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Uffa!

Scorrettissimo Facci. L'antologia del fanatismo woke dei nostri tempi

Giampiero Mughini

Dizionario politicamente (s)corretto ripercorre i casi più clamorosi di censura contro parole ritenute offensive. Preparatevi: sono numerose e hanno dell'assurdo, tanto da farvi venire voglia di scaraventare il libro dall'altra parte della stanza. Che d'altronde è l'intento dichiarato dell'autore

E’ un tempo il nostro in cui sono agguerritissime le battaglie pro o contro una certa parola, una certa denominazione. Una sorta di politichese d’accatto domina le vetrine della comunicazione di massa, e per non dire della stupidità peculiare al linguaggio dei social di cui si nutrono tuttavia le generazioni più giovani. A scandagliare questo pandemonio di scemenze, questa moderna idiozia, ci si è messo un giornalista/scrittore tanto libero quanto spigoloso quale Filippo Facci e ne è venuto un libro saporoso edito dalla casa editrice maceratese liberilibri, Dizionario politicamente (s)corretto, dal quale ciascuno può attingere copiosamente.

Prendi ad esempio la parola “negro”, l’aggettivo con cui nei miei vent’anni io designavo il grande Louis Armstrong e che oggi commetti un reato a pronunciarla. C’è quel verso di una bellissima canzone del mio amico Edoardo Vianello, “gli altissimi negri”, e lui mi ha confidato che da più parti hanno premuto perché lui la facesse diventare “gli altissimi neri”, e naturalmente Vianello li ha mandati a quel paese. Molto peggio è andata negli Stati Uniti a una guardia giurata negra di 48 anni che nell’ottobre 2019 è stato licenziato da una scuola del Wisconsin perché a sua volta aveva usato la parola “negro” nel replicare a uno studente che quella parola la usava offensivamente. Tanto che alcuni studenti hanno preso le sue difese e la cantante Cher si è offerta di pagargli le spese legali fino al punto che la guardia giurata è stata poi riassunta. Nell’agosto del 1920 in California un professore è stato sospeso perché durante una lezione ha cercato di spiegare il significato di un intercalare cinese il cui suono ricorda un’espressione razzista in inglese. E così lungo le vie sterminate dell’idiozia. Obiettivo di questo mio libro, scrive Facci, è allarmare, spaventare, farti venire voglia di scaraventarlo dall’altra parte della stanza. Come dargli torto?


Un tempo si battagliava pro o contro un sistema di pensiero. Oggi ci si scanna se pronunziare sì o no una certa parola reputata maledetta. Un tempo lo potevi dire e scrivere che un certo personaggio era “cieco”, oggi è meglio dire “non vedente” e così via. Negli Stati Uniti il professore italiano Telmo Piovani ha avuto i suoi guai perché aveva parlato di “elefanti nani”, il che appariva offensivo delle persone di bassa statura. E’ andata ancor peggio alla direttrice della squadra femminile di basket professionistico di Los Angeles, licenziata per avere usato la parola “negro” in un discorso rivolto alle sue giocatrici. Roba dell’altro mondo? No, roba del nostro mondo di oggi. Casi estremi e che non fanno testo, dirà qualcuno di voi. No, casi possibili nel nostro mondo di oggi. Magari casi come quella rappresentazione fiorentina (nel 1918) della Carmen di Bizet, di cui venne stravolto il finale: in luogo della donna assassinata che faceva da finale dell’opera misero in scena che era lei a uccidere l’amante maschio. 


E ancora. Lascio la parola a Facci: “Le regole degli Oscar 2024 hanno segnato un punto di svolta dell’èra woke: sono entrati in vigore dei nuovi standard di inclusione che rendono una pellicola candidabile come miglior film […] Almeno uno degli attori protagonisti deve appartenere a minoranze etniche o, in alternativa, il 30 per cento del cast dovrà essere composto da due tra le categorie donne, afroamericani, ispanici, appartenenti alla comunità lgbtq e disabili”. Siamo arrivati al punto che “non essere” razzisti non è più sufficiente. L’attore americano Tom Hanks aveva una volta scritto su un giornale che la storia degli uomini era stata scritta nel tempo da uomini bianchi che parlavano di altri uomini bianchi, e che le vicende dei neri erano state ampiamente tralasciate. Per tutta risposta il critico televisivo di un canale molto diffuso, gli ribatté che quelle parole non erano abbastanza, che Hanks avrebbe dovuto condannare esplicitamente quell’andazzo di cose e indicare come superarlo, restituendo così ai neri il loro posto nella storia degli uomini. Sì o no ci troviamo di fronte a forme di fanatismo? Giudicate voi.
 


 

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