
Foto Federazione italiana pallacanestro
L'Italia del basket ha futuro. La Nazionale U20 è campione d'Europa
Ora però è necessario fare giocare i nostri giovani. "Ho visto una squadra con del talento, con grande atletismo, ma soprattutto una squadra seria che lavorava, che lavorava bene", ha detto Gigi Datome, coordinatore delle nazionali azzurre maschili
Questi ragazzi hanno carattere. In campo e fuori. L’Italia Under 20 di basket ha appena conquistato l’Europeo di categoria, 12 anni dopo l’ultima volta e non si accontenta di festeggiare. David Torresani, uno dei protagonisti del successo di Creta, si sfoga su Instagram: “Grazie mille a tutti i commenti negativi e razzisti sotto i vari post ci avete dato la carica!”. Gli haters (italiani e non solo) lo avevano stufato e lui ha lanciato un messaggio a cui tutta la squadra ha aderito. Il play di Treviso, un trascorso nel settore giovanile dell’Olimpia prima che la famiglia si trasferisse in Lussemburgo, ha cominciato a giocare a basket a 4 anni, seguendo l’esempio di papà che era stato giocatore e pure arbitro. Il basket è lo sport di famiglia, anche sua sorella Nicole è nazionale Under 17.
D’altra parte che questi ragazzi avessero carattere (si potrebbe dire anche in altro modo), lo si era visto nei quarti contro Israele quando a metà del terzo quarto erano sotto di 19 punti. Da quel momento non si sono più fermati e dopo un incredibile parziale di 49-21 contro gli israeliani hanno battuto la Serbia in semifinale e la Lituania in finale con una notevole dimostrazione di superiorità. L’ultima volta era stata l’Italia di Sacripanti con Tonut, Della Valle e Abbas che poi hanno fatto carriera tra i grandi. Oggi è l’Italia del 42enne napoletano Alessandro Rossi che dopo tre anni da vice ha trionfato prima di salire sulla panchina di Treviso (ma continuerà anche in Azzurro): “Le mie squadre non mollano mai, in difesa sono dure, combattive perché in marcatura servono soprattutto mentalità ed energia – ha detto – In attacco sono duttile e mi adatto a ciò che ho a disposizione, la spesa al supermercato chiedendo questo e quello non l’ho mai fatta”.
Il miglior giocatore dell’Europeo è stato Francesco Ferrari che quest’anno a Cividale ha giocato più di 20 minuti a partita. È un’ala di 205 centimetri, nato e cresciuto a Borgomanero, un posto dove è bello giocare a basket, che ha trascinato gli azzurri con 21 punti contro la Serbia e 26 contro la Lituania. Anche lui è un figlio d’arte.
Ma questi ragazzi hanno un futuro? Riusciranno a diventare stelle anche in Serie A e a continuare a regalare soddisfazioni con la maglia azzurra? “Io ero fiducioso. Perché sono stato con loro sia al raduno di Domegge e a Roma e ho visto una squadra con del talento, con grande atletismo, ma soprattutto una squadra seria che lavorava, che lavorava bene. E quindi ero convinto che avremmo fatto al meglio delle nostre possibilità. Non sapevo bene se avessi, se potevamo fare il risultato, anche se lo speravo perché non conoscevo le altre nazionali”, racconta Gigi Datome coordinatore delle nazionali azzurre maschili. “Hanno fatto un bellissimo europeo con carattere, giocando in squadra, con una bella identità e quindi sono molto felice per loro. Io mi ero fermato al bronzo… è bello che stiano ricevendo l’attenzione che meritano insieme allo staff che ha fatto un bellissimo lavoro”. Vincere con la maglia azzurra ha un significato particolare “Stiamo vivendo una fase molto individualista a livello di società e questi ragazzi con le tentazioni legittime del college Insomma sono molto focalizzati su loro stessi e spero che queste emozioni li portino a capire che è giusto seguire i propri percorsi, ma che la nazionale è qualcosa di speciale. Rimane la parte romantica del professionismo e quando vinci una medaglia ti senti di aver vinto la cosa più importante che esista… Quindi spero che questi ragazzi, quando poi gli toccherà venire in nazionale maggiore, siano felici, entusiasti come è giusto che debba essere”. Lavorare sull’orgoglio di vestire l’azzurro fin da ragazzi, qualcosa che Datome sa certamente trasmettere, è importante in un momento come questo dove, il calcio ce lo insegna, la maglia della nazionale non è più un traguardo, ma quasi una scocciatura.
Il prossimo passo, intanto, è quello di non disperdere l’energia che è arrivata con questa medaglia. Dare fiducia a questi ragazzi: “E’ assolutamente necessario che giochino. Io mi ricordo le interviste che avevamo fatto dopo aver vinto il bronzo. Dicevamo adesso dateci spazio… Qualcuno lo sta già trovando ed è giusto che sia così perché questi ragazzi hanno dimostrato di essere a livello dei pari età in Europa. Se i loro avversari dovessero trovare più spazio ecco che la nostra medaglia d’oro sarebbe un bel ricordo ma nulla di più. L’augurio è che possano avere più fiducia, più spazio, perché lo meritano”. Come dice Datome, basta vedere gli highlights delle loro vittorie per capire: “Tutti facevano un passo in più per aiutare il compagno, hanno una grande personalità sicuramente, basta vedere gli highlights per capire che hanno segnato canestri da giocatori veri, con personalità, con capacità”.
Un tesoretto che la federazione sta proteggendo con il lavoro del direttore generale Salvatore Trainotti e di Datome. “Stiamo costruendo un’identità e una cultura a livello di squadre giovanili che nasce dai primi reclutamenti di quando hanno 13 anni… Quest’anno abbiamo integrato i raduni dove si trovano insieme i migliori giocatori italiani di quella generazione con dei lavori proprio individuali appositi, perché ci piace che anche quelli che non hanno fatto parte dei 12 abbiano avuto comunque un’estate che li abbia fatti migliorare”.
Resta la polemica social, quegli assurdi haters che si sono scatenati contro questi ragazzi, senza capire che ormai l’Italia è questa, senza ricordare la Nazionale femminile di volley che ha conquistato l’oro olimpico: “Spesso capita che gli scemi si concentrino sui social. L’unica cosa che importa è che abbiano il passaporto italiano e che siano bravi e si comportino bene. Hanno rappresentato bene l’Italia che è un’Italia bella, un'Italia in cui è bello identificarsi.” Gli stupidi da tastiera cambino pure canale. A noi questa è un’Italia che piace.


Il racconto del Tour de France 2025
Tour de France 2025 | Una giornata da Thymen Arensman

Il Foglio sportivo