Gli Azzurri del volley maschile ai Mondiali 2025 (foto Ap, via LaPresse)

sotto rete

Prove di grande Italia ai Mondiali di volley. Belgio battuto, ora la semifinale

Enrico Veronese

De Giorgi aveva il compito di far cancellare la sconfitta coi belgi nel turno precedente semplicemente tornando a fare ciò che la Nazionale sa fare. C'è riuscito

È il momentum, direbbero gli spin doctor se fosse una campagna elettorale. È l’Italia-wave, annotano i cronisti di cultura pop prestati alla pallavolo, memori del recente exploit femminile e di una tradizione che solo carsicamente si nasconde, per tornare realtà effettiva. Il sestetto azzurro di Ferdinando de Giorgi, con ben pochi cambi chiamati in causa dalla panchina, si sbarazza in poco più di un’ora del Belgio che l’aveva sconfitto al tie-break in fase eliminatoria, e vola in semifinale ai Mondiali filippini, dove incontrerà la vincente tra la Polonia (rivale ormai classica, arroccata attorno a Wilfredo León) e la rivelazione Turchia, che scala posizioni in tutti gli sport di squadra.

 

Dopo l’esito abbastanza imprevedibile nel turno precedente, entrambi gli allenatori avevano la necessità di resettare: Emanuele Zanini alla guida del Belgio -scuola italiana come Roberto Piazza per l’Iran e Chicco Blengini in Bulgaria - doveva togliere dalla testa dei suoi ragazzi la facile fattibilità di una nuova impresa (“ripetere quella gara è impossibile”), mentre Fefè aveva il compito di far cancellare una prestazione sofferta semplicemente tornando a fare ciò che l’Italia sa fare.

   

F oto Ap, via LaPresse
       

Ovvero sublimare la regia euclidea di Simone Giannelli, che aggiunge un nuovo mattone al suo essere diventato forse il palleggiatore italiano più forte di sempre, a dispetto dei suoi 2 metri e 5 centimetri e di quel pizzetto anni Novanta che continua a sfoggiare; insistere con la peculiarità dei mancini, Alessandro Michieletto grande anche nei salvataggi a terra e Yuri Romanò chiamato in causa inizialmente meno del dovuto. Aggiungere la crescita esponenziale di Mattia Bottolo in banda e Giovanni Gargiulo al centro, affidarsi agli ace e ai muri di Roberto Russo e non rimpiangere Daniele Lavia bloccato da terribili fratture, né il sereno riflusso del saggio Simone Anzani.

   

Nello show di musica e luci della Mall of Asia Arena di Pasay, periferia di Manila, Zanini si affida al blocco del Roeselare trapuntato dai trasfertisti avvezzi al campionato italiano: l’opposto di Milano, Ferre Reggers, il palleggiatore Stijn d’Hulst che contribuì alla grandezza della Lube Civitanova, l’esperto martello Sam Deroo già a Modena e Verona, oggi il migliore dei suoi in tutti i fondamentali. De Giorgi risponde col sestetto base e naturalmente il prezioso Fabio Balaso libero.

   

Dopo le schermaglie iniziali arriva il primo break azzurro con Bottolo e due ace di Romanò, per smorzare la continuità dei quali il Belgio è costretto a chiamare repentinamente due time out consecutivi. Percepita la difficoltà degli avversari, che spesso schiacciano lontano, Giannelli sceglie di andare di là della rete anche con le seconde palle; occhi di tigre e concentrazione fanno il resto per chiudere 25-13, Fefè si raccomanda di dimenticare subito l’esito.

  

Si riparte con due cambi in maglia rossa, a rievocare lo stesso assetto che seppe battere l’Italia solo una settimana fa. Ma non funziona: il set prende la falsariga appena vista e l’Italia scappa, nonostante i tentativi di rimanere aggrappati a due punti e la tardiva rimonta finale che fissa lo scarto a 18, infondendoci solo una discreta e relativa preoccupazione. Dall’inizio dell’incontro, le previsioni di vittoria dell’algoritmo parlano di 93 a 7, e tali rimarranno stabilmente fino alla fine.

 

Nel terzo decisivo il Belgio parte meglio (5-7) ma si va punto a punto, fino al break italiano (14-10) costruito quasi tutto a muro. C’è anche la piacevole sensazione di sentire finalmente una spiegazione da parte arbitrale, che motiva il fischio di una doppia a Russo -senza accorgersi ormai di tante “accompagnate”...- mentre dal terreno non arrivano brividi, con distacco sempre contenuto a quattro punti: l’ace di Michieletto e i rimbalzi gommosi di Giannelli indirizzano il finale, 25-18. 

 

Aspettando di vedere cosa succederà domani nell’altro lato del tabellone, tra Repubblica Ceca e Iran la mattina, Stati Uniti e Bulgaria dopo pranzo, il Mondiale delle sorprese non accoglie anche l’Italia tra le vittime eccellenti, come accaduto al Brasile e all’olimpica Francia durante i gironi. Tutto è ormai possibile, anche passare dal contemporaneo flop ai quarti delle Olimpiadi di Tokyo 2021 all’eventuale doppio titolo mondiale lo stesso anno per le donne e gli uomini.

 

Dovesse succedere, forse verrà più naturale colmare il gap di popolarità e allure che stranamente il sestetto maschile si trova a scontare, sia nei confronti della compagine guidata da Julio Velasco (egli stesso un bonus inevitabile alla bravura, alla simpatia e al fascino delle sue atlete), sia proprio verso il mito del passato più che trentennale, quando l’attuale selezionatore alzava palloni e un Paese intero rimaneva abbagliato dalla Generazione di Fenomeni. Sarà forse priva di “personaggi” da spettacolo, la sua squadra, ma è tutta stimata gente di parquet: ed è quello che conta davvero.

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