America contro Giappone, inizia la "guerra” dei megarobot
Primo duello mondiale tra i titani meccanizzati prodotti dall'americana MegaBots e dalla rivale giapponese Suidobashi Heavy Industries
Il «barbaro costume del duello», come lo definì Ferdinando Malvica nella sua famosa Epistola, per secoli ha funzionato come eccellente metodo per la risoluzione delle liti. Peccato però a un certo punto la pratica divenne talmente gettonata che il cardinale Richelieu ebbe a lamentarsi del fatto che «i duelli erano divenuti sì comuni, che le strade servivano da campo di combattimento». Del romanticismo delle «donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese» cantati da Ludovico Ariosto è rimasto oggi ben poco, e non solo perché il duello è fuorilegge da tempo in tutti i paesi civilizzati. La singolar tenzone in programma stanotte non riguarda infatti persone in carne e ossa, bensì giganteschi robot, impegnati nel primo duello internazionale tra titani meccanizzati. Il guanto è stato lanciato dall'americana MegaBots alla rivale giapponese Suidobashi Heavy Industries due anni fa.
Nel video di risposta, il ceo e fondatore Kogoro Kurata, ha accettato la sfida puntualizzando che «i megarobot fanno parte della cultura giapponese» e ponendo un'unica condizione: niente armi (il cui uso è stato definito “super americano”) ma solo lotta libera.
Dopo mesi di spasmodica attesa in cui la tensione è stata alimentata dalla pubblicazione di numerosi video in salsa goliardico-promozionale, l’ora è dunque finalmente giunta. Per chi non può assolutamente farne a meno, il combattimento verrà trasmesso in diretta streaming alle tre di notte ora italiana. Tutti gli altri dovranno accontentarsi di assistere allo scontro in differita sui social.
Guarda AMERICA'S GIANT FIGHTING ROBOT di MegaBotsInc su www.twitch.tv
Il team a stelle e strisce fa sul serio: lo dimostra la campagna di crowd funding lanciata sulla piattaforma Kickstarter e conclusa con 554.000 dollari raccolti per poco meno di ottomila donatori. Fondi utilizzati per modificare il già esistente robot Mk.II al fine di adattarlo alle necessità della contesa. Gli ingegneri hanno realizzato un sistema di bilanciamento per evitare che Eagle Prime – così è stato patriotticamente battezzato il robot americano – cada al primo colpo e un apparato di sicurezza atto a proteggere i piloti dai colpi dalla scazzottata metallica. Last but not least, una decorazione aerografata a stelle e strisce definita «non strettamente necessaria, quanto piuttosto una questione di orgoglio nazionale». Il risultato di tanto sforzo è un colosso di dodici tonnellate per quasi cinque metri di altezza e 430 cavalli di potenza. Difficile pensare che la patria di Mazinga accetti una sconfitta come possibile risultato. Per questo motivo i giapponesi hanno realizzato uno sfidante più esile – sei tonnellate e mezzo per quattro metri scarsi – ma presumibilmente più agile e scattante.
Facezie a parte, l’industria dei megarobot da combattimento non è cosa da poco. «Giganti. Lottatori. Robot». È questo lo slogan che campeggia sul sito ufficiale della californiana MegaBots. Fondata nel 2014 da Gui Cavalcanti e Matt Oehrlein, sfrutta il know how di un gruppo di ingegneri cresciuti a pane, videogiochi e anime le cui ambizioni però non si fermano al settore ludico. L’obiettivo nel lungo periodo è infatti quello di dare vita a un vero e proprio campionato di megarobot provenienti da varie parti del mondo. Bollare questo progetto come una pazzia da nerd sarebbe semplicistico. Giova ricordare infatti che le nicchie sportive a cui MegaBots e affini si ispirano – due esempi su tutti, la World Wrestling Entertainment e la Ultimate Fighting Championship – sono realtà che muovono ciascuna un giro d'affari compreso tra uno e due miliardi di dollari. La campagna di raccolta fondi su Kickstarter e il merchandising scatenato in vista dello scontro di oggi dimostrano che il settore ha margini di crescita importanti. Nell’attesa di conoscere gli sviluppi, mettiamoci comodi e godiamoci lo spettacolo.
Limiti e concorrenza