
Un cappuccino con David Lynch
A poco più di sei mesi dalla sua scomparsa, asta record per i beni del regista, tra cui molte caffettiere. Ma non mancano copioni e sceneggiature, dal pilota di ”Twin Peaks” a tutto “Mulholland Drive” fino alla copia personale della pellicola del suo esordio cinematografico, “Eraserhead”
A poco più di sei mesi dalla scomparsa di David Lynch molti dei suoi oggetti privati, alcuni anche di uso quotidiano, sono finiti all’asta a Beverly Hills presso la Julien’s Auctions, specializzata in cimeli cinematografici, musicali e sportivi, una sorta di Actor’s studio per celebrità defunte. Quasi tutti i famosi e le famose sono passati infatti da qui (una volta trapassati a miglior vita), dalle reliquie di Marilyn Monroe a quelle di Elvis Presley e poi Frank Sinatra, Mae West, Michael Jackson, Amy Winehouse e anche la povera Sharon Tate. Un elenco lunghissimo a cui ora si aggiungono i reperti e i souvenir della vita di David Lynch che hanno realizzato un totale record di 4,25 milioni di dollari. Il lotto più caro è stata la sceneggiatura per un film mai fatto, “Ronnie rocket”, venuto via a 195 mila dollari. Altro pezzo forte della collezione è ovviamente la sedia da regista in legno verniciato e seduta e schienale in pelle rossa con il nome di Lynch in caratteri gialli in rilievo. Base d’asta tra i cinquemila e i settemila dollari, ma è stata aggiudicata a ben 70 mila. Tra gli altri memorabilia, la tenda rossa in cotone plissettato accompagnata da un tappeto in lana bianco e nero con decoro a zig zag che riproduce il Black Lodge di Twin Peaks, base d’asta duemila dollari, aggiudicata a 32.500. Nonostante la casa d’asta indichi evidenti segni di scolorimento a causa dell’usura, chissà che ci faceva il caro David Lynch su quel tappeto.
Ma non mancano oggetti forse tra i più interessanti della storia del cinema, come i copioni e le sceneggiature dei suoi film, dall’episodio pilota di ”Twin Peaks” (91 mila) a tutto “Mulholland Drive” (104 mila) fino alla copia personale della pellicola del suo esordio cinematografico, “Eraserhead”. Cinque bobine tra l’altro come capitava spesso a qualunque comune mortale almeno fino all’avvento del digitale su piattaforma, ospitate all’interno di custodie di altri film.
Non mancano nemmeno oggetti d’uso comune come il “Minibar caffettiera elettrica espresso”, una macchina del caffè degli anni Settanta ancora nella sua confezione originale. Un set da viaggio di marca italiana, specifica la casa d’aste. Lynch era, si apprende, un appassionato di caffè. Scorgendo in lista si trovano una macchina da bar La Marzocco (45.500 dollari) e un macina caffè professionale, anche se in verità il regista diceva di preferire il cappuccino: “In realtà mi piace il cappuccino. Ma persino una tazza di cattivo caffè è meglio che non bere affatto caffè”. Anche se declinò pure lui verso il caffè in capsula: ecco spiccare una macchinetta Keurig. Non mancano certamente i libri e alcuni dipinti (dal gusto alquanto discutibile), ma sono gli oggetti comuni ad attirare l’attenzione: dai mobili alle lampade, dalle vettovaglie fino al suo immancabile laboratorio di falegnameria compreso di macchine e attrezzi tutti sparpagliati tra i vari lotti. E’ un po’ come ritornare per l’ultima volta a casa del vecchio e amato zio che non c’è più, ciondolando tra una stanza e l’altra ponendosi domande pratiche su chissà perché di quel cappello e poi di quella lampada orribile, oppure del perché non ha mai buttato via quella tazza sbeccata. Chissà se il cappuccino poi lo preferiva con molto latte o con molta schiuma.