Baiju Bhatt e Vladimir Tenev, cofondatori di Robinhood, presso la Borsa di New York dopo l’Ipo della loro azienda il 29 luglio scorso (Ap) 

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App contro App

Eugenio Cau

“Robinhood”  è cool e ha portato in Borsa milioni di piccoli investitori. Ma quando ha quotato se stessa il risultato è stato un flop

La storia della fondazione di Robinhood comincia a New York nel 2011, attorno alle tende di Occupy Wall Street. In quei mesi, mentre centinaia e migliaia di giovani si accampavano davanti alla Borsa e protestavano contro l’ingiustizia del sistema finanziario, la crisi e il governo che aveva preferito salvare le banche piuttosto che i lavoratori, Baiju Bhatt e Vladimir Tenev erano due giovani neolaureati a Stanford che producevano software per l’alta finanza. L’uno di origini indiane, l’altro di origini bulgare, Bhatt e Tenev erano diventati amici nel campus universitario, avevano scoperto di avere moltissime cose in comune (entrambi cresciuti in Virginia, entrambi studenti di Fisica, entrambi figli di immigrati) e dopo la laurea avevano cominciato a fare ottimi affari fornendo servizi informatici ai grandi trader di Wall Street.  Ma nel settembre del 2011 i trader di Wall Street erano diventati più cattivi di Saddam Hussein, e una conoscenza comune lo fece notare ai due ragazzi: state lavorando per un sistema iniquo. I due ebbero un sussulto di idealismo, smisero di servire gli orribili finanzieri e decisero che avrebbero usato le loro capacità per combattere il sistema.

 

Per farlo, idearono un metodo peculiare. Se Occupy Wall Street voleva eliminare i grandi trader, Bhatt e Tenev ebbero l’idea opposta: fare in modo che chiunque potesse diventare un trader, grazie a un’app per cellulare che rendeva l’acquisto di prodotti finanziari complessi facile quanto mettere una nuova foto su Instagram. I due concepirono l’idea nel 2012, formarono la società Robinhood nel 2013 e nel 2015 lanciarono l’app omonima, che ancora oggi non è disponibile in Italia (la stragrande maggioranza degli utenti è americana). Robinhood è un nome che parla da solo, e che attinge a piene mani dalla retorica di Occupy Wall Street. Bhatt e Tenev dichiararono che il loro obiettivo era “democratizzare la finanza”, e si presentarono come rivoluzionari. Ma l’intenzione non era tanto prendere ai ricchi per dare ai poveri, quanto imparare a giocare allo stesso gioco dei ricchi.

  

Con Robinhood, Bhatt e Tenev ebbero due idee geniali. La prima, davvero epocale, fu quella di abolire le commissioni sul trading. Robinhood non è certo la prima app per giocare in Borsa, ma in precedenza ogni volta che un utente comprava o vendeva un’azione o un altro prodotto finanziario doveva pagare una piccola commissione. Robinhood fece sparire le commissioni – non soltanto dalla sua app, ma dall’intero mercato. La sua “democratizzazione della finanza”, che consentiva di fare trading senza commissioni, ebbe un successo così travolgente che nel giro di pochi anni tutta la concorrenza fu costretta a fare lo stesso. Nel 2019, infine, anche le grandi banche d’affari americane come Merrill Lynch e Wells Fargo ammisero la sconfitta e abolirono le commissioni sul trading.

   

Questo successo fu un’arma eccezionale per Bhatt e Tenev, che si presentarono al mondo come i rivoluzionari della finanza, che avevano abolito il taglieggiamento iniquo delle commissioni e aperto la Borsa come una scatoletta di tonno. Le cose in realtà non stavano proprio così. Robinhood deve in qualche modo guadagnare, e lo fa tramite un sistema che si chiama “payment per order flow”: in pratica, quando un utente compra un’azione su Robinhood, l’app non esegue lei stessa l’ordine d’acquisto, ma lo gira a dei broker che pagano a Robinhood una piccola commissione. Il problema, secondo la SEC, l’autorità di vigilanza della Borsa americana, è che questo sistema non garantisce il miglior prezzo di vendita o di acquisto al cliente, che dunque si trova in alcuni casi a pagare una commissione nascosta.

 

L’altra idea geniale di Bhatt e Tenev fu quella di creare un’app perfetta. Chi giocava in Borsa qualche anno fa se lo ricorda, come si faceva il trading online: quasi sempre al computer, ché le app erano poche e inutilizzabili, e comunque tramite siti complicati, brutti, pieni di opzioni inintelligibili. Su Robinhood, invece, si comprano azioni di Apple con due tocchi di pollice sul telefono, ed è facile come giocare a Candy Crush – e quasi altrettanto divertente. Bhatt e Tenev hanno trascorso anni a perfezionare la loro app, a renderla facile da usare, scorrevole, piacevole alla vista. A eliminare le “frizioni”, come si dice in Silicon Valley, cioè a fare in modo che l’esperienza utente dell’app sia così liscia che non la si vorrebbe chiudere più. Bhatt e Tenev inserirono anche degli elementi di “gamification”, trasformarono cioè il trading in Borsa in un videogioco. La prima volta che un cliente comprava un’azione su Robinhood, l’app vibrava e mostrava una gioiosa animazione di coriandoli lanciati in aria (l’animazione è stata tolta lo scorso marzo). Tutte le volte che un cliente comprava prodotti finanziari più complessi (e dunque più rischiosi ma più remunerativi per l’app), Robinhood gli segnalava che era avanzato di livello, come quando si ottengono dei riconoscimenti in un videogioco.

 

Alla fine, Robinhood è stata accusata di essere fin troppo facile e di spingere utenti inesperti a rischiare i propri soldi in Borsa. La democratizzazione della finanza andò troppo oltre, e Robinhood finì in guai seri quando a giugno dell’anno scorso Alexander Kearns, un ventenne di Naperville, nell’Illinois, si suicidò lasciando sul suo computer una nota in cui diceva di aver accumulato un debito di 730 mila dollari giocando in Borsa su Robinhood: “Non avevo idea di quello che stavo facendo”, scrisse Kearns (a rendere più tragica la vicenda ci fu il fatto che, per come funzionavano i prodotti finanziari comprati inconsapevolmente da Kearns, l’enorme debito era soltanto temporaneo).

 

Ma l’estremizzazione della finanza democratica è arrivata per davvero soltanto a gennaio del 2021, quando è scoppiato il caso delle “meme stock”, che è diventato noto come il caso di GameStop, la famosa catena di videogiochi. Un gruppo di utenti appassionati di finanza sul social network Reddit, riuniti in un canale noto come WallStreetBets, individuò una serie di società quotate che aveva alcune caratteristiche peculiari (vecchie aziende molto deprezzate in Borsa, sul cui calo di valore cui i finanzieri professionisti avevano scommesso miliardi di dollari, in un’operazione che si chiama “short selling”) e si erano organizzati per comprare le loro azioni in massa. Fu un putiferio. Il valore delle aziende prese di mira dagli utenti di Reddit come GameStop, la catena di cinema AMC e altre, cominciò ad aumentare vertiginosamente: GameStop aumentò del 1.600 per cento in poche settimane, altri titoli aumentarono di oltre il 2.000 per cento. Alcuni utenti di Reddit che avevano partecipato all’operazione guadagnarono centinaia di migliaia di dollari, in certi casi perfino milioni, mentre i finanzieri professionisti celebri e facoltosi che avevano scommesso contro quelle aziende persero miliardi.

  

E indovinate quale app usavano gli utenti di Reddit per comprare e vendere azioni nella loro missione punitiva contro i grandi finanzieri di Wall Street?

 

Per un breve, luminoso momento per Robinhood fu un trionfo. L’app stava facendo quello che il suo nome diceva, almeno in teoria: prendere ai ricchi per dare ai poveri, fare la rivoluzione, bastonare i trader della finanza come i ragazzi di Occupy Wall Street non sono mai riusciti a fare. Come sempre in questi casi le cose sono più complicate. Non era del tutto vero che quella attorno a GameStop fosse una grande operazione di finanza proletaria, ma insomma: l’impressione che tutti ne avevano era quella, e comunque l’importante era che i grandi trader stessero perdendo miliardi di dollari. Gli esperti di finanza delle tv americane dissero che il mondo della finanza era cambiato per sempre, che Robinhood aveva dato ai bifolchi di internet il potere di manipolare il grande gioco della Borsa, che d’ora in poi niente sarebbe stato più come prima.

   

Poi arrivò il grande tradimento. Proprio quando gli utenti di Reddit erano ormai convinti di aver battuto il sistema, nel mezzo dell’enorme confusione che in quei giorni si stava creando sui mercati Robinhood vietò loro di comprare le azioni di GameStop, di AMC e delle altre aziende al centro di tutta l’operazione. L’app che voleva fare la rivoluzione decise di bloccare la rivoluzione. La reazione su Reddit e sui social network fu brutale: Robinhood fu accusata di cedere ai poteri forti, di essersi venduta al capitale, di aver preferito i grandi trader ai suoi clienti fedeli. Tutta l’operazione delle “meme stock” in realtà non subì grandi rallentamenti, anche perché ormai le app-clone di Robinhood sono numerose, e dunque fu sufficiente usarne altre, ma la delusione per molti fu comunque bruciante. Alcuni fecero perfino causa all’azienda, altri l’accusarono di essere in combutta con i poteri forti, anche perché Robinhood aveva tra i suoi principali investitori uno dei grossi fondi che stava perdendo miliardi con le “meme stock”.

 

In realtà la spiegazione più probabile del blocco degli acquisti sta nel fatto che Robinhood, come tutte le piattaforme di brokeraggio, deve depositare ampie somme di denaro come garanzia della sua attività. Con l’eccezionale aumento delle fluttuazioni provocato dalle “meme stock”, la garanzia doveva essere aumentata, e Robinhood rischiava di non avere più denaro a disposizione: a un certo punto Bhatt e Tenev chiesero perfino un nuovo finanziamento ai loro investitori, e decisero di bloccare gli acquisti delle “meme stock” per evitare dissesti.

 

Insomma, ancora una volta Bhatt e Tenev avevano perso l’occasione di fare la rivoluzione, come dieci anni prima con Occupy Wall Street. Ci hanno provato un’ultima volta, alla fine di luglio, quando hanno quotato in Borsa Robinhood. La quotazione è stata molto strana, soprattutto perché Bhatt e Tenev hanno deciso di riservare il 35 per cento delle azioni messe sul mercato ai clienti della loro app, cioè agli investitori non professionisti (di solito questa percentuale sta attorno al 10-20). L’intenzione, probabilmente, era di mantenere vivo l’ideale dell’app di trading fatta per piccoli investitori, ma almeno inizialmente non è andata benissimo: gli investitori, sia grandi sia piccoli, si sono mostrati sospettosi, e la quotazione è stata un flop. Il titolo di Robinhood si è poi ripreso nei giorni successivi, quando gli investitori si sono accorti, ancora una volta, che Robinhood è un’azienda molto più normale di come Bhatt e Tenev la vorrebbero far passare.

  

Ora che si è quotata in Borsa, a dieci anni da Occupy Wall Street, Robinhood è ormai un’istituzione della finanza americana. Con la loro app molto cool, Bhatt e Tenev hanno portato in Borsa milioni di piccoli investitori – a volte ben organizzati, a volte pericolosamente sprovveduti– e in questo senso hanno fatto davvero la rivoluzione: Robinhood ha cambiato per davvero il mondo della finanza, anche se probabilmente non l’ha fatto come avrebbe lasciato immaginare il suo nome troppo ambizioso. E i suoi due fondatori, che idealmente avevano cominciato con l’obiettivo di smantellare Wall Street, ne sono usciti miliardari.
 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.