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IL FOGLIO SPORTIVO

Le camminate di Enrico Brizzi. La lunga marcia degli Psicoatleti

Maurizio Zoja

“Quando ho realizzato che per andare da Canterbury a Roma nel 2006 ci ho messo ottanta giorni, esattamente la stessa tabella di marcia di Sigeric di Canterbury nell’anno 994, mi è cambiato tutto”. Le traversate a piedi da mare a mare e un libro come oggetto prezioso. Il racconto dello scrittore

“Camminerai dalla partenza prefissata alla meta, facendo affidamento sulla forza delle tue gambe e sui Buoni Cugini. Porterai in spalla il tuo bagaglio, il coltello alla cintura e nella destra il bastone da passeggio. Saluterai gli sconosciuti e li tratterai come amici. Non porterai più cibo di quanto serve. Non mangerai né dormirai in luoghi lussuosi. Condividerai ogni bene con i Buoni Cugini”. Sono passati più di 160 anni da quando, era il 1861, tre personaggi straordinari fondarono a Torino la Società Nazionale di Psicoatletica. Il garibaldino lombardo Mario Valsecchi, il nobile ginnasiarca piemontese Federico Taumann e l’occultista napoletano Samuele Pintor furono protagonisti del primo viaggio a piedi nell’Italia appena unificata.

Da tempo lo scrittore Enrico Brizzi, quello di Jack Frusciante è uscito dal gruppo e di molti altri libri seguiti a quel memorabile esordio, ha raccolto l’eredità di quei pionieri assieme ad altri come lui innamorati dell’escursionismo, della narrativa e del rock ‘n’ roll, dando vita a un gruppo aperto, a una filosofia e a uno stile di vita. Dal 2004 i suoi Psicoatleti hanno all’attivo traversate da mare a mare (due Tirreno-Adriatico e un percorso lungo la Linea Gotica), viaggi durati mesi (tra cui la Via Francigena da Canterbury a Roma e la Via dei Pellegrini d’Oltremare fra Roma e Gerusalemme), un percorso di 2191 chilometri dall’Alto Adige alla Sicilia nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e un numero pressoché incalcolabile di escursioni più brevi. Sempre, rigorosamente a piedi. “Ci chiamiamo “psicolatleti” perché quando dici che stai andando a Santa Maria di Leuca a piedi la gente ti dà del pazzo” racconta Brizzi. “Ma accanto a questa dimensione goliardica ce n’è una molto più profonda, che ha a che fare con il termine psyché, che in greco era sì la la mente, ma anche un concetto che avvolgeva l’anima. “Psicoatleti” si potrebbe tradurre come atleti della mente o atleti dell’anima: per noi un viaggio a piedi non è semplicemente una esperienza di cui puoi quantificare i chilometri. Non la fai solo con i polpacci e le spalle che reggono lo zaino: è un’esperienza molto più profonda. Da quando ho iniziato a fare questi cammini è cambiata la mia prospettiva sul mondo: rispetto al prendere un aereo, guadagnarsi ogni metro ti dà una conoscenza molto diversa”.

I viaggi a piedi degli Psicoatleti vengono compiuti allo stesso passo degli uomini di mille anni fa. “Quando ho realizzato che per andare da Canterbury a Roma nel 2006 ci ho messo ottanta giorni, esattamente la stessa tabella di marcia di Sigeric di Canterbury nell’anno 994, be’, mi è cambiato tutto” racconta Brizzi. “Si crea una sorta di distonia rispetto ai tempi a cui siamo abituati: le giornate in cammino sono molto più lunghe delle giornate in ufficio, dei tragitti in metropolitana. La meta pratica è quella di raggiungere il posto tappa successivo, come i pellegrini medievali. E allo stesso tempo però, essendo noi non medievali, abbiamo l’impressione che la giornata si dilati enormemente: si parla con le persone che sono insieme a noi in maniera molto più approfondita, intima e sincera rispetto a come potremmo fare vedendoci al pub, in osteria o a casa di un amico”. Mentre parla con noi, Brizzi sta camminando sopra il Lago di Como, dove vive da qualche tempo, decomprimendo la fatica del viaggio appena concluso in Andalusia, accompagnato dalla lettura di Aperto tutta la notte di David Trueba. “Una bella immersione nella cultura spagnola” racconta. “Credo che il libro sia il compagno ideale del camminatore, e questo mi è parso ancora più vero tutte le volte che sono stato a camminare da solo. Quando ti fermi sotto l’acqua o in mezzo ai Pirenei non è che puoi sperare di fare grandi incontri. Lì il libro diventa com’era una volta: l’oggetto più prezioso che puoi avere insieme allo zaino, alle scarpe e a qualcosa per ripararti dall’acqua. In quei momenti la lettura assume veramente il suo portato, il suo spessore più nobile”. Accompagnando viaggi durante i quali, si legge nel sito degli Psicoatleti, “ognuno di noi, scaldandosi al fuoco dell’amicizia e misurandosi con la fatica e la meraviglia, ha preso decisioni fondamentali per la propria vita”.

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