guanti sporchi #10
L'armonia necessaria di Marco Carnesecchi
Il portiere dell'Atalanta, per trasformare in rimpianto il tiro di Jesper Karlström, non aveva scelta che affidarsi al gesto fisico più complicato e spettacolare per un estremo difensore: il balzo obliquo con il braccio di richiamo
Mentre il dribbling e il tiro sono questione prettamente di gambe, durante i quali il resto del corpo si limita a essere un accessorio necessario all'equilibrio o a poco altro (a eccezione di certe finte dove il busto diventa protagonista per discordanza di movimento con gli arti inferiori), chi sta in porta ha quattro arti da controllare. Rendere armonioso un movimento è il doppio più difficile.
Konstantin Sokolov, l'allenatore dei portieri della Dinamo Mosca tra il 1945 e il 1970, l'uomo che contribuì con i suoi allenamenti a far diventare Lev Yashin il portiere più forte della sua epoca – e tra i portieri più forti della storia del pallone – sosteneva che era l'armonia ciò che rendeva grande un portiere, che solo un estremo difensore armonico poteva diventare un ottimo numero 1. Il ruolo del portiere ha a che fare con la grazia, con la bellezza del movimento, è l'anello di congiunzione tra uno sport poco raffinato come il calcio con altre discipline dove l'armonia del corpo si esprime invece appieno.
Ci sono palloni che possono essere respinti con un movimento minimo del corpo, altri che non possono fare a meno del gesto armonioso di un corpo che salta, si allunga, si sforza in ogni modo di raggiungere un pallone. Nel primo caso la sensazione di posticcio, di esagerato, invade tutto. Nei secondi, l'armonia diventa bellezza.
Sabato 1 novembre, al Bluenergy Stadium, un tempo soltanto stadio Friuli, al 42esimo minuto di Udinese-Atalanta, il portiere dei nerazzurri, Marco Carnesecchi, ha concesso agli spettatori qualche istante di potente e aggraziata armonia quando si è lanciato in aria per cercare di trasformare in rimpianto il bel tiro che Jesper Karlström aveva scagliato contro la porta atalantina. Non aveva alternativa che fare quello che ha fatto il numero 1 della Dea. Non c'erano altre vie alternative per respingere il pallone se non quella dell'esplosione dell'armonia del gesto fisico più complicato e spettacolare: il balzo obliquo con il braccio di richiamo, quello buono per guadagnare quei pochi centimetri necessari per cambiare un destino che sembrava scritto, quello del gol.
Le tre migliori parate della decima giornata di Serie A
1. Marco Carnesecchi al 42esimo minuto di Udinese-Atalanta 1-0 – 5 punti
2. Mike Maignan all'81esimo minuto di Milan-Roma 1-0 – 3 punti
3 Ex aequo. Elia Caprile al 30esimo minuto di Lazio-Cagliari 2-0 – 1 punti
3 Ex aequo. Emil Audero al 25esimo minuto di Cremonese-Juventus 1-2 – 1 punti
La classifica dopo 10 giornate
1. Elia Caprile (Cagliari), Mike Maignan (Milan) e Ivan Provedel (Lazio), 14 punti;
4. Arijanet Murić (Sassuolo) e David De Gea (Fiorentina), 12 punti;
6. Marco Carnesecchi (Atalanta) e Nicola Leali (Genoa), 6 punti;
8. Wladimiro Falcone (Lecce) e Mile Svilar (Roma), 5 punti;
10. Zion Suzuki (Parma), 3 punti;
11. Maduka Okoye (Udinese), 2 punti;
12. Emil Audero (Cremonese), 1 punto.
Quello che avete letto è Guanti sporchi, un divertissement calcistico-narrativo sui numeri uno della Serie A e sulla parata che in qualche modo ha reso migliore, almeno dal punto di vista di quella minoranza che si veste diversamente dagli altri in campo, il fine settimana calcistico. Tutti gli episodi precedenti li trovate qui.
Gli scacchi presi con filosofia
Il gambetto di Halloween che spaventa tanti giocatori