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palla ovale

L'Italia contro il Cile esplora la nuova frontiera del rugby sudamericano

Marco Pastonesi

Nonostante il divario nel ranking mondiale, la Nazionale cilena arriva al Ferraris con entusiasmo, crescita tecnica e una fame agonistica che lo ha portato a stupire: per gli Azzurri sarà una sfida tutt’altro che semplice

La partita numero 562 nella storia dell’Italia del rugby (208 vittorie, 15 pareggi, 336 sconfitte) sarà una prima volta: sabato 22, alle 21.10, nello stadio Luigi Ferraris di Genova (e in diretta su Rai e SkySport), per la prima volta gli Azzurri affronteranno i Còndores, la nazionale del Cile. E nonostante la differenza nella classifica mondiale (l’Italia è decima, il Cile diciottesimo), non sarà facile.

Il Cile ha meno storia (l’esordio nel 1936, più concretamente nel 1950, noi nel 1929), meno geografia (all’inizio solo a Santiago e Valparaiso), meno squadre, meno giocatori, meno attività dell’Italia. “Ma negli ultimi cinque anni reclutamento, vivaio e propaganda hanno moltiplicato i numeri dei tesserati (raddoppiati fino agli attuali 40mila circa, l’Italia ne aveva 46244 nella 2024-2025, compresi old e touch), le accademie (quattro: nord, su, est, ovest) hanno elevato il livello di gioco, marketing e sponsor hanno dato solidità economica al movimento e i media hanno arricchito la cultura – spiega Lorenzo Massari Temer, 27 anni, trequarti centro e capitano del Brasile - I risultati si vedono. Se prima vincevamo facilmente, da qualche anno non ci riusciamo più. Così, se prima eravamo noi brasiliani la terza forza sudamericana dopo Argentina e Uruguay, adesso lo sono i cileni, a un passo da scavalcare lo stesso Uruguay”.

Il Cile si è apparso al mondo nella Coppa del mondo 2023, come terza americana (dopo Argentina e Uruguay, ma prima di Stati Uniti e Canada) e ventiduesima classificata (e ultima). Inserita come quinta nazione (la più debole) nel girone considerato più forte, ne perse quattro su quattro (Inghilterra, Argentina, Samoa e Giappone), ma entusiasmando il popolo del rugby per tenacia, coraggio e fede. E i cileni in trasferta, in quel mese iridato in Francia, furono addirittura 45mila. “Lo spirito di gruppo – conferma Massari Temer – è la forza dei cileni. Non mollano mai. Dal primo all’ultimo secondo lottano come se quello fosse il pallone decisivo. In questi anni è stato costruito un gruppo unito, con una voglia di vincere enorme”.

Maglia rossa, pantaloncini blu, numeri bianchi, il Cile si basa su cinque atleti che giocano in campionati all’estero (Francia e Inghilterra) e gli altri che fanno parte della franchigia Selknam (una sorta di nazionale) iscritta al torneo della Super Rugby Americas. “Siamo la generazione della fatica, siamo quella che viene dalla terra, quella che ha vissuto al freddo e nelle avversità”, è il mantra dei rugbisti cileni. Se ne sono accorti i samoani: gli scorsi settembre e ottobre, in un doppio incontro, gli isolani sono stati prima costretti al pareggio 32-32, poi a una dura sconfitta, 31-12. Se n’erano accorti anche gli scozzesi: un anno fa accolsero il Cile come Scotland A a Edimburgo (ma non nel “tempio” di Murrayfield), senza concedere il crisma dell’incontro ufficiale, una presunzione tipicamente britannica, e rischiarono di perdere, raddrizzando infine il punteggio (19-17) ma non la prestazione. Ben diverso l’incontro fra Cile e Italia under 20, ma erano altri tempi: risale ai Mondiali di categoria del 2013, a Temuco in Cile gli azzurri s’imposero 50-6, il nostro Maxime Mbandà ricorda: “C’era un entusiasmo palpabile già a quei tempi, e chiaramente adesso è tutto amplificato, anche perché il Cile è davvero una bella squadra, combattiva e molto migliorata anche dal punto di vista tattico. Non pensavamo che il Cile sarebbe arrivato così in alto, l’attenzione era rivolta di più al Giappone e all’Uruguay, ma alla fine è sempre il campo a parlare e tutto quello che hanno ottenuto è davvero meritato, sarà bellissimo vederli affrontare l’Italia a Genova”.

I Còndores sanno di giocarsi molto. Clemente Saavedra, capitano del Cile del Selknam: “Il Cile non ha molte squadre sportive che stiano vivendo un buon periodo: il calcio non va bene, basket e hockey su prato non si sono qualificati ai Mondiali. Noi abbiamo un’opportunità unica e dobbiamo sfruttarla al meglio. Il fatto che il presidente cileno Boric abbia donato una nostra maglia al Papa è un segnale forte: significa che anche lui crede in questo progetto”. Ci crede soprattutto il c.t., Pablo Lemoine, uruguaiano, antico pilone. “Predica un gioco fisico, sporco possibilmente dentro le regole, fino a far perdere la lucidità, pazienza e disciplina agli avversari – spiega Massari Temer -. Insomma, guai a sottovalutare il Cile”.

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