Apple ha un problema con gli iPhone, si dice, e i gufi sono già all'opera

Eugenio Cau
Ricomincia la solfa del declino di Cupertino. Quest’anno sarà passato un lustro dalla morte di Jobs, e Apple non è mai stata una compagnia così florida. Ma ora le previsioni fosche dei pessimisti sembrano confortate dai numeri. Forse.

Roma. Intorno ad Apple nel 2015 si sono formate due scuole di pensiero. La prima, pubblicizzata dal sito The Verge, è che la società di Cupertino abbia passato gli ultimi mesi in fase beta, cioè in fase di test di molti prodotti belli e promettenti ma non ancora pronti. La seconda è la scuola della cover con batteria. La cover con batteria (nome ufficiale: Smart battery case) è un accessorio fatto uscire a dicembre, una cover di plastica per iPhone con una grossa e orribile gobba sul retro che contiene una batteria aggiuntiva. E’ un prodotto più che secondario, ma ad Apple non si perdona mai niente. I critici l’hanno definita il peggior fallimento del design di Cupertino a memoria d’uomo, gli impallinati di tecnologia hanno fatto notare come le repliche cinesi per una volta fossero migliori dell’originale. Il tutto condito dalla litania che gli analisti tengono in caldo e ripubblicano periodicamente dal 2011, anno della morte del fondatore Steve Jobs: Apple ha perso il suo smalto, la sua capacità di cambiare il mondo, vive dell’eredità ormai esaurita di Jobs, non inventa niente di nuovo e si limita a perfezionare i vecchi prodotti.

 

Quest’anno sarà passato un lustro dalla morte di Jobs, e Apple non è mai stata una compagnia così florida. Ma ora le previsioni fosche dei pessimisti sembrano confortate dai numeri. Dopo settimane di analisi e report non confermati sul fatto che le vendite dei due nuovi modelli di iPhone, gli scintillanti 6S e 6S Plus, fossero inferiori alle previsioni, ieri il quotidiano giapponese Nikkei, citando fonti delle società che producono le componenti per Apple, ha scritto che tra gennaio e marzo i nuovi iPhone subiranno un taglio della produzione del 30 per cento per consentire ai rivenditori di esaurire le scorte. Gli analisti lo hanno considerato un brutto segnale, indice del fatto che le vendite non stanno andando come dovrebbero. Poche ore dopo altre fonti hanno detto a Reuters che Foxconn, la società cinese che assembla gli iPhone (e i prodotti di molte altre aziende) concederà ai dipendenti le vacanze per l’anno nuovo cinese. E’ un fatto inusuale, visto che di solito Foxconn in questo periodo chiede molte ore di straordinario ai dipendenti per soddisfare la domanda sempre in crescita di prodotti Apple, soprattutto iPhone. Se si riduce la domanda (è ancora un’incognita fino all’uscita dei dati ufficiali) è un problema: gli iPhone contribuiscono grosso modo al 60-70 per cento delle vendite totali di Apple, e sono di gran lunga il prodotto di maggior successo della società. Gli investitori si sono preoccupati, e Apple ha vissuto un inizio di anno turbolento in Borsa, con perdite maggiori dei suoi principali concorrenti.

 

[**Video_box_2**]I pessimisti però dimenticano che il 2015 è stato il miglior anno fiscale nella storia di Cupertino, e che anche se quest’anno sono stati lanciati alcuni nuovi prodotti-flop (Apple Music su tutti), la compagnia di Tim Cook ha posto le basi per le innovazioni future. Alcune delle tecnologie presenti sui nuovi iPhone sono già pronte per diventare standard di mercato (per esempio il 3D touch, che moltiplica i livelli di pressione di uno schermo tattile e che Samsung sembra già pronta a riproporre); altre lo diventeranno. I tablet convertibili come il nuovo iPad Pro (un iPad ampio quanto un piccolo portatile, con tastiera removibile e pennino) saranno la norma, tutte le case avranno una Apple Tv, rinnovata quest’anno, e il nuovo MacBook, sottilissimo e bellissimo ma ancora acerbo, sarà il termine di paragone di tutti i computer portatili del 2016 e del 2017. Perfino il tanto bistrattato Apple Watch, su cui Cupertino non rivela dati ma che non vende come da previsioni, nei prossimi anni secondo gli analisti potrebbe diventare una pietra miliare della società. Dopo un anno passato tra esperimenti, flop e guadagni faraonici, in molti non vedono l’ora di annunciare che Apple ha raggiunto il picco di vendite e creatività. Finora sono sempre stati smentiti.

Di più su questi argomenti:
  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.