Ricetta seriale

Realismo magico e sfumature horror: ecco Roar, la nuova serie con Nicole Kidman

Gaia Montanaro

Chi si mangia fotografie per trattenere il passato e chi si fa imboccare da un'oca. Sono solo alcune delle otto storie che costituiscono la nuova serie antologica firmata Apple Tv+, tra il paradossale e il comico, alle volte quasi horror, portate sullo schermo da un cast stellare tutto al femminile

“Favole femministe cupamente comiche”. Già questa breve definizione descrive le anime controverse - e non facili da amalgamare – della serie antologica Roar, otto episodi da trenta minuti disponibili su Apple Tv + che seguono le vicende di altrettante donne le quali si trovano a vivere situazioni spesso paradossali, descrivendo – o avendo l’ambizione di descrivere – uno spaccato della loro essenza oggi. Il tutto in una chiave che ondeggia tra il surreale e il realismo magico (condito con un tocco di venature quasi horror). Anche solo i titoli dei singoli episodi restituiscono bene quelle che sono le diverse anime del racconto: la donna che scompariva, la donna che mangiava fotografie, la donna tenuta su uno scaffale, la donna con morsi sul corpo, la donna imboccata da una papera, la donna che ha risolto il suo omicidio, la donna che ha restituito il marito e la donna che amava i cavalli. Personaggi femminili pressoché comuni che si trovano, spesso in chiave paradossale e sarcastica, a vivere situazioni straordinarie svelando, attraverso questo escamotage narrativo, problemi e sfide che le donne si trovano ad affrontare nella contemporaneità. L’operazione ha di base un che di ambizioso - basti considerare che si tratta dell’adattamento di una raccolta di racconti (ergo, tecnicamente, poco materiale narrativo da cui partire) – ma appare come un esperimento riuscito solo a metà. Accanto infatti ad una confezione sontuosa ed esteticamente impeccabile oltre che a un cast di primissimo piano tra cui spicca, tra le altre, Nicole Kidman (anche produttrice esecutiva del progetto), la serie manifesta in generale una certa irrisolutezza sul piano narrativo nonché parecchie discrasie di tono che rendono il racconto, seppur antologico, paradossalmente non così identitario. Se alcuni degli episodi partono da inneschi narrativi forti e accattivanti - ad esempio la storia in cui la bella moglie di un ricco imprenditore californiano accetta di passare le sue giornate su una mensola del soggiorno esposta come un trofeo oppure l’episodio in cui la Kidman è alle prese con una madre affetta da demenza e un figlio in partenza per il college e si mette a mangiare le fotografie di famiglia per poter trattenere dentro di sé i ricordi – complessivamente i racconti sono poco esplosi e finiscono per lasciare una sensazione di irrisolutezza e di incompiuto. Le perplessità però svaniscono sul piano produttivo, dove invece la serie appare ineccepibile. L’adattamento seriale è stato realizzato da Liz Flahive e Carly Mensch (già autori di Glow) ed è prodotto dalla Blossom Film di Nicole Kidman insieme a Made Up Stories ed Endeavor Content. Il cast, di primissimo livello, vanta tra le altre Nicole Kidman, Alison Brie, Issa Rae e Merrit Wever mentre la regia è affidata per ogni episodio ad un regista differente.

 

Da dove è tratto Roar?

Questa serie antologica è tratta dalla raccolta di racconti omonima di Cecelia Ahern, scrittrice irlandese già nota come autrice del bestseller P.s I Love you e di Scrivimi Ancora, entrambi diventati prodotti audiovisivi. La raccolta, inedita in Italia, è stata best seller del New York Times e ha raccolto grandi consensi di pubblico, benché si discosti dal tono tipico delle storie della Ahern. Si tratta di trenta racconti a tema femminile quindi non è difficile immaginare che, qualora la serie ottenga un buon riscontro, si possano realizzare delle stagioni successive.

 

Qual è l’estetica di Roar?

Versatile ma di grande impatto è la cura estetica dei singoli episodi di Roar. La fotografia e l’utilizzo di luce e colori vengono modulati in modo sorprendente nei diversi capitoli dove si alternano ambientazioni “da bomboniera” con stucchi e colori pastello accanto a paesaggi naturalistici, ville californiane da sogno e atmosfere cangianti. La varietà estetica va infatti di pari passo con i differenti contesti messi in scena, rafforzando il racconto e dandogli una connotazione specifica in più (non manca qualche cliché ma giocato in chiave divertente e ben centellinato).

 

Qual è il tono della serie in due battute?

Come si accennava in precedenza, il tono della serie è estremamente vario e disomogeneo tra gli episodi, per questo ogni storia ha una specifica timbrica, dissimile dalle altre.

“Sembra mi stiate preparando una sorta di “essere nero per i principianti”.

“Non so cosa sono”.

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