Interno della Casa della Gioventù italiana del Littorio a Roma (Wikipedia) 

uffa!

La grande bellezza di Roma è anche un'architettura (fascista) da brividi

Giampiero Mughini

Luigi Moretti è stato campione dell'architettura razionalista e del Novecento tutto. Al di là dei deliri di certa politica, i suoi capolavori restano incancellabili. Dalla Casa della Gioventù italiana del Littorio all'Accademia della Scherma

La mia amica Fiamma Satta, costretta su una sedia a rotelle dalla sua malattia, s’è inventata una trasmissione televisiva settimanale su RaiTre pregiata da tutti. Di volta in volta un personaggio noto conduce lei e la sua carrozzella in un luogo comunque significativo del nostro paesaggio storico/culturale con il quale lui ha rapporti biografici o professionali. Da ultimo Fiamma s’è fatta condurre lungo le sale e le malie del Vittoriale da Giordano Bruno Guerri, e non vi è difficile immaginare che cosa deve esserne sgorgato tra i due in fatto di memorie incandescenti sui luoghi dove Gabriele d’Annunzio visse l’ultimo spezzone della sua vita inaudita. 

 

Quando un anno e passa fa Fiamma mi chiese di scegliere un luogo dove le facessi da cicerone a raccontarne i fasti, ci misi meno di un istante a indicare la macchina architetturale romana più affascinante che io conosca, la Casa della Gioventù italiana del Littorio progettata nel 1933 dal fascistissimo architetto ventiseienne Luigi Moretti (era nato nel 1906) e inaugurata il 5 novembre 1937, l’edificio che a Trastevere se ne sta a largo Ascianghi. Attiguo al cinema “Nuovo Sacher” di Nanni Moretti. E ancora una volta sia reso onore al caso, che ha situato l’una accanto all’altro una sala la cui filmografia è tra le più avvedute d’Italia nell’essere governata da un uomo così apertamente “di sinistra” quale Nanni, e un sonante capolavoro dell’architettura razionalista fascista. Un edificio di cui io stesso, le innumerevoli volte che mi mettevo in fila per entrare al “Nuovo Sacher”, non sapevo nulla sino a una dozzina d’anni fa, neppure la leggevo quella iscrizione sulla sua Torre Littoria che recita “NECESSARIO VINCERE, PIU’ NECESSARIO COMBATTERE”. Quella traccia così vistosa dell’architettura fascista, una di quelle tracce che risultano insopportabili all’ex presidente della Camera Laura Boldrini, ci aveva pensato il tempo come a cancellarla, a rimuoverla dal vissuto della popolazione romana. E’ stato merito precipuo di Walter Veltroni l’avviare nel 2005 i lavori che riportassero quel gioiello alla vita della bellezza ma anche all’uso della gioventù studentesca romana del Terzo millennio.

 

La Casa littoria, oggi uno spazio per eventi gestito dalla Regione Lazio, è costituita da due parallelepipedi destinati alle palestre e al teatro e da un cilindro che ne determina la vivibilità interna. Il tutto, giocato all’insegna della trasparenza dovuta al gran numero di pareti vetrate, è un assieme ininterrotto di ambienti, un complesso di funzioni che scivolano via l’una dall’altra come in una partitura musicale, sono cinque palestre tanto all’aperto che al chiuso, una scuola, una piscina all’aperto, una piscina al chiuso, un cinema teatro (oggi Sala Troisi), e quando monti le alzate decrescenti (ad alleviare lo sforzo dell’ascesa) della meravigliosa scala elicoidale che ti innalza da un piano all’altro, a quel punto ti manca il fiato innanzi a tanta bellezza. A Fiamma mancava il fiato mentre le raccontavo l’identità di quell’edificio e del suo ineguagliabile creatore. E mentre ancora aspetta di essere fruibile da noi romani il capolavoro assoluto di Moretti e perla dell’intera architettura novecentesca europea, la Casa delle Armi o Accademia della Scherma al Foro Italico, progettata nel 1934 e ultimata nel 1936, quella che per decenni era stata utilizzata come aula bunker per i processi ai terroristi e successivamente come caserma. I lavori di restauro, avviati nel 2013, da anni languono alla grande. Mi chiedo se un tale sfregio della bellezza novecentesca sarebbe stato riservato a un edificio dove, che so? fossero rappresentati i contadini siciliani in rivolta dipinti da Renato Guttuso al tempo del suo “realismo socialista”. (Contadini a parte, reputo Guttuso uno dei “grandi” del nostro Novecento.) Fosse ancora vivo, di questo ludibrio chiederei le ragioni possibili a Giorgio Muratore (nato nel 1946 a Roma, morto nel 2017), lo studioso di architettura italiana che da allievo di Bruno Zevi era entrato in conflitto con il suo maestro da quanto lui apprezzava l’opera immane di Moretti, di cui Muratore se ne infischiava quanto me del fatto che nel secondo dopoguerra Moretti continuasse a dirsi fascista.

 

Da tanti anni che lo cercavo, ho comprato ultimamente un libro dedicato a Moretti che è di certo fra i libri più belli pubblicati nell’Italia del Novecento. Il 50 immagini di architetture di Luigi Moretti pubblicato da De Luca nel 1968 con una fastosa prefazione di Giuseppe Ungaretti, uno che se ne intendeva di contiguità con il fascismo dato che la terza edizione del 1924 de Il Porto Sepolto (uno dei libri memorabili della poesia italiana del Novecento) porta la prefazione di Benito Mussolini. E’ un libro in formato grande da cui resti abbagliato. Cinquanta fotografie una più intrigante dell’altra di architetture che portano la firma di Moretti. Beninteso foto di quelle architetture quando erano nel pieno del loro splendore, a cominciare dalle foto iniziali della Casa delle Armi e subito dopo le foto della Casa Littoria a Trastevere, del Piazzale fascistissimo al Foro Italico. Mi piacerebbe sfogliare questo libro accanto alla Boldrini. Alla fine della guerra Moretti venne messo in cella a San Vittore per pochi giorni. Reo di che? In cella fece combutta con il conte Adolfo Cossafaro con il quale nel novembre 1945 fondò la Cofimprese, un’azienda che ebbe un ruolo di primo piano nella ricostruzione della Milano ferita dai bombardamenti. Riprese la sua attività di architetto inanellando capolavori su capolavori in Italia e nel mondo. Il libro edito da De Luca li offre fotograficamente uno dopo l’altro, la Casa Albergo del 1948 di via Corridoni a Milano, la Casa della Cooperativa “Astrea” del 1949 a Monteverde Nuovo, il complesso per abitazioni/uffici del 1951 di via Rugabella a Milano, il complesso residenziale/alberghiero del 1958 a Genova Nervi, il complesso residenziale “The Watergate Department” a Washington. Da brividi.

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