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Il foglio sportivo
In panchina ci va l'intelligenza artificiale
L’allenatrice inglese Laura Harvey ha chiesto a ChatGPT "quale formazione adottare per battere le squadre della Nwsl?”. Il parere di Adriano Bacconi, padre delle match analysis: "L'AI è un amplificatore, ma la creatività, la lettura emotiva e la responsabilità non si automatizzano"
Prima o poi arriverà il giorno in cui un allenatore, alla disperata ricerca di una soluzione per migliorare i risultati della propria squadra, deciderà di rivolgersi non a uno dei tanti assistenti che solitamente compongono lo staff tecnico, ma a ChatGPT. Fantascienza? Forse. O Forse no. In realtà tutto questo succede già. Non molti giorni fa infatti Laura Harvey, allenatrice del Seattle Reign, squadra della NWSL (National Women's Soccer League), la massima divisione del calcio femminile statunitense, ha candidamente ammesso di aver chiesto un parere tattico al servizio offerto da OpenAI.
Come rivelato al podcast Soccerish Podcast e poi riportato dal Guardian, la Harvey ha espressamente domandato a ChatGPT “quale formazione adottare per battere le squadre della Nwsl?”. L’allenatrice inglese non ha rivelato la risposta prodotta dal servizio AI anche se il fatto che la squadra sia nel frattempo passata dalla difesa a quattro a quella a cinque lascia intuire come il cambio di modulo sia probabilmente stato parte integrante della soluzione suggerita da ChatGPT. Che peso ha l’Intelligenza Artificiale nel calcio? Qui non si sta parlando di analisi dei dati dei giocatori, da utilizzare poi in sede di calciomercato, ma dell’applicazione pratica dell’AI all’interno del rettangolo di gioco, come strumento ausiliare pronto ad aiutare l’allenatore.
Per saperne di più abbiamo sentito Adriano Bacconi, il padre della match analysis in Italia, ex assistente di (fra gli altri) Mircea Lucescu, Arrigo Sacchi e Marcello Lippi (col quale ha condiviso l’avventura Mondiali che ha issato l’Italia sul tetto del mondo nel 2006). Insomma, uno che di dati e di analisi se ne intende. A lui abbiamo chiesto cosa può portare l’AI agli allenatori a livello di supporto immediato, a partita in corso. “L’AI in panchina è un co-pilota: legge in tempo reale dove si crea o si perde vantaggio (spazi, superiorità, pressione)”, risponde Bacconi. “E ti propone scelte semplici e motivate. Ti faccio un esempio: ‘alza il terzino destro, crei 3 contro 2 sulla catena: probabilità di arrivare al tiro nei prossimi 5 minuti +7 per cento.’ Sulle palle inattive ti segnala il mismatch aereo; sui cambi, incrocia intensità e freschezza: ‘mezzala in calo, recuperi -12 per cento, valuta cambio entro 8 minuti. Non decide al posto tuo: ti toglie rumore, ti dà contesto e ti mostra il perché con clip e numeri chiari”.
Un sistema attualmente già in essere, almeno in Serie A. Dal 2019 infatti la Lega ha siglato un accordo con l’azienda Math&Sport, di proprietà dello stesso Bacconi. Come data partner della Serie A, Math&Sport fornisce a tutti i club il software IM Coach, che consente ad ogni allenatore in panchina di avere un’analisi in tempo reale di quanto sta accadendo sul campo. “Tale sistema – continua Bacconi – integra due fonti: tracciamento dei giocatori ad alta frequenza e dati evento. Un gateway li sincronizza, poi i modelli stimano controllo dello spazio, pericolosità dell’azione e rischio di subire transizioni. Il punto chiave è la spiegabilità. Ogni suggerimento arriva come notifica sul tablet con tre cose: cosa fare (‘abbassa il blocco di 5 metri’), perché (‘stai concedendo linea interna’), e una clip di 8-10 secondi che lo dimostra. In panchina e all’intervallo hai mappe, what if rapidi e avvisi soglia. È pensato per stare nel flusso della gara: poco testo, decisioni pronte, responsabilità tue”. Un assistente vero e proprio dunque. Così facendo, però, non si corre il rischio che, heideggerianamente, si finisca per essere dominati dalla tecnica? Cioè che, in pratica, l’AI arrivi a sostituire allenatori e match analyst?
“No – conclude Bacconi – L’AI vede pattern e simula scenari più in fretta dell’uomo, ma non conosce lo spogliatoio, le gerarchie, l’identità di gioco. È un amplificatore: riduce bias, porta evidenze, accorcia i tempi. Le decisioni restano umane e tracciabili: ogni suggerimento è motivato. Il valore dell’allenatore è scegliere cosa ignorare e cosa applicare, quando prendersi un rischio e come comunicarlo ai giocatori. La creatività, la lettura emotiva e la responsabilità non si automatizzano: l’AI è uno strumento, il progetto tecnico resta delle persone”.
Il foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA