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La gioia nascosta di Max Allegri

Federico Giorgetti

Domenica il Milan ha conquistato la vittoria nel derby, ottenendo il sesto risultato utile consecutivo nelle sfide contro l'Inter. L'allenatore rossonero, noto per le sue reazioni spesso esuberanti, questa volta ha riservato un sorriso, ma guai a mostarlo

Per una volta, in una partita importante, Max Allegri non ha dovuto comprare un’altra giacca. Appena terminato il derby tra Inter e Milan vinto per uno a zero dai suoi ragazzi, si è lasciato andare a una corsetta col sorriso stampato sulla faccia, andando dritto negli spogliatoi. Quasi come se la sua gioia dovesse essere nascosta, come se tutta la goduria che la vittoria di un derby provoca si sentisse cento volte di più se vissuta in solitudine, al riparo delle telecamere. D’altronde non è uno che ha problemi a esternare le proprie emozioni, chiedere alle sue giacche, per l’appunto. Si ricorda nitidamente, ai tempi in cui sedeva sulla panchina della Juventus, quando dopo essere andato fuori di testa – togliendosi giacca e cravatta - nella finale di Coppa Italia vinta contro l’Atalanta, nella conferenza stampa postpartita gli chiesero quasi ironicamente: “Si può dire che hai perso il controllo?” Lui rispose serissimo, come se fosse la domanda più importante di tutte a cui replicare: “No, è normale”. È che far capire che le cose stanno andando nel verso giusto, ad Allegri non piace proprio. Vincere e godere va bene, ma in silenzio e nella propria stanza, guai a farsi vedere sazi per una misera vittoria. Serve stare perennemente in tensione come una corda di violino per poter giocare il suo calcio. Mai abbassare la concentrazione, la lancetta del contachilometri deve stare al massimo. Solo così si porta a casa il risultato. Forse è una forma di autodifesa e così mentre chiede tutto ai suoi giocatori, chiede tutto a sé stesso. Ecco perché le reazioni esagerate, dove se potesse si strapperebbe la pelle e il cuore, giusto per far capire a tutti che per lui non è un gioco ma un rito necessario per poi poter dire “ho vinto”.

 

Max ha dimostrato di essere un vincente, ci tiene a sottolinearlo, e il suo Milan sta andando forte, spartisce il secondo posto col Napoli di Conte, a due punti dalla Roma in testa alla classifica. Contro l’Inter si è vista la classica partita allegriana, quella del famoso “musetto davanti”, una metafora dal mondo dell’ippica molto cara all’allenatore del Milan, dove il cavallo vince anche se mette davanti un centimetro di muso. Non serve stravincere, la vittoria di misura è la più dolce delle vittorie insomma. Gli expected goal, metrica statistica che calcola la probabilità che un tiro in porta si trasformi in un gol, dicono che l’Inter doveva segnarne due, il Milan neanche uno. Se in panchina c’è Allegri, il risultato non può mentire date le premesse: 1 a 0. Forse quel ghigno quasi malefico a fine partita, col volto che rintanava dentro la giacca, voleva dire a tutti, ancora una volta, che ciò che conta sono solo i tre punti, il come e il perché vengono lasciati alle trasmissioni radiofoniche e ai presunti esperti del calcio. Max, dopotutto, ci litiga da una vita.

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