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Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Il calcio di Gasperini come un palloncino liberato nel cielo

Alessandro Bonan

L'allenatore della Roma ha detto che il calcio è fatto per essere giocato in attacco, mentre oggi si torna troppo spesso in difesa. In questo modo ha scatenato una guerra di religione con gli adepti del possesso palla

Finalmente qualcuno che pensa a noi, a noi amanti del calcio. Perché ogni tanto ci si dimentica che lo sport professionistico è fatto per essere guardato e apprezzato. Lo sport è spettacolo, il calcio è spettacolo. Se troppe partite diventano ripetitive, una insulsa sequenza di passaggi, avanti, indietro, di lato, allora c’è qualcosa che non va. E questo qualcosa lo ha colto l’allenatore migliore che il calcio italiano abbia espresso negli ultimi vent’anni: Gian Piero Gasperini

 

Che cosa ha detto il Gasp? Ha detto che il calcio è fatto per essere giocato in attacco, mentre oggi si torna troppo spesso in difesa. Ha fatto l’esempio del Como, che contro la Roma ha passato il pallone 51 volte al portiere. Così si gioca a calcetto, ha detto Gasperini, e a calcetto chi è in campo si diverte, ma chi guarda si annoia. La Roma gioca in avanti, lo ha fatto anche a Torino contro la Juventus, dove ha perso disputando comunque una bella partita, comandando per trenta minuti del primo tempo, prima di essere sopraffatta nel secondo da una Juventus comunque più forte e con un fuoriclasse in maglia 10, Yldiz. 

 

Gasperini, citando il Como e quindi Fabregas, ha scatenato una guerra di religione. Gli adepti del possesso palla (ce ne sono un sacco in giro e parlano soprattutto sul web) lo hanno subito attaccato. Non so, non li giudico, semmai non li capisco. Troppi passaggi sono l’anticamera della noia. Come quando, in una cena conviviale, c’è chi parla continuamente, magari di sé, con una tale ricchezza di dettagli che ti sovviene il desiderio di scappare. Ascoltandoli, ripensi a una partita dove si gioca di lato e poi si torna indietro, senza avanzare mai. Occorre essere artisti per divagare, come lo fu Guardiola nel primo Barcellona, il padre di tanti nefasti figli. 

 

Gasperini è l’allenatore che ci ha insegnato a giocare con coraggio in Europa, prima di lui soltanto Sacchi lo ha fatto, ma con un club potentissimo alle spalle, sia dal punto di vista economico che mediatico. Gasperini ci è riuscito con l’Atalanta, la piccola Atalanta, che l’allenatore dai capelli bianchi ha reso grande con la forza delle idee, cercando la strada più dritta, verticale come si dice, usando la sintesi per rubare il tempo ad avversari odiosamente protesi a farti male. Ci sta provando ancora a Roma, dove sarà più difficile, per l’esigenza di vincere subito. Intanto si trova in alto, con una squadra media, giocando un calcio che vola via, come un palloncino nel cielo, che non sai dove andrà, seguendo il vento, o forse l’istinto. Chissà.

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