guanti sporchi #14
Il fiore nascosto di Michele Di Gregorio
Domenica sera, allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli, al 48esimo minuto di Napoli-Juventus, solo Rasmus Højlund e l'arbitro di Federico La Penna si sono accorti subito dell'eccezionale parata del portiere della Juventus
Fu un giorno in Provenza, camminando verso la cima spoglia del Mont Ventoux, che Albert Camus scorse dietro un sasso un fiore microscopico "di un lilla intenso che tendeva al viola verso le punte". Rimase immobile a osservarlo mentre si chiedeva come mai quel fiore meraviglioso si nascondesse dall'occhio dell'uomo e "quanta bellezza e quanta grazia ogni giorno non riusciamo a cogliere perché poco attenti ai particolari, troppo impegnati a provare ad afferrare l'insieme trascurando il dettaglio".
Capita che la bellezza passi quasi inosservata. Ovunque, in ogni momento. A volte anche in un campo di calcio pieno zeppo di telecamere capaci di afferrare qualsiasi cosa. Eppure qualcosa sfugge sempre. Anche la magnificenza di un gesto.
Domenica sera, allo stadio Diego Armando Maradona, fu San Paolo, di Napoli, al 48esimo minuto di Napoli-Juventus, gli occhi di tutti seguivano l'incedere potente e insistente di Rasmus Højlund, il suo avanzare dalla metà campo verso l'area della Juventus, la sua finta a liberarsi della marcatura, nemmeno troppo convinta, di Lloyd Kelly e il suo tiro, forte e insidioso, finito di poco alto sopra la traversa.
Un'azione che ha generato applausi ed entusiasmo, almeno tra i tifosi del Napoli. Un'azione che poteva, doveva, terminare con un gol, ma che con un gol non è terminata. In campo solo Rasmus Højlund si era accorto del perché, aveva colto quel particolare che era sfuggito ai più, interessati com'erano all'insieme e non al dettaglio. Rasmus Højlund aveva chiesto il calcio d'angolo. E faceva quasi tenerezza quel lungagnone che si sbracciava per dire a tutti che lui non aveva sbagliato, ma che era stato l'altro a fare più di quello che era lecito aspettarsi.
Il guardalinee guardava l'attaccante del Napoli con sufficienza. I giocatori della Juventus lo ignoravano come si ignora un matto che dice cose senza senso. Il pubblico si lamentava dell'occasione sprecata. In campo però c'erano anche altri due occhi allenati al dettaglio. Gli unici altri due occhi che si erano resi conto della bellezza di quel gesto. Quelli di Federico La Penna. L'arbitro con fare sicuro indicava il calcio d'angolo, certificava con un gesto che Rasmus Højlund non si era sbagliato, che quello non era un errore. Certificava che la mano sinistra di Michele Di Gregorio aveva effettivamente toccato il pallone, ne aveva deviato la traiettoria quel tanto che bastava per trasformare un gol in un niente di fatto. Quella mano di Michele Di Gregorio che si era trasformata, per un attimo almeno, in un microscopico fiore "di un lilla intenso che tendeva al viola verso le punte" nascosto dietro a un sasso verso la cima spoglia del Mont Ventoux.
Le tre migliori parate della quattordicesima giornata di Serie A
1. Michele Di Gregorio al 48esimo minuto di Napoli-Juventus 2-1 – 5 punti
2. Federico Ravaglia al 61esimo minuto di Lazio-Bologna 1-1 – 3 punti
3. ex aequo Lorenzo Montipò al 48esimo minuto di Hellas Verona-Atalanta 3-1 – 1 punti
3. ex aequo Franco Israel al 54esimo minuto di Torino-Milan 2-3 – 1 punti
La classifica dopo 14 giornate
1. Mike Maignan (Milan), 24 punti
2. Arijanet Murić (Sassuolo), 15 punti;
3. Elia Caprile (Cagliari) e Ivan Provedel (Lazio), 14 punti;
5. David De Gea (Fiorentina) e Michele Di Gregorio (Juventus), 13 punti
7. Wladimiro Falcone (Lecce) e Mile Svilar (Roma), 8 punti;
9. Marco Carnesecchi (Atalanta) e Nicola Leali (Genoa), 6 punti;
11. Alberto Paleari (Torino), Federico Ravaglia (Bologna) e Zion Suzuki (Parma), 3 punti;
14. Emil Audero (Cremonese) e Maduka Okoye (Udinese), 2 punti;
16. Franco Israel (Torino), Lorenzo Montipò (Hellas Verona) e Adrian Šemper (Pisa), 1 punto.
Quello che avete letto è Guanti sporchi, un divertissement calcistico-narrativo sui numeri uno della Serie A e sulla parata che in qualche modo ha reso migliore, almeno dal punto di vista di quella minoranza che si veste diversamente dagli altri in campo, il fine settimana calcistico. Tutti gli episodi precedenti li trovate qui.