Cosa sono gli Nft, "una bellissima soluzione a un problema che non esiste"

Jack Dorsey ha messo in vendita il primo cinguettio della storia, scritto da lui nel 2006. Il prezzo dell'asta ha già raggiunto i 2,5 milioni di dollari

Francesco Oggiano

I Non Fungible Tokens valgono milioni e sono la tecnologia che permette di comprare meme, video, gif ma anche tweet, di cui va pazzo il mondo dell'arte

Partiamo dai soldi. L’equivalente di 60 mila dollari per una foto di Lindsay Lohan; 100 mila dollari per un video di una stoppata LeBron James; 600 mila per la gif di un gattino. E 2,5 milioni per un tweet. Ora passiamo a spiegare i complicatissimi Nft di cui si sono innamorati gli speculatori americani: pezzi di contenuti digitali in vendita. 

Siamo cresciuti su internet con l’idea che un meme, un video, un tweet fossero beni gratuiti, a disposizione di tutti e per questo di nessun valore economico. Nel 2008 è arrivata la blockchain. La tecnologia, storicamente usata per le criptovalute, permette di tracciare e verificare qualsiasi cosa avvenga digitalmente: certifica chi ha creato cosa, chi l’ha comprato, chi l’ha rivenduto, chi ne possiede una quota, e così via. È un cervellone con una memoria perfetta e una credibilità altissima, che adesso qualcuno ha pensato di usare per stipulare contratti sulla compravendita di creazioni digitali: foto, video, canzoni, tweet. 

 
Chiunque, con la blockchain, può comprarsi un pezzo di media, e avere nel suo computer un contratto che certifica come lui e soltanto lui possegga quel pezzo originale. Gli Nft, i Non Fungible Tokens, sono la tecnologia che permette di comprare opere di questo tipo.  Uno dei primi mondi a impazzire è stato quello dell’arte. Nel giro di poche settimane sono nati portali per mettere in vendita foto, meme, video, creazioni con Photoshop. Il prezzo dipende non tanto dalla qualità estetica del prodotto, quanto dalla sua storia e dall’artista che c’è dietro. 

 

Gli Nft più quotati sono i Cryptopunks: 10 mila immagini generate da un algoritmo di 24x24 pixel (praticamente la risoluzione della faccia del primo Super Mario) e che rappresentano volti di personaggi urbani. Sono stati creati nel lontano 2017 e sono in numero finito, due caratteristiche che li rendono parecchio appetibili tra i collezionisti. Il più costoso, l’immagine di un nero con un cappellino in testa, è stato comprato per 1,6 milioni di dollari il 18 febbraio.  Il giorno dopo qualcuno ha acquistato per l’equivalente di 600 mila dollari la gif di Nyan Cat: una delle immagini più virali degli ultimi anni, con un gattino che vola a bordo di un arcobaleno. Qualche settimana dopo, lo sfondamento tra virtuale e fisico. La casa Christie’s ha messo per la prima volta all’asta un’opera d’arte digitale Nft dell’artista Beeple, venduta a un ignoto per 6,6 milioni di dollari. Qualche giorno fa il Ceo di Twitter Jack Dorsey ha messo in vendita per beneficenza il primo cinguettio della storia: "Just setting up my twttr", scritto da lui nel 2006. Il prezzo dell’asta ha già raggiunto i 2,5 milioni di dollari. 

Difficile capire cosa ci si possa fare, con un’opera che non esiste fisicamente. I più romantici possono stamparla e appendersela in casa. I più svegli la prendono per quella che è: un’occasione di speculazione. E si preparano a rivendere l’opera a prezzo maggiorato, esattamente come fosse un’azione di Tesla o un quadro di un artista appena morto.  Mark Cuban, imprenditore che già a suo tempo ci ha visto lungo sulle criptovalute, è diventato un collezionista di Nft. Da buon miliardario, si è comprato una squadra Nba, e ora possiede una collezione di figurine digitali dei giocatori di basket: sono come le vecchie figurine di baseball, solo digitali e animate.  Dice che siamo nel pieno di una bolla, certo, ma che "l’innovazione tecnologica degli Nft è destinata a rimanere e a rivoluzionare l’industria dell’arte, del cinema e della musica". Il valore, secondo lui, è tutto nel fatto che adesso possiamo provare l’autenticità e il possesso di una creazione digitale. Che sia essa un tweet, un post su un social, una canzone o una gif. Di più: il contenuto può essere già frazionato in quote di proprietà, possedute da migliaia di persone, aprendo il mondo dell’arte a milioni di potenziali piccoli investitori. E a differenza dell’opera fisica, grazie alla blockchain il contenuto digitale può essere venduto all’infinito tra i collezionisti facendo in modo che il creatore dell'opera riceva una percentuale su ogni transazione.

Forse, per dirla come quelli più scafati della Silicon Valley, quella degli Nft è solo "una bellissima soluzione a un problema che non esiste". Oppure, come dice Cuban, l’inizio di una nuova era in cui potremo possedere un millesimo di un’opera digitale di Banksy o un post di Chiara Ferragni da rivenderci a prezzo raddoppiato quando saremo vecchi. Nell’attesa, i prezzi salgono e i record vengono macinati ogni settimana. Finché la bolla va, lasciala andare. 

 

Di più su questi argomenti: