guanti sporchi #17
Se Edoardo Corvi lo diceva prima
Ha aspettato cinque anni, poi l'attimo è arrivato all'improvviso: Corvi ha preso il posto, il tempo e la porta del Parma, dimostrando che certe occasioni non si annunciano, semplicemente accadono
Sotto quella zazzera da portiere anni Settanta, ci sono due occhi ancora capaci di godersi l'attimo, in continua esaltazione per il qui e ora, come se tutto quello che gli sta attorno non fosse altro che un bellissimo sogno. Di quelli che si materializzano quando nemmeno ci pensi più. Edoardo Corvi non aveva perso la speranza di diventare un portiere di Serie A, era disposto ad aspettare, e tutto il tempo necessario. Prima o poi sarebbe arrivato, pensava. Quando però? Beh, prima o poi. Quel prima o poi si è trasformato in un adesso all'improvviso quando Zion Suzuki è finito sotto i ferri, il 13 novembre, per "un intervento di stabilizzazione chirurgica dello scafoide e del terzo dito della mano sinistra", si leggeva nel comunicato ufficiale. Edoardo Corvi è sceso in campo, ha sporcato i suoi guanti, prima quasi nascondendosi, poi, partita dopo partita, facendo vedere che lui era davvero quello lì che anni prima, diversi anni prima, aveva fatto dire a Hernán Crespo: "Con uno così, c'ho giocato un po' di partite". Quell'"uno così" era Gianluigi Buffon. E di Gianluigi Buffon, Edoardo Corvi c'ha la maglia del Parma, l'eleganza dei movimenti, il tuffo. Basta. Gli mancano qualche centimetro e la capacità di prendere l'imprendibile.
Edoardo Corvi non sarà mai Gianluigi Buffon, però para molto e para bene. Lo faceva in allenamento, ora lo fa anche in partita. Sbaglia poco, che è cosa buona per un portiere, a volte fa cose talmente buone che non si capisce perché tra la prima panchina e la prima partita in Serie A siano dovuti passare cinque anni. E vabbé che il Parma si è fatto tre stagioni in Serie B, ma nemmeno in Serie B giocava titolare. C'era sempre qualcuno che vedeva muoversi tra i pali.
Qualche ragione c'era, c'è sempre una ragione, l'idea di una diffusa stupidità generale in tutti gli allenatori che si sono susseguiti sulla panchina ducale non regge. E una qualche ragione lo teneva in panchina. Almeno prima dell'infortunio di Zion Suzuki e la scelta di Carlos Cuesta di preferirlo all'ex portiere di Valencia, Getafe, Crystal Palace e Celta Vigo, Vicente Guaita. Uno che per personalità ed esperienza a difendere i pali di una squadra di Serie A ci starebbe a meraviglia.
Sabato 27 dicembre però, nel respingere prima il tiro di Ndour, infine quello di Guðmundsson (al terzo posto della classifica odierna) e nel mezzo rendendo rimpianto viola il forte tiro di Pietro Comuzzo, in un esibizione di riflessi, velocità e controllo del corpo, Edoardo Corvi si è trasformato in una voce milanese un po' impastata e surreale, ma calda e avvolgente, quella di Enzo Jannacci: "Ho capito ma se me lo dicevi prima / Come prima? / Ma sì se me lo dicevi prima / Prima quando / Ma prima no? / Eh, prima si prendono dei contatti / Faccio magari una telefonata al limite faccio un leasing / Eh, se me lo dicevi prima / Ma io ho bisogno adesso, io sto male adesso / Eh io ho bisogno di lavorare adesso, io sto male adesso / Sto sempre male adesso / Sto bene e sto male, il lavoro mica il lavoro / Posso mica spedirti un charter / Bisogna saperlo prima che dopo non c'è lavoro / Capito, eh?".
Eh, se lo diceva prima, Edoardo Corvi, chissà.
Le tre migliori parate della diciassettesima giornata di Serie A
1. Edoardo Corvi al 62esimo minuto di Parma-Fiorentina 1-0 – 5 punti
2. Yann Sommer al 54esimo minuto di Atalanta-Inter 0-1 – 3 punti
3. ex aequo Elia Caprile al 74esimo minuto di Torino-Cagliari 1-2 – 1 punti
3. ex aequo Edoardo Corvi al 92esimo minuto di Parma-Fiorentina 1-0 – 1 punti
La classifica dopo 17 giornate
1. Mike Maignan (Milan), 24 punti;
2. Arijanet Murić (Sassuolo), 20 punti;
3. Michele Di Gregorio (Juventus), 16 punti;
4. Ivan Provedel (Lazio) e Elia Caprile (Cagliari), 15 punti;
6. David De Gea (Fiorentina), 13 punti;
7. Mile Svilar (Roma), 11 punti;
8. Wladimiro Falcone (Lecce), 8 punti;
9. Emil Audero (Cremonese) e Edoardo Corvi (Parma), 7 punti;
11. Marco Carnesecchi (Atalanta), Nicola Leali (Genoa) e Federico Ravaglia (Bologna), 6 punti;
14. Alberto Paleari (Torino), 4 punti;
15. Yann Sommer e Zion Suzuki (Parma), 3 punti;
17. Maduka Okoye (Udinese), 2 punti;
18. Franco Israel (Torino), Lorenzo Montipò (Hellas Verona) e Adrian Šemper (Pisa), 1 punto.
Quello che avete letto è Guanti sporchi, un divertissement calcistico-narrativo sui numeri uno della Serie A e sulla parata che in qualche modo ha reso migliore, almeno dal punto di vista di quella minoranza che si veste diversamente dagli altri in campo, il fine settimana calcistico. Tutti gli episodi precedenti li trovate qui.
Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA