Uffa!

Quei ragazzi geniali che fecero grande la Biblioteca europea di Frassinelli

Giampiero Mughini

L'incontro tra Carlo Frassinelli e Franco Antonicelli, e la nascita di una collana che ha fatto la storia: da Melville a Kafka passando per Twain e Stevenson

Minaccioso come sempre, nel senso che minaccia i miei redditi e la mia pace interiore, nello scorso mese di luglio mi era arrivato il consueto catalogo di libri offerti dalla Pontremoli, la libreria antiquaria milanese. Sono cataloghi che esplorano a puntino anditi e ripostigli della nostra storia culturale novecentesca. Questa volta erano in vetrina – fra gli altri – alcuni libri appetitosissimi che ho comprato al volo, ossia una pattuglia di romanzi tradotti per la prima volta in Italia con il marchio delle Edizioni Frassinelli. Quelle che nella tipografia torinese di via Riberi 2 – una viuzza torinese sovrastata dalla sagoma gigantesca della Mole Antonelliana – erano state fecondate nel 1931 dall’incontro tra Carlo Frassinelli, un tipografo trentaseienne giunto all’apice del mestiere (“Tipografo davanti a Dio”, lo definì qualcuno), e da un ubiquo intellettuale torinese trentenne, Franco Antonicelli.

 

Quella tipografia era frequentata tra gli altri da un ventenne che portava un nome destinato a diventare famoso, Giulio Einaudi, tanto che nel 1933, filiate in un certo qual modo dalle Edizioni Frassinelli. nacquero le Edizioni Einaudi. Comune ai due marchi era l’intensità con cui amare la fattura di libri belli se non eccezionali, comune era l’apertura a 360 gradi alla grande cultura internazionale, comuni erano gli uomini che quei libri li sceglievano, li apprestavano, li traducevano, li amavano. La collana che fece da stemma della Frassinelli fu la “Biblioteca europea” diretta da Antonicelli, il cui animo era nutrito dal magistero civile di Piero Gobetti, dai libri di Benedetto Croce, dalle poesie di Guido Gozzano e Giovanni Pascoli e i cui compagni di generazione torinese seppure di poco più giovani erano Norberto Bobbio, Cesare Pavese, Leone Ginzburg. (Una traccia fulgente di quei rapporti è in un libro del 1977, Ci fu un tempo, che raccoglie foto scattate da Antonicelli ai suoi amici e conviviali).

 

Un’armada di poco più che ventenni i quali avrebbero connotato di sé i decenni successivi della cultura italiana. A farvi capire quale personaggio fosse Antonicelli valga il ritratto che Bobbio farà di lui nel 1990 (Antonicelli era morto settantaduenne nel 1974): “Conversatore brillante, conferenziere dotto e ascoltatissimo per l’eleganza dell’eloquio e la vastità dell’informazione ma anche oratore politico, acclamato da piazze gremite. Amava circondarsi, negli appartamenti che abitò via via nelle diverse epoche della sua vita, di cose belle, preziose e anche futili, ma insieme di libri rari di cui fu un collezionista esperto ed accorto. Autore di poesie giocose che improvvisava con un’incantevole fantasia nelle feste tra amici, ma insieme di satire politiche, di elegie, di canzoni civili. Uomo di mondo e insieme amante della solitudine dove ritrovava il sé stesso più profondo, a colloquio con le grandi anime del passato. Raffinato nel gesto e nel vestire, ma insieme forte nelle vicende drammatiche della vita. Tre volte arrestato durante il fascismo, un lungo periodo di confino, non cede, non si arrende, continua la lotta per la libertà d’Italia, sino a essere eletto presidente del Comitato di liberazione piemontese, carica che terrà con dignità e fermezza sino allo scioglimento del Comitato stesso”.

 

 

Per tornare alla tipografia torinese del 1931, è lì che viene “stampato e legato” uno dei più bei libri pubblicati in Italia nel Novecento, il primo volume della collana “Biblioteca europea”, nientemeno che L’Armata a Cavallo di Isacco Babel, da come il grande scrittore russo (più tardi assassinato da Stalin) viene chiamato nella dizione di copertina. Libro bellissimo innanzitutto per la sua veste grafica e tipografica che sarà poi quella di tutte le edizioni Frassinelli. Libri avvolti da una sovracoperta la cui fascia inferiore è di un colore diverso dalla fascia superiore, dov’è il nome dell’autore e il titolo del libro. Solo che nel caso del libro di Babel, la sovracoperta nasconde una copertina dov’è un’eccezionale illustrazione a rilievo dell’allora ventiseienne pittore e ceramista Mario Sturani fatta a esaltare il contenuto del libro di Babel, la guerra civile russa narrata a metà strada tra epopea e tragedia.

 

Lui che era nato a Odessa e che aveva il russo come lingua naturale, era stato l’allora ventitreenne Leone Ginzburg a proporre quel libro ad Antonicelli. La traduzione dal russo l’aveva firmata l’allora venticinquenne Renato Poggioli, quello che nel secondo dopoguerra entrò in contrasto con Giulio Einaudi perché in una sua (splendida) antologia di poeti russi tradotti non aveva occultato i crimini staliniani contro quei poeti. Subito dopo il libro di Isacco Babel, come secondo volume della collana “Biblioteca europea” arriva un altro libro leggendario dell’editoria italiana novecentesca, i due tomi del Moby Dick di Herman Melville tradotti dal ventiquattrenne Cesare Pavese. E mentre il terzo volume della collana, Riso nero di Sherwood Anderson, viene tradotto anch’esso da Pavese, il quale per la traduzione dei due libri ebbe una mercede di mille lire.

 

 

In tutto e per tutto la “Biblioteca europea” comprenderà nove titoli. Nello spazio di quattro anni escono “La luna dei Caraibi e altri drammi marini” di Eugene O’Neill, “Dedalus” di James Joyce (tradotto ancora da Pavese), Il processo di Franz Kafka (tradotto da Alberto Spaini), sempre di Kafka Il messaggio dell’imperatore (tradotto da Anita Rho), Le avventure di Huck Finn di Mark Twain, Il principe Otto di Robert Louis Stevenson, che nel 1936 suggella la collana. Nel frattempo Antonicelli è stato arrestato dalla polizia fascista e costretto a un anno di confino.

 

Nel 1937 Frassinelli e Antonicelli rompono i loro rapporti. La casa editrice continua a pubblicare bellissimi libri, sempre nel format grafico e tipografico originario. Nel dicembre 1965 i circa cento libri che portano il marchio della Frassinelli vengono acquistati dalla Adelphi e entrano a far parte del suo catalogo. Nel 1982 il marchio Frassinelli, ancora vitale e prestigioso, viene comprato dalla Sperling & Kupfer di Tiziano Barbieri Torriani. Nel 1995 la Sperling & Kupfer è acquisita dal Gruppo Mondadori. Quanto ad Antonicelli la passione dell’editare libri di qualità non l’aveva persa di certo. Con le Edizioni De Silva è lui nel 1947 a volere le 1.500 copie della prima edizione di Se questo è un uomo, il libro di Primo Levi, che era stato rifiutato dalla Einaudi.

 

Nel Dopoguerra il suo tragitto politico sarà quello di un liberale di sinistra che trova indispensabile tener conto della forza del Pci. Sarà difatti eletto al Senato nel 1968 e nel 1972 quale indipendente di sinistra, un gruppo parlamentare fin troppo attiguo al Pci. Solo una volta l’ho avuto di fronte nella mia vita. Sarà stato il 1971 o 1972. In un’auletta sovrastante la libreria Einaudi di via Veneto a Roma dietro un tavolo erano seduti lui, Giorgio Amendola, Ugo La Malfa. Non ricordo quale fosse il tema del discutere. Ad ascoltarli eravamo 30 o 40 persone. Più che ascoltarli io li guatavo, tale la luce che promanava da ognuno di loro.

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