver conosciuto l’entusiasmo, la speranza, e una sorta di giubilo e tripudio. L’allegria, certo, e la giovialità, e il breve appagamento dato dal sesso. E poi la contentezza, la pienezza di cuore, la riconoscenza, e molte altre emozioni. Ma non la gioia. No, quella era per le anime semplici”.
MR BRIDGE
Evan S. Connell
Einaudi, 296 pp., 19,50 euro
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