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Cose dai nostri schermi
Adulti con amici immaginari. Il piano di Zuckerberg per Meta AI
Il fondatore di Facebook vuole usare le intelligenze artificiali per ricostruire dalle fondamenta il nostro rapporto col web e con gli altri. Prepariamoci ad amici "generati", interazioni finte ma sempre più abbondanti
Nelle scorse settimane Meta ha dimostrato di voler puntare molto su Meta AI, il servizio di intelligenza artificiale che è comparso su tutte le app di messaggistica del gruppo (WhatsApp, Messenger) e a cui è dedicata anche un’applicazione apposita. L’idea è di non cedere terreno a ChatGPT e Google Gemini, ovviamente, ma Mark Zuckerberg ha un progetto più ambizioso.
Meta AI non serve solo a generare testi e immagini su richiesta degli utenti, infatti: quello è solo l’inizio. Al centro di tutto c’è una mira quasi totalitaria che si scorge tra le righe in quello che dice Zuckerberg, che ha rilasciato parecchie interviste per definire la sua visione (che sono state anche l’occasione di mostrare i nuovi Ray-Ban Meta Wayfarer, gli occhiali da vista nati dalla collaborazione tra Meta e EssilorLuxoticca). Dalle sue parole sembra evidente che l’obiettivo sia di sostituire sempre più elementi dell’esperienza digitale con contenuti generati dalle AI.
In un’intervista con l’esperto di AI Dwarkesh Patel, autore di una seguita newsletter, Zuckerberg ha detto che “l’americano medio ha meno di 3 amici. E la persona media ne vorrebbe molti di più. Penso qualcosa come quindi, circa”. E quindi, sembra di capire, perché non lasciare fare alle AI, che potrebbero riempire quel buco? Il come è molto semplice, almeno dal punto di vista di Zuckerberg: utilizzando bot sempre più realistici, animati da “personalità” digitali sofisticate e differenziate, fatte per discutere, lamentarsi o confidarsi.
Nella stessa intervista Zuckerberg ha sottolineato quanto buona parte di internet sia fatta di meme e umorismo: “È incredibile e un po’ divertente – ha detto – pensare a quanta energia umana venga usata per intrattenerci, spingere in avanti la cultura e trovare modi divertenti per spiegare i fenomeni culturali”. Anche in questo caso, suggerisce il CEO, le AI potrebbero darci una mano, facendo un po’ di queste mansioni al nostro posto.
Sono dichiarazioni bizzarre, che tradiscono quella scarsa empatia e umanità che spesso viene associata a Zuckerberg. Ma mostrano quanto Meta punti sulle AI, ben oltre l’idea di chatbot tradizionale. Parlando con Ben Thompson, blogger e autore della seguita newsletter Stratechery, il capo di Meta si è spinto oltre, arrivando al cuore dell’enorme investimento fatto da Meta in questi anni nel campo delle AI. Certo, Meta è nota anche per aver investito decine di miliardi di dollari nel cosiddetto “metaverso” (che ispirò il nome stesso del gruppo) ma almeno le AI sembrano aver un modello di business più chiaro: le pubblicità.
Le AI hanno già salvato Meta dalle conseguenze della guerra sotterranea iniziata da Apple nel 2021, quando lanciò App Tracking Transparency, un servizio con cui gli utenti iPhone potevano decidere se permettere alle app esterne di tracciare il loro comportamento. In molti preferirono rifiutare, sottraendo a Meta una serie di dati personali su cui aveva basato le sue tecniche di distribuzione pubblicitaria. L’azienda è però riuscita a parare il colpo, nel lungo periodo, puntando proprio su tecniche più sofisticate che usavano le AI per colmare il vuoto lasciato da Apple.
Zuckerberg punta ancora più in alto: il suo obiettivo va oltre la gestione delle pubblicità con le AI. “Arriveremo a un punto – ha detto a Thompson – in cui un’azienda viene da noi, ci dice qual è il suo obiettivo, collega il suo conto corrente e non c’è bisogno di creativi di target demografici, solo di poter leggere i risultati che ti consegniamo”. Insomma, un mondo in cui anche le pubblicità che vediamo nei nostre feed saranno fatte e gestite da Meta.
Un web automatizzato, insomma, in cui i pubblicitari dovranno fidarsi dei numeri forniti da Meta (che già in passato è stata sorpresa a gonfiare le views dei video su Facebook). Ma soprattutto, un mondo in cui i pubblicitari potrebbero smettere di esistere, sostituiti in parte o in toto da un’azienda che vuole assorbire tutto, riempiendo i nostri feed e le nostre vite di contenuti finti, generati con le AI.