(Ansa)

Progresso

Come gli italiani vedevano il 2000 e oltre. Un'antologia

Giulio Silvano

Nostalgia del passato, quando guardare il futuro con ottimismo non era tabù. Ne "Il mondo che verrà", lo storico Lorenzo Benadusi esplora i tentativi di immaginare il progresso dal 1851 alla fine della Seconda guerra mondiale

Con buona parte del mondo in preda a una tecnofobia legata al take-over dell’intelligenza artificiale, è utile guardare a come nel passato si pensava al futuro. Parliamo di un futuro immaginato, che per noi è già storia, e a volte ci fa pure ridere. L’anno 2000, prima che ci si avvicinasse, era usato come faro di epoca lontana dove molto sarebbe potuto accadere, soprattutto a livello tecnologico – “Un anno-bolide, un anno-pila, in cui la tecnica consentirà, le più fantastiche velocità”, dice il Corrierino dei Piccoli nel 1940. L’Ottocento è stato così impregnato di mito di progresso che all’alba del Ventesimo secolo si pubblica un’ampia gamma di scritti narrativi utopisti, proto-fantascientifici, fantapolitici, futuristi e spaziali.

 

L’Italia, non da meno alle nazioni dei Verne, degli H. G. Wells e dei Bogdanov, è stata produttrice di una vasta letteratura. Ne scopriamo l’ampiezza leggendo l’ultimo libro di Lorenzo Benadusi, storico di professione (e già curatore, insieme a Giunta e Papadia, dell’ottimo “Effimero Novecento, il costume degli italiani”). Benadusi, ne “Il mondo che verrà” (Laterza), andando oltre Salgari e Mantegazza esplora con minuzia i tentativi di immaginare il progresso coprendo l’arco che va dal 1851 alla fine della Seconda Guerra, con un ricco capitolo sul rapporto tra fascismo e futuro. Il fascismo, che si proietta rivoluzionariamente in avanti, ammicca però alla storia antica della nazione, creando uno stato nuovo e un uomo nuovo e “mostrandosi come punto di arrivo di un cammino”, ottenendo il consenso “dei tanti scontenti del presente e del passato”. 

 

Ma ancora prima di Mussolini ci sono “La battaglia di Armagedon - Notti vaticane” (1884), dove al soglio viene eletto “il figlio di un porcaro”, Pietro II, e dove Bismarck si suicida. O “La principessa delle rose” (1911), dove si sviluppa un conflitto globale contro gli asiatici e dove un “geniale inventore” capisce in anticipo l’importanza delle “macchine aeree”. O, ancora, “Anabiosomenosis” (1903), ambientato nell’anno 90001902, dove l’uomo si è evoluto fisicamente, fino ad avere ali di pipistrello e aver raggiunto l’immortalità ma, con una Terra in declino, è costretto a colonizzare il Sole. La lista di questi romanzi è lunga, e ogni trama, per quanto paradossale o goffa, potrebbe diventare strumento per leggere il modo di vedere il mondo, e il futuro della razza umana, dei nostri bisnonni. “Il futuro”, scrive Benadusi, “non è più soggetto alla legge divina o al caso, ma può essere creato e soprattutto prefigurato”. Una novità, che parte dall’Illuminismo, e che supera quella barriera di un tempo non necessariamente migliorabile (percezione degli antichi, che non avevano il mito del progresso). Spesso questa fiducia genera disincanto, lo stesso che oggi vediamo nella gioia gadgettistica dei fanatici di case-smart, app e AirTag. Il boomer oggi si esalta perché può controllare le telecamere di casa dall’iPhone, così come a fine Ottocento ci si inebriava al pensiero delle macchine volanti. Tutto oggi è più “privato”.

 

Benadusi ci fa vedere l’incredulità del mondo quando Marconi fa funzionare la comunicazione wireless, tanto che la gente lo paragona a Houdini. Ma già in questi anni di furore tecnico, la “vergogna prometeica” ideata da Anders (che non aveva ancora visto la cordoncina porta-iPhone delle sciure) è già presente: l’uomo si sente antiquato, e allo stesso tempo dopo aver creato la macchina se ne sente assoggettato. In un romanzo del 1925 di Antonio Ghislanzoni, “Abrakadabra”, “un gigante automatico-chimico-vitale” prende vita terrorizzando la popolazione. Allora la paura di alcuni era quella delle macchine che prendono vita, e in questo non molto è cambiato, basta vedere una puntata qualsiasi di “Black Mirror”. Se un Benadusi del futuro scriverà lo stesso libro, ma coprendo questi anni 20, complici Silicon Valley e global warming, probabilmente avrà a che fare con meno ottimismo, visto che oggi la fantascienza hollywoodiana e letteraria sembrano incentrate sulla distruzione del mondo.   

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