L'attaccante della Cremonese Jamie Vardy (foto LaPresse)

gol provinciali

Quella della Cremonese è anche una storia di insoliti attaccanti

Andrea Romano

Da Gianluca Vialli a Enrico Chiesa fino a Jamie Vardy. Con la maglia grigiorossa hanno giocato giocatori d'attacco dal grandissimo talento. E qualche "illustrissimo" bidone

È un rapporto difficile da comprendere. Almeno se ci si sforza di usare la razionalità. Perché una piccola squadra da sempre confinata ai margini del calcio italiano è riuscita a far vestire la propria maglia a una serie sconfinata di attaccanti con vite da romanzo. Sembra un paradosso. Invece è tutto vero. L’ultimo capitolo del libro è stato scritto ieri sera, quando Jamie Vardy ha sepolto i sogni di Champions del Bologna sotto due reti. E lo ha fatto anche a modo suo, con una gara totale fatta di corsa e di pazienza, di egoismo misto a generosità. Così, all’alba dei suoi 39 anni, l’uomo che sembrava essere venuto a svernare alla Cremonese si è confermato working class hero, punta capace di farsi leader pur rimanendo sempre operaio.

 

È solo una nuova puntata in una narrazione talmente fitta da abbracciare tutti i generi letterari. La Cremonese d’altra parte è stato il romanzo di formazione di Gianluca Vialli. L’attaccante-acrobata è uno dei figli della città. Entra nel vivaio grigiorosso da ragazzino, a 14 anni, ne esce uomo. "Si dice che serve un intero villaggio per educare un bambino – disse - oltre alla mia famiglia devo ringraziare quello che mi ha offerto Cremona". Gianluca non è ancora un centravanti completo. È una seconda punta capace di giocare da esterno. E di segnare. Il sodalizio con Mondonico stravolge la sua vita. Al terzo anno di B realizza dieci gol. Così l’anno dopo viene ceduto alla Samp. In quell’operazione si trova a fare il percorso inverso Alviero Chiorri, attaccante dotato di un talento enorme e di un’abnorme capacità di scialacquarlo. "Ti devo cedere, Alviero – gli disse Mantovani – sei la più grande delusione della mia vita". È una beffa. Il Marziano viene spedito in un’altra periferia proprio quando la Sampdoria stava per farsi centro. "Chiorri aveva tutto. Più di Baggio, più di Mancini – ha detto il suo ex allenatore Ulivieri – solo che c’era una cosa che lo appassionava più del pallone". In grigiorosso conoscerà gloria e polvere, la promozione in A e il dolore nero della depressione.

 

Cremona è stata anche la terra promessa dei bidoni. Nel 1989 la Juve acquista un diciottenne paraguaiano. Si chiama Gustavo Neffa e sembra un campione in nuce. Boniperti ci crede così tanto che lo acquista e lo manda a farsi le ossa in grigiorosso. Sarà un disastro. In due anni Neffa diventa sinonimo stesso di pacco di mercato. Un po’ come successo ad Aloisi, l’australiano arrivato nel 1995 per aiutare i grigiorossi a restare in A. La storia va diversamente. Trova il suo primo gol nel 7-1 rifilato al Bari, tanto che Gigi Simoni, che lo ha mandato in campo, commenta: "Una qualità l’ha di sicuro: è fortunato". Non poi così tanto. In due stagioni segna 4 reti, centrando il capolavoro al contrario di due retrocessioni consecutive. La gestione Simoni coincide con l’era di altri due attaccanti molto diversi. Enrico Chiesa resterà solo un anno, segnando 14 reti in Serie A. Andrea Tentoni, invece, sarà il trascinatore dalla B alla massima serie, ma soprattutto del successo nella Coppa Anglo-italiana del 1993. Alla sua prima stagione in A Tentoni segna 11 gol. "È il più forte centravanti d'Italia se si gioca in contropiede, bravissimo in campo e fuori. Non è poco" dice Simoni. Ci crede anche Sacchi, che pensa a convocarlo in vista del Mondiale. Il destino ha in mente una trama molto diversa. Tentoni si ammala di varicella. Quando guarisce si porta dietro una spossatezza difficile da spiegare. Tanto che tornerà a segnare solo all’ultima giornata. Il ct lo depenna quasi subito, lasciandogli i rimpianti. Gli stessi che ha avuto Dessers, capocannoniere della Conference League che a Cremona ha vestito i panni del fantasma dell’opera. Un’altra storia che è rimasta prosa senza diventare poesia. 

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