
(Ansa)
Il Foglio sportivo
Antonella Palmisano in marcia su Tokyo
Per i Mondiali di atletica leggera, la marciatrice italiana torna nel paese dove vinse l’oro olimpico quattro anni fa: “Avrò il portafortuna di mia madre”
Pronti via e tocca a lei. All’una di notte italiana fra venerdì 12 e sabato 13 settembre (quando in Giappone saranno le 8 del mattino di sabato) sarà proprio Antonella Palmisano la prima olimpionica del 2021 ad aprire la caccia alle medaglie azzurre ai Mondiali di atletica leggera. Da Tokyo a Tokyo anche se 4 anni anni fa l’impresa della marciatrice pugliese (come quella del corregionale Massimo Stano, qui assente per infortunio) avvenne a Sapporo, ma questo è un dettaglio. Non è un dettaglio, invece, che la marcia iridata preveda, in questo caso, prima la 35 km e una settimana dopo la 20 km, invertendo l’ordine delle ultime due edizioni iridate. Antonella, convinta dal marito-allenatore Lorenzo Dessi, ha deciso di doppiare, con l’incognita dell’effetto che farà su marciatrici e marciatori la fatica della gara lunga disputata presumibilmente con 40 gradi e quasi l’80 per cento di umidità. Ma prima di partire giovedì scorso per il pre-camp di Tokorozawa, è proprio la capitana azzurra a raccontarci l’aneddoto che racchiude tutto lo spirito con cui si avvicina a questo ritorno nella terra dell’oro.
“Tutti mi chiedono se avrò ancora fra capelli un fiore con perline d’oro simile a quello che mi fece a mano mia madre Maria per vincere a Sapporo nel 2021. Ebbene, io avrò esattamente lo stesso fiore di quattro anni, ripulito e rigenerato da mia madre. E sapete perché? Perché l’anno scorso venendomi a trovare a Roma prima che partissi per Parigi mia madre si accorse che una delle due Torri Eiffel in miniatura che mi aveva regalato come portafortuna si era rotta. E lei che da donna del sud è molto scaramantica, mi disse piangendo: ‘Figlia mia questa Olimpiade non nasce benissimo’. Sapete tutti come andò: presi il Covid ritirandomi nella gara individuale e rimediando un piazzamento in staffetta. Riavrò il portafortuna giusto”.
Dopo gli infortuni e i tormenti che seguirono quell’oro olimpico è tornata in forma e si presenta addirittura col secondo miglior tempo mondiale stagionale della 35 km.
“Il record italiano di 2h39’35” ottenuto in febbraio a Podebrady alla prima e unica esperienza sulla distanza è stata una sorpresa anche per me, mi aspettavo almeno 5 minuti in più. Non ho avuto crisi e non ho fatto la fatica che mi aspettavo e per questo ho ceduto alle insistenze di mio marito di provare anche la 35 km. Io amo il caldo, ma con l’umidità di Tokyo nessuna di noi marciatrici sa come uscirà da questa fatica”.
Lei aveva sperimentato le condizioni proibitive di Tokyo nei test dell’agosto 2019 in vista della 20 km olimpica che poi, a causa del Covid, fu spostata nel fresco di Sapporo.
“Esatto, quei test mi torneranno utili adesso di fronte a una decina di avversarie che si contenderanno le medaglie. Cito la spagnola María Pérez e la peruviana Kimberly García che hanno realizzato le precedenti doppiette iridate su 20 e 35 ma anche le cinesi, l’ecuadoriana Torres, l’australiana Montag e per la 35 la nostra Giorgi”
Pérez e García, un’amica e una nemica!
“Sì, con la peruviana non ci salutiamo nemmeno. Invece con la spagnola siamo in contatto continuo da anni, quest’anno ci siamo allenate insieme a Livigno prima che io mi trasferissi a Ostia e Roccaraso”.
La condizionerà l’assenza del suo “gemello” Stano?
“Non nascondo che la sua rinuncia per infortunio è stato un brutto colpo: mi mancherà una spalla fidata. Ma su come si risorge dagli infortuni io posso dargli tanti consigli. Dopo Tokyo 2021 sono stata ferma un anno e mezzo finché non ho capito che dovevo operarmi all’anca per risolvere il problema. È veramente dura quando il mondo ti crolla addosso. Poi, dopo l’oro europeo di Roma, quando sono risorta è arrivato il Covid di Parigi e lì avevo pensato veramente di ritirarmi. Se non avessi avuto attorno le persone giuste non sarei tornata”.
Ecco, fra tanti atleti che si fanno allenare dai genitori lei ha scelto addirittura un marito-coach. Come ci si trova?
“Non sempre è facile. E poi col caratterino che ho io quando ci alleniamo mi viene da rispondergli male certe volte. Soprattutto quest’anno che con l’obiettivo della 35 abbiamo dovuto raddoppiare le distanze di allenamento. Ma poi quando i risultati vengono…”
Intanto alla prossima Olimpiade di Los Angeles 2028 ci sarà solo la prova corta assimilata alla mezza maratona come distanza. Niente distanza lunga e neanche staffetta.
“Sì mi sembra una mancanza di rispetto verso la marcia e soprattutto verso i giovani marciatori questo continuo cambio di rotta. Alla fine la staffetta mi stava piacendo…”.
E come ci si sente a 34 anni a contendere le medaglie ad avversarie tutte più giovani?
“Come dico spesso, l’esperienza serve ad avere dei ricordi non a vivere di ricordi. È tutta saggezza che si acquisisce. Muscolarmente sto bene e mi sono tolta anche la fissazione del record italiano dei 20 km che resterà la più grande amarezza della mia carriera. Ora pensiamo a questa 35 e per la 20 si vedrà”.


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