un nuovo livello

Cosa c'è di umano nel robot Neo, il maggiordomo AI dell'azienda 1X

Filippo Lubrano

Il nuovo prodotto della società californiana colpisce per le sue fattezze: corpo morbido, volto neutro e grazia nei gesti della quotidianità. Ma viene accolto con una certa dose di scetticismo. Nonostante ciò, l'azienda pare aver già raccolto qualche migliaia di pre-ordini

Milano. La prima cosa che colpisce sono le fattezze: umane, troppo umane. Il robot Neo appena lanciato dall’azienda californiana 1X, segna un nuovo livello nella scala della Uncanny Valley, quella sensazione di eccessiva verosimiglianza disturbante che solo questi prodotti antropomorfi riescono a consegnare. Il viso ha gli elementi basilari di una statua stele, ma è il corpo che risulta morbido come quello di un essere umano: vederlo muovere nel video di presentazione dell’azienda smuove ricordi asimoviani, intrecciati con i giocattoli dell’infanzia dei millennials – certo, Vicky era più carina, anche se non meno inquietante. Neo rappresenta un passo avanti significativo nel settore della cosiddetta intelligenza artificiale incarnata (embodied AI), applicata in questo caso all’assistenza domestica: riesce a svolgere una quantità di attività casalinghe impressionanti.

Ma non è tutto automa quello che si presenta come robot. Laddove il prodotto non riesce a muoversi o compiere un dato compito è infatti un esercito di esseri umani che da remoto intervengono per sbloccare la situazione. Le attività che portano a richiedere un intervento umano possono essere anche molto banali, a causa di un fenomeno noto come “paradosso di Moravec”: spesso AI e robot sono in grado di fare cose che per noi non sono fisicamente possibili, ma di converso a volte alcune attività per noi molto banali anche per un bambino risultano invece assai complesse per gli automi. Neo riprende in realtà una lunga tradizione che parte dal famoso “turco meccanico”, lo scacchista-automa creato da von Kempelen nel ‘700 e che riuscì a frodare, tra gli altri, Edgar Allan Poe, prima di essere scoperto per la sua vera natura: al suo interno, nel presunto automa, giaceva un vero e proprio scacchista in carne e ossa di bassa statura, che giocava per lui.

Più recentemente, è stato Elon Musk a essere stato colto in fallo con i suoi robot Optimus, che nei loro movimenti coreografici di danza risultarono poi essere telecomandati, così come successe anche negli store “Just Walk Out”, quelli senza casse di Amazon, in cui si faceva in realtà leva su esseri umani sottopagati che da paesi in via di sviluppo governavano i contenuti laddove gli occhi meccanici non riuscivano ad arrivare. Il problema di mettersi in casa un prodotto come Neo è però, evidentemente, di privacy. E se sappiamo che ci siamo venduti per molto meno, quando abbiamo iniziato a metterci in casa gli aspirapolvere automatici tipo “Roomba” che vendevano i dati di planimetria delle nostre abitazioni in pieno stile capitalismo della sorveglianza, qui si compie un passo ancora maggiore. Mentre siamo nella nostra alcova infatti l’automa può richiamare degli esseri umani che ci possono osservare nella nostra intimità, cosa di per sé già sufficientemente disturbante, ma possono potenzialmente anche filmare quello che vedono, specularci sopra o – perché no – ricattarci.

Il serafico Ceo dell’azienda Bernt Øivind Børnich ha esplicitato che l’utilizzo degli “1X Expert” è in realtà solo ad interim, e serve in questa fase a colmare le lacune che il software in questo momento presenta, ma che imparerà a ridurre sempre più ad ogni nuovo rilascio del software, che è previsto in continuo aggiornamento. Inoltre, ci sono dei guardrail, avvertono da 1X, su dove possano andare e quando i teleoperatori. Non è comunque questa la tipologia di automazione che stavamo aspettando, per quanto 1X pare aver già raccolto qualche migliaia di pre-ordini (a fronte di un deposito di 200 dollari) per il loro nuovo prodotto, che sarà disponibile dal 2026 o in modalità di abbonamento, a 500 dollari al mese, o in acquisto, a partire da ventimila.

L’avvento di questi robot da compagnia, già piuttosto diffusi in Asia, dove una certa predisposizione all’animismo li porta a essere più culturalmente predisposti a interazioni di questo genere sia nelle case di riposo che negli asili o nelle scuole, in occidente richiederà probabilmente un programma di avvicinamento più soft, e meno scioccante. Il robot è stato accolto dalla comunità online di internet con una certa dose di scetticismo, e con l’oramai consueto corredo di meme: c’è già chi parla di come prodotti come questo aprano la porta all’ingresso delle “AI slop”, l’estetica brutta tipica di alcune opere generate con intelligenza artificiale, nel mondo della robotica. Ma il punto principale è che, se anche fossimo pronti ad accogliere in casa un maggiordomo robotico, ci vorrebbe una dose non trascurabile di fiducia per affidarne le chiavi a un automa che si presenta con queste fattezze, e soprattutto con queste caratteristiche.

 

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