(foto Ap)

calcio

Il Marocco vince per la prima volta il Mondiale under 20

Alex Čizmić

E' la seconda selezione africana a vincere il trofeo. Ma è un successo che viene da lontano, frutto di un progetto federale strutturato

Il Marocco ha sorpreso il mondo conquistando per la prima volta il Mondiale U20, battendo 2-0 in finale la favorita Argentina. La nazionale nordafricana è soltanto la seconda selezione del continente a vincere il trofeo più prestigioso della categoria, dopo il Ghana nel 2009. A differenza delle Black Stars, che avevano centrato il titolo grazie a un mix di talento individuale e a un’alchimia di squadra circostanziale, il successo del Marocco — arrivato dopo aver eliminato anche altre potenze come Spagna, Brasile e Francia — è il frutto di un progetto federale strutturato, avviato sedici anni fa e già evidente nei progressi della nazionale maggiore.

Oggi il Marocco può vantare una delle federazioni calcistiche più organizzate al mondo ed è, senza dubbio, il paese africano più avanzato nella formazione giovanile. Tutto è cominciato nel 2009 con la nascita dell’Accademia Mohamed VI, inaugurata dal re in persona dopo un investimento di 13 milioni di euro. È un centro unico nel suo genere in Africa, paragonabile per infrastrutture e qualità formativa alle migliori scuole calcio internazionali. Non a caso, ben quattro giocatori della nazionale U20 campione del mondo sono cresciuti tra le sue mura, tra cui Yassir Zabiri, uno dei capocannonieri del torneo, e Othmane Maamma, miglior calciatore della competizione. I frutti dell’accademia si vedono anche nella nazionale maggiore, dove figurano diversi ex allievi: Youssef En-Nesyri (Fenerbahçe), Nayef Aguerd (Marsiglia), Azzedine Ounahi (Girona) e Oussama Targhalline (Feyenoord), tutti formatisi nel centro tecnico di Salé, vicino alla capitale Rabat.

Nel 2014, il Marocco ha affiancato alla formazione locale una rete di scout attivi nei paesi europei con una forte presenza di comunità di origine marocchina, con l’obiettivo di monitorare ogni giovane calciatore con il potenziale per rappresentare i Leoni dell’Atlante. Il primo ingaggio è stato Rabie Takassa, oggi coordinatore di un team composto da cinque professionisti che operano in Spagna, Francia, Italia, Germania, Paesi Bassi e Belgio. A breve dovrebbe aggiungersi un altro osservatore dedicato al monitoraggio dei campionati scandinavi. Gli osservatori svolgono un ruolo chiave non solo nell’identificazione dei talenti, ma anche nel primo contatto con i potenziali nuovi rinforzi delle varie nazionali. Sono loro a interfacciarsi direttamente con i giovani calciatori e le loro famiglie, illustrando il progetto della federazione e i suoi obiettivi a lungo termine. Secondo Takassa, le conversazioni con i giocatori binazionali raramente prendono una piega negativa. È convinto che, anche per molti di coloro che militano nelle nazionali giovanili di altri paesi, il sogno di esordire un giorno con la maglia del Marocco rimanga vivo. “Tutti i giocatori di origine marocchina hanno sempre qualcosa dentro che li lega al Marocco”, spiega, ricordando che la maggior parte di loro visita il paese quasi ogni estate con la famiglia. Questo lavoro meticoloso ha innalzato la competitività della nazionale, convincendo anche quei talenti esitanti come Brahim Diaz — che era in attesa di una chiamata dalla Spagna — a rispondere alla chiamata della federazione marocchina.

Di più su questi argomenti: