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Il foglio sportivo
Collezionare maglie costa caro: “I prezzi stanno salendo, attenzione ai falsi”
Enrico Di Mauro possiede qualche centinaio di match worn, che ormai non sono più solo vintage, ma veri e propri cimeli storici. Tra le più ricercate ci sono anche quelle di Zico, Van Basten, Gullit, Baresi: "Io colleziono il modello, non il giocatore"
Una maglia bianconera della Juventus degli anni Ottanta, non necessariamente la numero dieci di Platini, può raggiungere il prezzo di duemila euro sui marketplace dedicati o tramite qualche intermediario. Se si parla della rara versione gialla, con lo scudetto cucito, di Zbigniew Boniek, il costo può lievitare fino a circa 3.500 euro. Questo perché i collezionisti, in particolare quelli polacchi, sono disposti a fare follie per un oggetto così iconico e difficile da reperire. Stiamo parlando di maglie indossate dai calciatori in partite ufficiali (la cosiddetta match worn), non delle repliche da negozio. Queste ultime hanno un mercato, ma di valore e fascino decisamente inferiori. I prezzi, in generale, sono aumentati notevolmente nell’ultimo decennio, con un’impennata nel periodo della pandemia, che ha visto crescere il numero di collezionisti e, di conseguenza, i costi. Ormai, le maglie degli anni Settanta e Ottanta non sono più solo vintage, ma veri e propri cimeli storici. Sono le più ricercate insieme alle più moderne maglie delle Nazionali ai Mondiali e agli Europei, così come quelle degli anni Novanta con la toppa della Lega (a partire dalla stagione 1996-1997).
Enrico Di Mauro, classe 1981, è un collezionista che si concentra esclusivamente sulle maglie match worn. Ne possiede qualche centinaio, la sua attenzione è focalizzata su quelle dei club e delle Nazionali degli anni Settanta e Ottanta. “In quegli anni le magliette erano molto belle, spesso artigianali, alcune ricamate a mano – spiega Di Mauro – subentra inoltre l’elemento rarità, sia perché gli anni stanno passando, sia perché un tempo con due o tre mute facevano un’intera stagione, e alcune di queste sono state rovinate o distrutte dal tempo”.
Il suo approccio al collezionismo è chiaro. . La stessa maglia numero 10 della Juve può essere stata utilizzata da più di un giocatore, non solo da Platini. La maglia Mars 1988-1989 del Napoli non è necessariamente quella di Maradona, che in alcune partite ha avuto la 16 o non ha giocato. È difficile arrivare alla certificazione assoluta, in ciò possono aiutare i protagonisti in campo o alcuni intermediari onesti e preparati”.
A proposito di Maradona, la sua maglia era ricercatissima ancor prima della sua scomparsa, ma dopo la morte del Diez i prezzi si sono impennati, creando anche problemi nel mercato. “Io non faccio collezione di quella di Maradona – ammette Di Mauro – sono usciti negli anni tante fake, soprattutto dopo la morte di Diego. L’argentino aveva fatto produrre mille maglie uguali marchiate NR da distribuire agli amici. Maglie esattamente uguali a quelle indossate in campo, ma un problema per i collezionisti”. Per le maglie delle Nazionali, il processo di autenticazione è spesso più semplice, soprattutto se l’oggetto è stato ottenuto direttamente dall’avversario che ha scambiato la maglia a fine partita, permettendo così un facile confronto con foto e video dell’incontro.
Tra i suoi pezzi più affascinanti, Di Mauro ne cita alcuni. La maglia più antica è una maglia dell’Unione Sovietica del 1973, “scambiata nei sotterranei dello Stadio Olimpico di Mosca. Allora era vietato scambiare la maglia e avere contatti con l’Occidente. Dal giocatore svedese Staffan Tapper ho avuto la maglia numero sei di Anatolij Konkov, oltre al gagliardetto e al manifesto della partita”. La più preziosa è invece “quella dell’ultima partita della Germania dell’Est, nel 1990. Gara di qualificazione agli Europei ‘92, poi trasformata in amichevole perché la Germania ormai si stava unificando. Si giocò in Belgio, c’erano solo 13 giocatori, tra cui Sammer che fece due gol. Io ho quella di Heiko Bonan, arrivata dal belga Lorenzo Staelens poi passata per un altro collezionista”.
Oggi tra le più ricercate ci sono anche quelle di Zico, Van Basten, Gullit, Baresi. “Le più costose quelle di Spagna ‘82, anche quelle azzurre che non hanno visto il campo valgono migliaia di euro. La maglia di Paolo Rossi ce l’ha un giocatore brasiliano, che dice di averla pescata nei panni sporchi nello spogliatoio. Ha chiesto decine di migliaia di dollari... Storie così ce ne sono tante e andrebbero sempre confermate”. E Roberto Baggio? “Le più prestigiose sono la 15 della Nazionale di Italia ‘90, quella degli esordi al Vicenza, e poi, come al solito, della Juve”.
Di Mauro colleziona non solo maglie di fuoriclasse, ma ha anche una lunga serie di magliette della Cavese nelle serie minori, questa è soprattutto una questione sentimentale visto che l’appassionato è nato a Cava de’ Tirreni ed è tifoso della squadra locale. “Della Cavese ne ho ventitré che coprono un periodo che va dal 1973-1974 fino al 1999-2000. Le mie preferite però sono quelle con lo stemma dell’aquilotto e lo sponsor Colorificio Farano. Maglie belle, semplici e diventate iconiche, dal blu notte inconfondibile. La maglia più bella che penso di avere è infatti una rarissima maglia da trasferta della stagione 1981-1982 con banda orizzontale blu e sempre sponsor Colorificio Farano. È una maglia molto rara, l’unica esistente di quella stagione. La sorte del resto della muta è infatti avvolta nel mistero: non se n’è saputo più nulla”.