
Ansa
Terrazzo
Contro overtourism e caldo, viva la villeggiatura democristiana
Moriremo tutti democristiani. Quella che un tempo sembrava una maledizione, oggi per molti versi risuona come un augurio, non solo in senso politico ma anche come costume anzi lifestyle
Moriremo tutti democristiani. Quella che un tempo sembrava una maledizione, oggi per molti versi risuona come un augurio, non solo in senso politico ma anche come costume anzi lifestyle. Un ritorno alle vacanze democristiane è nell’aria, si sente, è necessario.
A partire dal capo della Chiesa. Il gesto finora più clamoroso del nuovo Papa, peraltro Papa di Chicago, la città con una delle più alte escursioni termiche d’America, oltre al passaggio da Domus Santa Marta al Palazzo Apostolico, e dalla Ford Focus al van Volkswagen, è certamente la riapertura del palazzo di Castel Gandolfo che il suo predecessore aveva trasformato in museo. Ma prima di bollare come un tremendo reazionario il nuovo pontefice, va considerato che il ritorno alla residenza estiva rientra in trend globali e epocali assai seri.
Mentre i treni ritardano e gli aerei cascano, i giornali parlano di “staycation” cioè vacanze fatte a casa, e addirittura di “coolcation” traducibile in italiano come “freddanza”, cioè montagne, citata da qualche report anglofono dalla Rivista Studio, è chiaro che c’è voglia di montagna, plaid, villeggiatura. Insomma, c’è voglia di Dc. E subito corrono alla mente quelle lontane vacanze estive dei leader democristiani magari a Cortina, ma stando dalle suore come Andreotti, o nelle caserme; villeggiature modeste, con pantaloncini poco donanti e maglioncini infeltriti, ma che alla lunga sono invecchiate benissimo (riprese poi da tutta la cinematografia, come i vari politici Dc impersonati dall’indimenticabile Ugo Tognazzi). Anche perché, diciamolo, oggi andare in spiaggia, non solo col cappotto come Moro a Terracina, ma pure in costume, è un incubo oltre a portar male. Il momento Papeete non è ripetibile non solo perché causò molti guai a Salvini ma perché le temperature lo renderebbero fatale. Invece la vacanza Dc., d’alpeggio, d’altopiano, di collina che sia (pensiamo al castelletto dei Prodi sull’Appennino reggiano, tutta quella mistica delle camerate di cugini, dell’andare a funghi…) è ormai il sogno di tutti. E chi è mai più democristiano del Papa, che se ne sta in casa? Anzi, nel castello? Con le verdure bio prodotte in loco e i trattori più chic del globo, targati SCV?
La villeggiatura democristiana è l’unico rimedio contro l’estate ormai eterna percepita, quei giorni in cui uscire “solo nelle ore più fresche”, diventati mesi. Quella percezione stralunata per cui una stagione dura più delle altre tre messe insieme: a inizio luglio si cominciano ad avere visioni, si pensa all’albero di Natale, complice soprattutto Instagram che ci mostra amici parenti e sconosciuti che hanno già fatto mare, lago, montagna, collina, repeat. In un futuro distopico e non democristiano saranno da prevedere assalti agli influencer che appunto ai primi di luglio sembrano in vacanza da mesi.
Altre rivolte ci saranno contro le giunte condominiali e comunali che non permettono l’installazione di condizionatori né su facciate né nei cortili per chi volesse fare la sua “staycation” nel bilocale, e dunque si trova a scegliere tra l’energivoro pinguino su ruote, il rumoroso “unico”, con buchi tipo Fréjus nelle pareti del palazzo; e il futuristico condizionatore ad acqua che consuma come una multinazionale cinese. Ma poi, anche potendo: chi mai se lo può permettere più il condizionatore, ormai costoso come un’utilitaria?
Però l’inflazione gli italiani li sposta meno ancora del cambiamento climatico. Mentre tutto il mondo elegge leader che inneggiano al potere d’acquisto e puntano a Svezia e Norvegia come mete estive (lo dice sempre Studio) o addirittura vogliono la Groenlandia, gli italiani si ostinano: un certo Davide Terrone di Jojoba Tour è lapidario: “Il 95 per cento della clientela italiana d’estate vuole andare al mare”. Nomen omen? Comunque, combattere il caldo, i ricchi, i reel tutto insieme è impossibile. I reel poi sono la versione moderna delle cartoline dalle Maldive degli anni 80, quando i milanesi si chiudevano in casa e le facevano spedire da conoscenti in partenza da Malpensa, come si vede anche in “Via Montenapoleone” dei Vanzina. Ma oggi non serve affrancare, dunque i reel contribuiscono all’inflazione da vacanza percepita sui social: se prima uno andava al mare 15 giorni, ora deve documentare 3 mesi di “summer vibes” per non sembrare un poraccio. Non è sostenibile, economicamente e soprattutto psicologicamente.
Dunque, sogniamo tutti Castel Gandolfo. Del resto “stare come un Papa” nasceva con un significato. E alla fine torneremo tutti a fare quelle ferie andreottiane, in montagna, ma lontano dai posti lussuosi (oppure nei posti lussuosi ma con modalità sottotono: a Cortina se non dalle suore almeno al Circolo ufficiali, per chi può vantare parentele nelle FFAA). Oppure Borca di Cadore e i villaggi Eni nelle valli limitrofe. C’è chi si butta sulle montagne minori, chi sull’Abruzzo di Pescasseroli, chi sul Biellese, con prezzi al metro quadro che neanche un garage a Baggio.
Il mare forse uscirà definitivamente di moda, e “il privilegio del bianco” perderà l’iniziale significato (quello per cui solo le sovrane cattoliche possono vestirsi appunto non di nero alla presenza del Santo Padre) per diventare sinonimo di vacanze stanziali e fresche. Ma già si vestono tutti un po’ come gli pare, dal Papa.
Altre usanze da dimenticare: la passeggiata sul bagnasciuga, proibitiva in alcune località dove l’acqua è remota e marginale come per esempio a Forte dei Marmi, dove avanzi per chilometri e chilometri dallo stabilimento anzi bagno verso l’acqua (che, diciamolo, è sempre stata superflua, l’attività centrale essendo sempre stata quella di parcheggiare l’auto opulenta al bagno, e mostrare gli abiti opulenti e la bicicletta opulenta al bagno), diventerà inutile e pericolosa; la passerella la ricopriranno con del plexiglas come del resto alcune archistar teorizzavano durante il Covid (ma refrigerato); oppure in spiaggia si andrà solo di notte, capovolgendo anche qui l’antico claim di Costa Crociere con voce narrante di Catherine Spaak già regina di sogni balneari sull’Aurelia e poi di pubblicità in età più matura: “di notte si viaggia, di giorno si va in spiaggia”. Già a Dubai il governo sperimenta bagni notturni, perché condizionare il mare ancora non si può. Un milione e mezzo di balneari serali sono stati già registrati in 18 mesi, sugli 800 metri di costa predisposti. Col vantaggio che si eviteranno le insolazioni, i racchettoni, e pure i frighi con la pasta al forno (che di notte poi ti si ripropone, vabbè).