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editoriali

Il successo tedesco di Mediaset

Redazione

L’operazione di MFE in Germania è una buona notizia per la tv europea

Fatta la tv pan-europea, ora bisogna davvero fare i telespettatori – e gli investitori pubblicitari – europei. In un continente alla ricerca di un’identità comune di linguaggio e valori, e alle prese con le minacce delle autocrazie globali, arriva una notizia che cambia il panorama mediatico. MFE-MediaForEurope (ex Mediaset), guidata da Pier Silvio Berlusconi, ha concluso con successo l’OPA su ProSiebenSat.1, colosso televisivo tedesco.

 

Secondo la Bafin, l’autorità di vigilanza, MFE ha superato il 75% del capitale, ben oltre le attese. Dal punto di vista economico, l’operazione è un capolavoro di strategia: l’entità combinata  genererà ricavi stimati in 6,8 miliardi di euro, diventando il primo gruppo mediatico dell’Ue per fatturato. Ma oltre ai numeri, questa mossa assume un significato profondo in un’Europa frammentata. Proprio ora, con derive populiste e nazionaliste in ascesa in Germania e Francia, un polo televisivo pan-europeo può contribuire a fare da collante, su contenuti condivisi, in un’Europa che ha disperato bisogno di unità e di economie di scala davanti alle minacce esterne. Alla faccia degli strumentali timori espressi da qualche politico tedesco in cerca di visibilità, servirà a tutto il continente una tv che sappia offrire spazi di comunicazione commerciale scalabili ed efficienti, ma anche veicolare un linguaggio comune, promuovendo valori condivisi come democrazia e integrazione, contro la retorica divisiva. MFE deve certamente essere prima di tutto un broadcaster commerciale, orientato al mercato; ma sappiamo che la tv è strumento potentissimo di “soft power”. E in un’era di streaming globali, un'entità europea forte potrebbe non solo intrattenere i consumatori ma anche fondare un linguaggio comune tra i cittadini, favorendo un dibattito condiviso. Con oltre 500 milioni di spettatori potenziali e un pool ancora più vasto di investitori commerciali, il nuovo polo può accettare la sfida di diventare l’interprete,e competitivo, di una lingua franca europea dell’intrattenimento popolare e del giornalismo televisivo. 

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