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editoriali

Niente Maccabi, siamo inglesi

Redazione

Con la scusa di non tollerare l’antisemitismo, Birmingham si libera dei tifosi israeliani

Se fosse per chi amministra il calcio e per chi con il calcio ci ha a che fare – ossia sindaci, assessori, presidenti di enti territoriali – i tifosi, quelli che tengono per davvero ai colori di una squadra tanto da renderli, in un modo o nell’altro, una sorta di ragion d’essere, sarebbero stati già eliminati da un pezzo. Perché disturbano, ragionano e agiscono per conto loro. Soprattutto perché non hanno la minima volontà di spendere centinaia o migliaia di euro per un posto a sedere. Sono un errore storico, il riflesso di un calcio d’antan che puzza di vecchio secondo la loro idea di business calcistico. E così accade, ovunque, che si provi a fare a meno dei tifosi, quelli che chiamano ultras, mettendo all’interno di questa etichetta in pratica tutto ciò che esiste di diverso dalle poltroncine nelle zone vip degli stadi. Basta una scusa.

 

A Birmingham, il Safety advisory group della città – l’ente responsabile della sicurezza al Villa Park – ha allargato al massimo possibile il concetto di ultras. Ha stabilito che tutti i tifosi del Maccabi Tel Aviv, il 6 novembre, non potranno assistere alla partita di Europa League contro l’Aston Villa. La scusa è che non possono “tollerare l’antisemitismo nelle strade” e che la polizia “non ha la capacità di gestire eventuali proteste”. Anche perché la polizia considera la partita ad alto rischio, non tanto per quanto accaduto fuori da una sinagoga di Manchester il 2 ottobre, quanto per “la pericolosità e la violenza degli ultras del Maccabi”.

 

La soluzione più illogica è stata resa logica: vietiamo a chiunque tiene per il Maccabi di assistere alla gara, inclusi i tre ex ostaggi rapiti dai terroristi di Hamas e tifosi del Maccabi, Emily Damari e i fratelli Ziv e Gali Berman. Insomma una discriminazione per evitare di avere a che fare con le discriminazioni. Il premier Keir Starmer ha parlato di “decisione sbagliata” perché tra i compiti della polizia “c’è quello di assicurare che tutti i tifosi possano godere le partite senza temere violenze o intimidazioni”. Ogni tanto servirebbe ricordarlo, anche per chi viene fatto rientrare nel calderone degli ultras.