Ansa

Il Foglio sportivo - That win the best

La Serie A a Perth, la Liga a Miami: è calcio intrattenimento

Jack O'Malley

Scimmiette ammaestrate sugli spalti e scimmiette silenti e grate in campo, ecco lo sport che vogliono. E' la prova finale del fatto che in fondo la gente sugli spalti è intercambiabile: l'importante è che paghi

Da inglese vecchio stampo quale sono non posso non brindare al neocolonialismo calcistico su cui hanno deciso di buttarsi la Liga e la Serie A. Come definire altrimenti l’idea idiota di andare a giocare Milan-Como a Perth, e Villareal-Barcellona a Miami? L’intenzione è quella di educare popoli sottosviluppati allo sport più bello del mondo, anche se forse far vedere agli australiani una squadra allenata da Allegri è il modo migliore per far tornare loro la voglia di cacciare i canguri con le lance. Per quel che riguarda gli Stati Uniti, invece, sottolineo il 3-0 inflitto dall’Under 20 americana all’Italia e lascio a voi le analisi del caso, purché non vi azzardiate a dire che non si gioca più a calcio per strada come una volta perché vi spacco la bottiglia di brandy sulla testa (dopo essermela scolata, of course). 

 

Leggo che la Liga è pronta a pagare il viaggio ai tifosi che vorranno andare a Miami e a rimborsare il prezzo del singolo incontro agli abbonati che non potranno comunque permettersi di volare oltreoceano per vedere una partita magari pure di merda. E' la trasformazione definitiva del calcio in intrattenimento sradicato dal contesto, in evento “globale” nel senso di appartenente a nessuno, è la prova finale del fatto che in fondo la gente sugli spalti è intercambiabile: se paga, sta seduto nel posto assegnato, fa cori educati, beve birra analcolica e non rutta troppo forte non importa se il tifoso del Milan sugli spalti della sfida col Como è uno studente milanese o un surfista di Perth. La china è quella: il nuovo allenatore dell’Inghilterra, Thomas Tuchel, si è giustamente lamentato del fatto che i tifosi inglesi a Wembley sono stati zitti durante tutta la partita contro il Galles. Era un’amichevole, vero, magari con meno appeal di Gibilterra-Nuova Caledonia di mercoledì scorso (a proposito di colonialismo), ma pur sempre un derby britannico finito 3-0, eppure durante i novanta minuti si sono sentiti quasi esclusivamente i supporter gallesi. Perché stupirsi, però? 

 

Dopo anni di anestetizzazione del tifo e arresti di chi emetteva un buu di troppo la gente si è abituata a tacere anche allo stadio, stronzi. La prossima amichevole invece di giocarla a Wembley organizziamola a Los Angeles a questo punto. E se qualche giocatore o allenatore si lamenta rinfacciamogli il fatto che guadagna tanti soldi e quindi non deve rompere le palle: scimmiette ammaestrate sugli spalti e scimmiette silenti e grate in campo, ecco il calcio che piace, roba da far uscire il fegato dall’arco costale. Poi si lamentano della pirateria.

Di più su questi argomenti: