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a canestro
L'avvio debordante della Germania agli Europei di basket
Una macchina da punti, concedendone oltre 30 in meno di media agli avversari. E per giunta senza allenatore in panchina: lo show tedesco proseguirà oltre la fase a gironi?
Strapotere a canestro. In tutta la storia degli Europei di basket, mai si era visto un avvio come quello della Germania nel 2025. Già aritmeticamente qualificata agli ottavi da prima in classifica, con un turno d’anticipo, conquistando il Gruppo B come da copione. Ma c’è modo e modo di vincere. E quello dei tedeschi, finora, è senza precedenti: 109,5 punti a partita, +134 tra fatti e subiti (per uno scarto medio di 33,5 punti). D’accordo, le avversarie sul cammino – tranne la pur sempre temibile Lituania, annichilita per 107-88 – non saranno state irresistibili. Ma per qualità di gioco, capacità realizzative e profondità degli interpreti, si faticano a intravedere altre rivali nello stato di grazia dominante di Schroder e compagni. Nonostante infortuni, imprevisti e cabala: l’unico trofeo festeggiato a Berlino negli annali della competizione risale al lontano 1993. Dopo l’oro mondiale di due estati fa, è tempo di aggiornare la bacheca. Se non ora, quando?
Il colmo è che la squadra sta straripando sul parquet malgrado diverse assenze pesanti. Oltre al lungodegente Moritz Wagner – uno dei due “Nba brothers”, mentre Franz è fra i trascinatori della spedizione – s’è aggiunto a torneo in corso il forfait di Johannes Voigtmann, veterano sotto i tabelloni. Mentre Álex Mumbrú, l’allenatore spagnolo che ha preso le redini della Germania dopo il quarto posto dell’ultima Olimpiade, non è partito insieme ai suoi ragazzi a causa di un’infezione acuta rimediata alla vigilia dell’Europeo: per tutta la fase a gironi siede in panchina il suo vice Alan Ibrahimagic (nessuno strano omaggio allo Zlatan del calcio, il cognome è serbo e autentico). “Stiamo facendo il possibile, io sono l’assistente e posso soltanto contare su questo gruppo di cestisti incredibili”, ha detto lui in questi giorni. “Aspettiamo che torni il coach”, probabilmente per la fase a eliminazione diretta. “Ma nelle attuali circostanze, non è facile giocare”.
Figurarsi allora se lo fosse stato: come sarebbero finite le partite della Germania? Perché il ruolino di marcia è da dream team continentale – senza addentrarsi in altri paragoni: per avvicinarsi a quello originale, Barcellona 1992, servirebbe almeno il doppio di punti di scarto. Ma dal 2011, da quando cioè Eurobasket prevede il format di cinque gare nella fase a gironi, nessuno aveva mai segnato tanto quanto i tedeschi oggi. E soltanto una formazione – la Spagna nel 2017, poi fuori in semifinale: attenzione – ha potuto sfoggiare una miglior differenza punti. 12 in più, ma con una partita in meno. I tedeschi hanno l’occasione di ritoccare ulteriormente le statistiche nell’ultimo match del Gruppo B, domani sera in casa della Finlandia. Poi si farà sul serio, e ogni volta sarà da dentro o fuori: l’unico rischio è che i campioni del mondo, affrettando il garbage time, non hanno ancora vissuto la tensione agonistica da grande torneo. Mentre le concorrenti – Francia, Serbia e Grecia su tutte – magari sì. Le frecce all’arco della Germania però sembrano non finire mai: l’ultima è l’ala 24enne Tristan da Silva, compagno di squadra dei Wagner a Orlando e top-scorer contro la modesta Gran Bretagna. Ce n’è per tutti. Che peccato sarebbe non arrivare in fondo.