Anche Nintendo si è accorta che i gamer di oggi sono delle schiappe

Giovanni Battistuzzi

A settembre il gruppo giapponese lancerà la SNES, la sua seconda console con i giochi vintage. Con dei piccoli accorgimenti rispetto alla Nintendo classic edition per venire incontro ai nuovi utenti

Se l'ex collaudatore del programma di motori GrandPrix Nico Cereghini fosse stato un appassionato di videogiochi invece che di moto probabilmente avrebbe cambiato il suo motto ("casco ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza...sempre") in "gioco ben avviato, console accesa anche di notte e pause mai". Perché finire un videogioco, almeno sino all'ultimo SuperNintendo, era una questione di costanza e tempi lunghi, a volte eterni, questioni di ore e giorni e molto spesso settimane, di rullate costanti sui tasti di controller scomodi come un divano Ikea. Poi arrivarono i salvataggi e la vita del gamer divenne più umana, le bollette elettriche meno care. C'era solo un problema: la ram statica delle cartucce dei giochi avevano batterie agli ioni di litio con una vita abbastanza corta e se non rimanevano attaccate alla console accesa perdevano tutto il contenuto. Erano problemi. Ma a sapere che sarebbe finita così Wanikun non avrebbe mai tenuto acceso il SuperNintendo per vent'anni per finire il videogioco Umihara Kawase.

 

 

Dal 1994 la storia dei videogiochi è cambiata, si è evoluta in modo velocissimo, ma il videogioco vintage è ancora uno sfizio che non colpisce soltanto coloro che hanno vissuto l'adolescenza negli anni Novanta. Accomuna persone di età diverse, di esperienze videoludiche diverse, unite probabilmente da un'unica caratteristica: l'amore per l'arcade, per il giocare che se ne frega della realtà, della simulazione, dell'iperrealismo che accomuna ormai quasi la totalità dei giochi da console. Nintendo l'ha capito anni fa, quando i conti hanno iniziato a non tornare e si sono accorti che Sony (Playstation) e Microsoft (Xbox) erano diventati più bravi a realizzare macchine da gioco. Se non potevano più primeggiare sull'innovazione, hanno pensato, allora sarebbero ritornati a fare quello che meglio sapevano fare: riproporre il passato. SuperMario, Donkey Kong, Zelda non erano solo pixel e scenari, erano personaggi e mondi e storie ancor oggi amate. Per questo l'anno scorso la società giapponese ha riproposto in commercio il Nintendo classic mini (mini console con già installati al suo interno i 30 giochi più importanti della storia dell'azienda): 1,5 milioni di pezzi venduti in dieci mesi.

 

Videogiochi riproposti esattamente com'erano, senza nessuna novità, come piaceva ai nostalgici, a quelli che sul NES (62 milioni di console vendute tra gli anni Ottanta e Novanta) ci erano cresciuti. Ma serviva qualcos'altro per convincere gli amanti dell'arcade d'antan. Serviva lo zuccherino.

 

Lo zuccherino arriverà dal 29 settembre, da quando Nintendo lancerà lo SNES classic edition (Super Nintendo Entertainment Classic), ossia l'evoluzione del Nintendo classic mini, il compendio videoludico dei videogiochi che furono. Lo zuccherino non saranno i controller più grandi, oppure i cavi più lunghi, oppure l'attacco HDMI per giocare in HD. Niente di tutto questo, perché tutto questo non conta in un mondo che guarda ancora agli anni Ottanta. Lo zuccherino saranno i salvataggi. Perché se l'immaginario degli amanti dell'arcade è sempre lo stesso, il mondo è cambiato. E il direttore generale del gruppo nipponico l'ha capito: "Ho ideato Donkey Kong, a Donkey Kong ho giocato per anni. Come ho giocato ad altri mille giochi dell'epoca e per ognuno ci è voluto sacrificio. Ora i giovani mentre giocano di sacrificio non ne vogliono sapere", ha detto all'Asahi Shinbun.

 


Lo SNES ripropone (in piccolo) la stessa fisionomia del SuperNintendo


 

Un cambiamento che aveva già individuato Hiroshi Yamauchi, morto nel 2013, l'uomo che dagli anni Sessanta avviò la rivoluzione dell'azienda Nintendo, fondata dal nonno, che sino ad allora produceva carte da gioco. "I videogiochi stanno diventando spettacolari, sempre più belli esteticamente, ma anche più facili. I videogiocatori sono appassionati, ma meno bravi e meno pazienti. Vogliono tutto e subito, il realismo e la facilità d'uso". E i salvataggi. Perché stare ore per finire uno schema e magari perdere tutto per un errore all'ultimo salto è cosa non più tollerabile.

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