Il Crystal Palace progettato da Joseph Paxton e costruito a Hyde Park nel 1851, in una illustrazione dell’epoca

Effetto serra

Michele Masneri

Da giardiniere a archistar. Joseph Paxton e il “grattacielo orizzontale”. Nel 1851 nasce il Crystal Palace e l’architettura non sarà più la stessa

Entri l’imputato: il grattacielo sembra diventato il grande accusato, con i micidiali open space e quelle arie condizionate ricettacolo di germi e gli ascensori che non permettono adeguati distanziamenti sociali. E però richiesto di indicare un solo grande architetto del passato, Norman Foster sceglie Joseph Paxton. L’ha detto qualche giorno fa al giornale Dezeen, e ai pochi che si son stupiti (conoscendone la passione) l’archistar britannica ha spiegato essere quel nome poco noto l’inventore del Crystal Palace, l’effimera struttura creata per la Grande mostra mercato inglese del 1851, cioè la madre di tutti gli Expo. “Quella fu veramente la nascita dell’architettura moderna, del prefabbricato, delle grandi superfici trasparenti”, ha detto Foster. Paxton disegnò quell’enorme corpo di fabbrica lungo 563 metri e alto 39, il più grosso edificio in vetro mai costruito, che segnerà il destino della città e delle città: dopo l’esposizione a Hyde Park, la struttura fu smantellata e ricostruita a Sydenham Hill; nel frattempo New York subito volle un suo Crystal Palace, che viene issato due anni dopo a Bryant Park; vi viene illustrata una bizzarra invenzione, l’ascensore moderno, presentato da Mr. Otis, e come scrive Rem Koolhaas in “Delirious New York”, l’ascensore è qui soprattutto attrazione ludica, una stanza che va su e giù e quando è in alto non cade, grazie al freno inventato da quell’ex fabbricante di bambole del Vermont. A New York viene costruita anche una torre, emblema e progenitore di tutti i grattacieli che seguiranno, e ascensore e torre insieme daranno vita alla città moderna, anche se in realtà il Crystal Palace – quello londinese – è già di per sé un grattacielo rovesciato; costruito con le migliori tecniche dell’epoca, pannelli di vetro e intelaiatura d’acciaio, inventa il pre-fabbricato e rende efficiente la costruzione (e poi, nell’Empire State Building, si dice che gli operai raramente dovevano allungarsi per afferrare ciò di cui avevano bisogno. Tutto era a portata di mano; poco distanziamento, e il grattacielo, orizzontale o verticale, era diventato sinonimo di costruire efficiente). Ma anche, dopo, gli architetti radicali: cos’è il monumento continuo, quelle serre oniriche, se non un grande Crystal Palace? Chissà se Paxton si aspettava tanta fortuna postuma: lui nasceva giardiniere, molto amante della natura, un bel paradosso, oggi che si parla molto della coscienza delle piante e della natura che si ribella al laterizio. William Cavendish duca di Devonshire, incontrato il giovane a passeggiare nei suoi giardini, fu colpito dal suo talento e dal suo sincero entusiasmo per il giardinaggio: e subito gli affidò il prestigioso incarico di capogiardiniere nella magione di Chatsworth, fra le più prestigiose d’Inghilterra. Paxton non era solo un gran botanico (sperimentò vari incroci e adottò le banane Cavendish, quelle che tutti compriamo oggi al supermercato), ma apportò varie migliorie alle serre ducali, sperimentando per primo le strutture miste ferro-vetro. La serra divenne poi il suo territorio d’elezione (costruì un Great Conservatory of Stove, colossale struttura riscaldata percorribile in carrozza dalla regina Vittoria e dal consorte Alberto).

 

Paxton diventò il frontman di una nuova genia di “architettura degli ingegneri”, insieme a Henri Labrouste e al più celebre Gustave Eiffel, che però impiegavano soprattutto ghisa e ferro, mentre lui si butta sul vetro – da qui la fortuna postuma tra i designer di grattacieli. Il Crystal Palace originario, già smantellato e rimontato a sud di Londra, nel 1936 fu completamente distrutto da un incendio. Vari tentativi di sequel si sono susseguiti negli anni; nel 2014 un grande progetto a trazione cinese voleva creare una replica moderna, e fu indetto un concorso, il cui presidente era l’allora sindaco Boris Johnson. In finale arrivarono star come Zaha Hadid, Richard Rogers e David Chipperfield. Ma non se ne fece niente, per svariate proteste ambientaliste che per paradosso non volevano la cementificazione del vasto parco su cui sarebbe sorto (forse ignorando la storia del leggendario grattacielo orizzontale e del suo giardiniere-architetto).