
Foto di Alberto Cognetti su Unsplash
Terrazzo
Cercar casa come un videogioco
Milano si scopre nuova meta dei super-ricchi, mentre New York resta la capitale del lusso e della disuguaglianza, tra case inaccessibili e video-ironici virali. Il caro-affitti diventa intrattenimento: tra denuncia sociale e contenuti da creator, la crisi immobiliare si monetizza
Tutti a bullarsi sui social – amore patrio, solito campanilismo autodistruttivo – che ormai Milano è tra le città più attraenti per i megaricchi. Per accorgersene basta ordinare uno spritz dentro la circonvallazione, o provare a vendere a un Arnault o a un Pinault di passaggio 15 metri quadri in San Babila come faceva Totò con la Fontana di Trevi. Undicesima città con più milionari al mondo, e in cima ovviamente New York, che ha ancora in sé quelle notti da libri di Jay McInerney, con jazz e cocaina, bond e subprime. Finché resiste lo spirito 80’s, la capitale del Capitale resta quella, a prescindere dalle statue di bambine che si sistemano combattive davanti al toro di Wall Street. Lo abbiamo visto anche in “Your friends & neighbors”, la nuova serie Apple con l’ex Mad Man Jon Hamm che, trovandosi senza lavoro, va a rubare i Patek Philippe a casa degli amici ricconi come lui, “tanto non se ne accorgeranno, ne hanno talmente tanti”. E così i prezzi delle case continuano a salire, e si dorme in quindici – professionisti – in una townhouse del Queens dove fino a pochi decenni fa abitavano gli squattrinati senza denti. Ma l’occasione fa il content creator ladro. E così tra la gen Z e i Millennial ci si ritrova a sfruttare l’immobiliarismo crudele con reel e video su cui capitalizzare.
Trovare un monolocale a meno di 4mila dollari al mese è impossibile, e così chi cerca casa va in giro a far strabuzzare gli occhi ai suoi follower – giretto dei 25 metri quadri, vista dal terrazzino su qualche nuovo pencil-skyscraper spuntato durante la notte, zoom sul tubo del bagno che gocciola, momento commento sui topi, anta che scricchiola – e poi si esce e si dice: “ci credete? Cinquemila per quel buco!”. Non è un caso che vadano tanto i meme contro i rentier, i padroni di casa, leninismo della prima ora. Se per noi drogati di real estate – Immobiliare.it è il nuovo Snake dei vecchi Nokia, che si tira fuori nei momenti di noia, stress o durante le call che potevano essere una mail – si gode sempre a guardare l’inottenibile, dai duplex nel 16esimo arrondissement (con giardino!) alle penthouse di via del Governo Vecchio, il trend dell’ingiustizia sociale mescolata all’ house hunting è un nuovo livello di gioco senza senso di colpa. Come Internazionale che si fonde con Architectural Digest, come un Jacobin con la sezione style, come un Wirecutter del blog dei WuMing.
Pischelli dell’Ohio, ballerine di Seattle, aspiranti qualcosa che arrivano per il Manhattan dream e devono però dormire a Staten Island. Cacciatori di appartamenti su YouTube, un documentario che è anche un po’ Squid Game. Cercare casa a New York, dice una di queste influencer, “è come Hunger Games”, che comparando in un video i prezzi tra Brooklyn e il Texas ha guadagnato con un solo video oltre 600 dollari. Ora campa così, andando in giro a vedere case che non si può permettere per avere più seguito, ma se continua così a un certo punto forse potrà permettersele e il gioco finirà. O diventerà finto. Un po’ come i sindacalisti operai che poi vengono eletti alla Camera.