Vietare i social ai giovani? Provaci, Australia. Se funziona ti veniamo dietro
Non si usano i social prima dei 16 anni così come ci si allacciano le cinture o si indossa il casco o non si guida in stato d’ebbrezza. Non mi stupisco che questo gigantesco stato-continente cerchi di mettere qualche paletto drastico su un tema tanto delicato
Dopo il mio primo e unico viaggio in Australia ho fatto una cosa incredibile: per sei lunghissimi mesi, al mio ritorno in Italia, sono andato rigorosamente entro i limiti di velocità. Cioè, se nel mezzo di una statale a quattro corsie c’era il cartello di 50 all’ora andavo a 49, non a 58 perché poi c’è la tolleranza, la taratura dell’autovelox, il ricorso, e “vabbè siamo in Italia, figurati se…”. No, rigoroso rispetto delle regole. Come in Australia. Poi sono tornato italiano, che ci volete fare.
In Australia ho visto scene tipo un elicottero che passa sul bagnasciuga volando molto basso con una sirena ad alto volume e i bagnanti che escono dall’acqua come dei ragazzi delle medie escono da scuola perché suona la campanella, in ordine, quasi felici. Era un’allerta squalo. In Australia tutto sembra funzionare perfettamente, il rispetto delle regole è conditio sine qua non del vivere laggiù. Il 24 dicembre del 2022 alle ore 16 in un posto abbastanza remoto tra Adelaide e Melbourne (Mount Gambier) ero in auto alla ricerca di un benzinaio, mi imbatto in un posto di blocco senza scampo: fermavano tutte le auto sia in un senso che in un altro, era arrivato il momento del mio primo etilo test, durata dell’operazione 30”, grazie, arrivederci, buon Natale. E’ in qualche modo una società occidentale “sperimentale”, molto giovane. Ecco, l’Australia è forse la più giovane società occidentale, per questo molto interessante: laggiù le cose devono ancora succedere, banalmente anche per una questione di km pro capite: c’è spazio per tutti, c’è tanto posto. Si apprende in queste ore che l’Australia voglia vietare i social network ai minori di 16 anni.
Non mi stupisco che questo gigantesco stato-continente così moderno, così lontano da noi, ma così vicino a noi per mille motivi, cerchi di mettere qualche paletto “all’australiana”, quindi in maniera drastica, su un tema delicato come quello di minorenni e social media. Si sono scritte miliardi di parole sull’argomento, cosa può aggiungere un presentatore della radio tv italiana a riguardo? Poco o niente. Il padre di una diciannovenne può, eccome. Sono stati anni difficili quelli dei minorenni, particolarmente in pandemia. Il cellulare li ha peggiorati? Migliorati? Potevamo e possiamo proteggerli i nostri figli? Oggettivamente mi pare di no, almeno non noi a casa, che poi “sono l’unico sfigato con i social bloccati”, oppure “voi siete matti, cosa vuoi che sia, ce l’hanno tutti”. Il provvedimento legislativo in qualche modo fa quello che a casa non siamo oggettivamente in grado di fare, la legge imporrebbe una regola dando forza anche al genitore di poterla far rispettare perché “si fa così”. Non si usano i social prima dei 16 anni così come ci si allacciano le cinture o si indossa il casco o non si guida in stato d’ebbrezza. E allora provaci Australia, poi facci sapere come va che noi volentieri ti veniamo dietro.
la causa negli stati uniti