Dunkerque

Roberto Persico

Franco Cardini e Antonio Valzania Mondadori, 240 pp., 22 euro

Il bel film di Christopher Nolan, “Dunkirk”, ha riproposto all’attenzione del mondo la vicenda dell’evacuazione dell’esercito britannico dalle spiagge di Dunkerque agli inizi della Seconda guerra mondiale, e il libro del duo Cardini-Valzania – ciascuno in proprio storico di vaglia e ormai alla loro terza fatica a quattro mani – arriva tempestivamente in libreria per chi su quegli eventi voglia seriamente documentarsi.

  

Le radici dell’epopea affondano molto lontano, addirittura nelle trincee della Prima guerra mondiale: lo Stato maggiore dell’esercito francese infatti, nella previsione di un nuovo scontro, era certo che sarebbe stata una guerra di posizione come la precedente, e aveva allestito una massiccia difesa continua, la celebre linea Maginot.

   

Anche i vertici dell’esercito del Reich in realtà immaginavano una guerra simile; fu solo con molta fatica e non senza qualche colpo di fortuna – che lo studio minuziosamente ricostruisce – che alcuni giovani generali tedeschi riuscirono a far prevalere una tattica di nuovo tipo, basata sull’uso coordinato di un’inedita combinazione di fanteria motorizzata, aviazione e mezzi corazzati. Così l’attacco sferrato dai panzer e dagli Stuka germanici attraverso le Ardenne il 10 maggio 1940 colse tutti di sorpresa, e nel giro di pochi giorni portò alla disgregazione dell’esercito francese e all’isolamento del corpo di spedizione britannico che lo affiancava. Colse forse di sorpresa gli stessi vertici tedeschi, tanto che il giorno 23 arrivò l’inspiegabile “Halt Befehl”, l’ordine di arrestare l’avanzata, sulle cui ragioni tanto inchiostro si è versato: fu dettato semplicemente dal timore di non saper gestire una situazione imprevista, col rischio di un contrattacco che poteva tagliare la punta avanzata delle truppe dalle retrovie? O fu un ripensamento dello stesso Hitler, che forse coltivava ancora la speranza di evitare una guerra totale, e pensava così di guadagnarsi la benevolenza degli inglesi?
Cardini e Valzania propendono per la prima ipotesi, un errore di valutazione dei vertici militari; anche se nel capitolo conclusivo prendono in considerazione anche le possibili ragioni della seconda. Come che sia, i tre giorni di stop furono fondamentali, perché permisero agli inglesi di attestarsi intorno a Dunkerque e proteggere le operazioni di imbarco. Avviate peraltro dalla saggia prudenza del comandante delle truppe britanniche, il generale John Gort, contro il parere dei francesi e anticipando la decisione del governo di Sua Maestà, che finì per avallare un’operazione già in atto. Insomma azioni che potrebbero apparire attentamente progettate e coerentemente realizzate, viste da vicino mostrano tutta l’imprevedibilità e i limiti delle cose umane. 

   

DUNKERQUE
Franco Cardini e Antonio Valzania
Mondadori, 240 pp., 22 euro

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