
Ansa
Il foglio sportivo
Una festa a cinque cerchi per pensionare San Siro
Dopo Cortina, Roma e Torino, anche Milano avrà il suo Stadio Olimpico, anche se poi verrà abbattuto. Balich e la cerimonia dei Giochi: “Pace, inclusività e abbracci: armonia”. Un tributo ad Armani e al made in Italy
San Siro andrà in pensione da Stadio Olimpico. Dopo aver ospitato la cerimonia inaugurale di Milano-Cortina il 6 febbraio diventerà il quarto stadio italiano a potersi fregiare di un aggettivo che proprio insignificante non è. Dopo Cortina, Roma e Torino, anche Milano avrà il suo Stadio Olimpico, peccato che poi verrà abbattuto. “Era l’unica soluzione”, ribadiscono tutti. “Sapere che avremmo ospitato la cerimonia inaugurale a San Siro e quella di chiusura all’Arena di Verona è stato un valore aggiunto per ottenere l’organizzazione dei Giochi”, spiega Giovanni Malagò che ora è il presidente della Fondazione e non più il numero uno del Coni, come racconta anche il nuovo pin che porta all’occhiello. Almeno San Siro andrà in pensione ospitando il più grande spettacolo sportivo mai visto in Italia. Sono queste le intenzioni di chi da anni sta lavorando alla cerimonia inaugurale che sarà la prima della storia olimpica a essere diffusa. “Milano Cortina ha scelto di costruire un modello innovativo e sostenibile, in linea con la sua missione e con l’eredità che intende lasciare. La cerimonia di apertura sarà il primo momento in cui questo racconto prenderà forma davanti al mondo, con una visione che rispetta i territori, valorizza i talenti e parla alle generazioni future”, ha detto Andrea Varnier, l’amministratore delegato, l’uomo che ha salvato i Giochi dal disastro lasciato da chi lo aveva preceduto in quel ruolo.
Per mettere gli atleti al centro della cerimonia e non mandarli in barca in gita sulla Senna, si è infatti deciso di farli sfilare contemporaneamente in quattro location: San Siro, Cortina, Livigno e Predazzo. “Ai Giochi invernali tanti atleti non possono partecipare alla cerimonia che è sempre lontana dai luoghi delle gare. Noi abbiamo deciso di farli sfilare in contemporanea in quattro luoghi e di avere due alza bandiere, due inni, due bracieri con il fuoco olimpico (quello di Milano all’Arco della Pace) e quindi due ultimi tedofori ad accenderli”, spiega Marco Balich che, dopo aver ideato la cerimonia di Torino vent’anni fa, firmerà con la sua squadra di star italiane anche quella di Milano-Cortina. Sarà una cerimonia diffusa, come diffusa sarà quest’edizione dei Giochi. “Da qui non si tornerà più indietro”, prevede Balich che di Giochi e cerimonie se ne intende. Il Coni ha chiesto e ottenuto dal Cio, di poter schierare quattro portabandiera. Saranno due atlete e due atleti e molto probabilmente ne sfilerà uno in ogni location. Per tutti gli altri il limite sarà il solito: due. Il toto nomi è già scattato: Sofia Goggia o Federica Brignone a Cortina, Arianna Fontana a Milano, Chicco Pellegrino a Predazzo, Dominik Paris a Livigno. Luciano Buonfiglio, il nuovo presidente del Coni, li annuncerà a dicembre, dopo aver presentato il progetto Casa Italia alla Triennale a 100 giorni dal via dei Giochi.
Entreranno in campo 4.000 volontari e la cerimonia che scatterà alle 20 non durerà più di due ore e mezza. “Non voglio svelarvi troppo perché se vi dicessi ora che a Natale vi regalerò un bel maglione di cachemire, poi perdereste il gusto della sorpresa”, aggiunge Balich. Per ora si sa che avremo un tributo a Giorgio Armani, eccellenza italiana e anche l’uomo che da Londra firma le divise della squadra olimpica italiana. Il presidente Mattarella aprirà i Giochi, ma pare non abbia chiesto di lasciare sotto la pioggia Macron per vendicarsi del trattamento ricevuto a Parigi. L’unica star annunciata per ora è Matilda De Angelis, giovane attrice emergente, protagonista di diverse serie di successo su Netflix. “È un giovane talento italiano conosciuto nel mondo. Vogliamo mostrare anche la faccia internazionale dell’Italia”. A Torino ci fu l’ultima esibizione di Pavarotti, a Milano probabilmente sentiremo altra musica perché con la cerimonia di chiusura all’Arena certe carte musicali verranno giocate là. “In vent’anni il mondo è cambiato, a Torino non esistevano i social, non c’erano tante altre cose belle o brutte come le guerre che ci sono oggi o almeno erano distanti. Quello che non è cambiato è la nostra voglia di emozionare, di creare uno spettacolo indimenticabile che ispiri le giovani generazioni che dia loro l’orgoglio di appartenere a questa bellissima nazione. Racconteremo di valori come la pace, l’inclusività, l’abbraccio, appunto l’armonia”.
La parola guida della cerimonia sarà proprio questa: armonia. “L’Armonia non è solo ciò che si vede o si ascolta, ma ciò che unisce, ispira e costruisce il futuro”. Armonia tra città e montagne, tra uomo e natura, tra popoli, arti e culture, bellezza e colori, musica e stile, tradizione e futuro. “Sarà un omaggio allo spirito italiano e un messaggio di pace”. Il palco centrale sarà una spirale da cui si accederà dai quattro angoli dello stadio. Non avendo una pista di atletica, si troverà il modo di far sfilare gli atleti in modo diverso dal solito con la complessità di farlo in contemporanea da quattro posti diversi. Sarà una grande spettacolo televisivo che raccoglierà un’audience mondiale di due miliardi, due miliardi e mezzo di persone. Il mondo ci guarderà e non potremo sbagliare. Dopo aver vissuto cerimonie invernali in mini impianti, a parte Pechino, si torna in uno stadio vero da oltre 70.000 posti che andranno tutti esauriti nonostante i prezzi folli. “Non chiedete biglietti omaggio. Non ce ne saranno”, scherza (ma non tanto) Malagò. Che invece non scherza affatto sul lavoro che resta da fare: “Mancano poco più di cento giorni: ci vogliono tutti”. Il mondo ci guarderà, non possiamo sbagliare.