Il nuovo ct della Nazionale di basket, Luca Banchi (foto LaPresse)

Luca Banchi porta in Nazionale il basket come religione laica

Marco Gaetani

Chi è il nuovo commissario tecnico che sostituirà Gianmarco Pozzecco in Azzurro. La Federbasket affida una fase cruciale, quella dell’inizio di un nuovo ciclo, anche se rimarrà qualcuno degli elementi storici del gruppo delle ultime spedizioni

Il segreto di Pulcinella è durato davvero poco. La definizione l’aveva fornita direttamente il numero uno della Federbasket, Gianni Petrucci, e l’annuncio di Luca Banchi come nuovo commissario tecnico della Nazionale era diventato quasi un optional. Venerdì, per la prima volta, l’uomo che si è fatto strada nel mondo del basket partendo dalle giovanili grossetane parlerà alla stampa da capo allenatore dell’Italia, lui che su una panchina azzurra si era già seduto in tutt’altra veste, da ct dell’Under 20 e di una Nazionale sperimentale.

   

Era parso a tutti, da subito, il nome più credibile: più del pur fenomenale Trinchieri e del lanciatissimo Poeta. A far pendere la bilancia dalla parte di Banchi, la fortunata esperienza alla guida della Lettonia, che lo aveva rimesso sulla mappa della pallacanestro europea di primissimo livello dopo un periodo di alti e bassi, che lo aveva visto rilanciarsi a Pesaro per dimenticare un esilio in Russia poco fortunato. Il quinto posto al Mondiale del 2023 è diventato un biglietto da visita da esibire al momento giusto, perché ha dimostrato la capacità del toscano di allenare nazionali e club allo stesso modo, e non è affatto cosa da poco.

   

“Sono arrivato lì nell’indifferenza più assoluta, Porzingis non mi aveva nemmeno riconosciuto. Lo incontrai per strada, pensava fossi uno che voleva l’autografo”, ha detto tempo fa in un’intervista a Domani. Un rischio che non corre da queste parti, essendo passato per le tre corazzate del secolo in corso del nostro basket: la Mens Sana Siena, prima da vice di Simone Pianigiani nell’epoca d’oro del Montepaschi e poi come continuatore del suo lavoro, con la squadra portata al titolo (poi revocato per le note vicende) nel 2013; l’Olimpia Milano, campione d’Italia ai suoi ordini nel 2014; infine, la Virtus Bologna, presa per mano in maniera un po’ turbolenta nella tarda estate del 2023, proprio dopo l’exploit lettone.

 

A Banchi, la Federbasket affida una fase cruciale, quella dell’inizio di un nuovo ciclo, anche se rimarrà qualcuno degli elementi storici del gruppo delle ultime spedizioni: ma sono ancora vive le immagini dell’addio al basket di Belinelli e all’azzurro di Gallinari. C’è una Nazionale da provare a portare finalmente sul podio: l’ultima medaglia di una squadra maschile senior è ancora l’argento olimpico del 2004.

   

Il basket, per Banchi, ha assunto negli anni il valore di una religione laica, la ragione di vita della sua famiglia. E da coach ha sempre scelto di fare un passo indietro: prima i giocatori, poi le sue idee. Con la Virtus ha dimostrato di poter reggere il colpo anche in Europa nonostante investimenti lontani da quelle delle big. L’auspicio è che possa rappresentare la guida ideale per un gruppo che si poggerà su volti più o meno nuovi: l’Europeo ha mostrato che Diouf e Niang sono già prontissimi per palcoscenici importanti, servirà un ulteriore step da parte dei vari Spagnolo e Procida, quest’ultimo chiamato all’esame del Real Madrid in questa stagione, e chissà chi altro. Arriva dopo Pozzecco, che negli Stati Uniti definirebbero un players coach, un maestro dei rapporti con i giocatori, pronti a buttarsi nel fuoco per lui. Una veste che non gli ha risparmiato critiche aspre, destino forse impossibile da evitare per chi assume un incarico così importante: è toccato a tutti, anche a chi ha vinto negli ultimi 40 anni, da Messina a Tanjevic, passando per Charlie Recalcati. Fin dal suo addio, il nome sulla bocca di tutti era quello di Luca Banchi, 60 anni spesi per il basket. E il basket italiano, adesso, non vede l’ora di scoprirlo in questa nuova veste.

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