Tarik Muharemovic (foto LaPresse)
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La vocazione di Tarik Muharemović
Identità multiple, idee chiarissime e nessuna paura del caos: il difensore del Sassuolo si è imposto in Serie A seguendo una sola regola, la sua
Ha occhi severi e lo sguardo curioso di chi sa che là fuori è tutto un gran caos, ma che, tutto sommato, quel gran caos non è niente male. Basta interpretarlo e il gioco è fatto. Servono qualche punto di riferimento, definire un perimetro valoriale e poi liberare la fantasia. Lo fa da sempre Tarik Muharemović. Lo fa per necessità, perché serve far questo quando sei nato in un altrove continuo. Bosniaco di origine, ma sloveno di nascita, musulmano tra i cattolici, attaccante di spirito, ma difensore di ruolo, mancino di piede, ma spesso messo a destra per necessità, grande e grosso di fisico, ma rapido per vocazione: nell'imparare, nel correre, nel fregarsene delle barriere, nei pregiudizi, nel ragionamento.
Tarik Muharemović voleva diventare Edin Dzeko, giocava all'ala, ma ha fatto il difensore; sognava il Barcellona, ma ha preferito la Juventus, apprezzava Giorgio Chiellini, ma si è fatto guidare da Leonardo Bonucci. Dicevano che era un testone, ma parla cinque lingue ed è sempre pronto ad approfondire qualsiasi cosa. Va così quando si ha le idee chiare, chiarissime, talmente chiare da sembrare arrogante e sbruffone, ma si è sempre disposti a cambiarle, a valutare, passo dopo passo, cosa è più appagante.
Tarik Muharemović è uno e tanti assieme, si trasforma giorno dopo giorno, in continuazione. Impara velocemente, sbaglia spesso, ma riesce sempre a capire l'errore e a risolverlo, evitando di ripeterlo. Alla prima stagione in Serie A è già uno dei migliori difensori in circolazione, è diventato il leader difensivo del Sassuolo. Inizia a essere temuto da quasi tutti gli attaccanti avversari. Perché di giocatori che sanno marcare, giocare, essere sporco e pulito, cattivo ma non scorretto, non è che ce ne siano tantissimi. D'altra parte per lui vale solo una regola, la sua: "Io non ho problemi con nessuno. Dico sempre: io ti rispetto se tu rispetti me". Parlava di fede, in campo vale lo stesso.
Non ha riverenza, Tarik Muharemović, ma nemmeno arroganza, un po' di sfrontatezza sì, ma a ventidue anni è difficile farne a meno.
Non ha paura, Tarik Muharemović, ma nemmeno sprezzo del pericolo. Sa guardarsi attorno, comprendere cosa sta accadendo, valutare pro e contro. E agire.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.
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