L'esterno del Cagliari Marco Palestra (foto LaPresse)

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Il movimento perpetuo di Marco Palestra

Giovanni Battistuzzi

Un altro lombardo ha trovato pace e identità sotto il cielo del sud della Sardegna. Così l'esterno del Cagliari, sta diventando l’ultimo erede di quella magia che trasforma la periferia in un centro interiore

Cosa faccia il clima di Cagliari ai lombardi è qualcosa che dovrebbe essere approfondito da un'èquipe di sociologi, biologi e antropologi. Nessuno studioso ha però mai ritenuto fosse il caso di andare a fondo dell'argomento. Fortuna che c'ha pensato per loro Matteo Lona di Brezzo (provincia di Varese), uno che ha chiuso con la scuola in terza media, prima di diplomarsi in rapine a Milano, laurearsi, in sei anni, in rammendo e piccola sartoria a San Vittore, fare un master di pesca a Livorno, prima di dottorarsi in osteria a Cagliari. "Ero confuso, agitato e infelice. Da giovane ho fatto qualche cazzata di troppo, poi, sarà stato il sole del Tirreno e poi quello di Cagliari, ho trovato la serenità e mi sono evaporate dalla testa le idee stupide. Cagliari è una città strana, è capace di sussurrarti che la rabbia serve, ma deve essere funzionale alla pace", raccontò a Giovanni Arpino. Dall'osteria di Matteo Lona ci passava spesso Gigi Riva, un'altro lombardo finito a Cagliari. Poi, Rombo di Tuono iniziò ad andarlo a trovare in cimitero, almeno sino a quando lo ha raggiunto pure lì. I due erano diventati amici, due lombardi diventati uomini sotto il cielo di Cagliari, capaci entrambi "di uscire da una realtà continentale e diventare isolani, scegliere la periferia più estrema, perché un'isola non può che essere questo. Se smetti di sperare di essere al centro e inizi ad apprezzare il contorno, capisci che in fondo il centro di tutto ce lo hai dentro in te. Che c'entra la Lombardia e la Sardegna con tutto questo? C'entra che Milano è un'attrazione irresistibile per un lombardo e che se riesci a starne lontano finisci per trovarti meglio il più lontano possibile da lei. Forse per questo che noi lombardi ci troviamo così bene a Cagliari".

   

Da qualche mese c'è un nuovo lombardo a Cagliari, un nuovo lombardo che sta, chilometro dopo chilometro, trovando un posto nelle simpatie della città e dei tifosi del Cagliari calcio: Marco Palestra. Era arrivato il 26 agosto 2025 senza grandi fanfare, senza che nessuno quasi se ne accorgesse. Uno scarno comunicato: "Il Cagliari Calcio è lieto di annunciare l’acquisizione del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Marco Palestra che si trasferisce dall’Atalanta BC con la formula del prestito sino al termine della stagione sportiva 2025/26". Poi qualche riga di biografia. E una breve presentazione: "Prestante fisicamente, alto 186 centimetri, grande corsa, Palestra è un esterno a tutta fascia che, in virtù della sua grande duttilità, può essere impiegato sia a destra che a sinistra. Abile in entrambe le fasi, grazie ad una buona tecnica, dribbling, visione di gioco e intelligenza tattica, sa rendersi pericoloso in avanti con i suoi inserimenti e la capacità di servire invitanti cross per i compagni".

 

Le presentazioni non sempre si dimostrano attendibili. A volte però rispecchiano fedelmente chi vorrebbero rappresentare. Marco Palestra, sin dalla prima apparizione con la maglia del Cagliari ha fatto vedere che chi lo aveva descritto in quelle poche righe c'aveva azzeccato. Anzi, forse si era dimenticato la caratteristica principale: inesauribile. Perché Marco Palestra corre in continuazione, corre per avanzare e farsi trovare libero sulla fascia quando la squadra attacca, corre per rincorrere gli avversari in difesa, corre con la palla e senza palla, per dare una mano e dare un'opportunità ai compagni. E correndo dribbla, crossa, tira, contrasta e argina. In movimento perpetuo.

  

Non che sia una novità, è da due anni che Marco Palestra dimostra che certe cose le sa fare e assai bene. Ma mai a questo livello e, soprattutto, mai a questa intensità. Aveva iniziato a farle in Serie C, nell'Atalanta U23 e più per convinzione, anzi fissazione, di Francesco Modesto, l'allenatore della squadra B della Dea, che sua. Perché aveva fatto lo stesso ragionamento di Marco Fioretto, l'allenatore dell'U17 e poi dell'U19 dell'Atalanta: sei alto, forte, veloce e resistente? Fai il terzino. E così Marco Palestra aveva iniziato a fare il terzino. Prima con l'atteggiamento della mezzala che ogni tanto si prende un pausa, d'altra parte quello aveva sempre fatto. Poi però si è accorto che la periferia del campo è più faticosa, ma dà anche soddisfazioni che il centro non sempre dà. E terzino lo è diventato davvero. Certamente moderno, a tutta fascia, come è richiesto ora. Ma comunque terzino. Occupante della periferia del campo e della periferia calcistica, in quella Cagliari che sa trasformarsi in centro per i lombardi in fuga.

    


   

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Qui potete leggere tutti gli altri ritratti.

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