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Il Foglio sportivo
Le ragazze azzurre continuano a incantare il mondo
Dopo volley e basket ora tocca a pallanuoto e soprattutto al calcio. Perché il nostro sport è così rosa
Col viso stravolto per l’emozione che soltanto un gol decisivo al novantesimo ti può dare, Andrea Soncin ha cercato di dare un senso a tutto il percorso fatto dalla Nazionale femminile di calcio, iniziato ben prima degli Europei che vedranno le azzurre andare a caccia di un posto in finale. In maniera naturale, forse persino inconscia, ha stravolto un paradigma immutabile. Non era la prima volta, si era già espresso così praticamente in tutto l’arco della sua avventura da commissario tecnico, ma questa ha fatto più rumore delle altre, forse perché mai come ora ha la possibilità di parlare a tutto il mondo del calcio, e non soltanto a chi segue con attenzione e amore il calcio femminile. “È un qualcosa che ci rende totalmente orgogliose”, ha detto d’impeto ai microfoni della Rai, calandosi pienamente all’interno del femminile sovraesteso come aveva cercato di fare nella corsa sorpresa dopo il gol di Cristiana Girelli, svestendo per un attimo i panni del ct e rimettendo quelli del Cobra, velenoso frequentatore delle aree di rigore di un’Italia meno avvezza ai riflettori rispetto al salotto buono della Serie A e delle coppe europee.
Le azzurre del calcio sono soltanto l’ultimo mattoncino di un’estate orgogliosamente declinata al femminile, che rivendica il proprio spazio in tv e sui giornali, possibilmente in primo piano. Ma è un’onda lunga, che aveva già travolto chiunque a Parigi osservando Egonu e Sylla, Danesi e Fahr, De Gennaro e Orro e tutte le altre: una medaglia oro olimpica dalla pallavolo non era mai arrivata prima, nemmeno con la generazione di fenomeni tirata su da Julio Velasco negli anni Novanta. Un progetto costruito in anni di ragionamenti complessi, di sfide affrontate a testa alta e talvolta perse, sacrifici sull’altare di un concetto che potremmo riassumere in maniera semplice ed efficace con il termine programmazione, perché i successi non nascono mai per caso e, a quanto pare, non sono nemmeno destinati a interrompersi a breve, visto che il gruppo allenato dall’italo-argentino è al momento uno spauracchio per tutte a livello mondiale.
E non è arrivato per caso nemmeno il bronzo europeo delle ragazze del basket, e chissà quale sarebbe stato il metallo se un tiro costruito meravigliosamente per Cocca Verona avesse dato un bacio alla retina invece di farci sentire il rumore sordo dei ferri di Atene negli istanti conclusivi della semifinale. Ma lì, nella città che aveva ospitato l’ultima medaglia azzurra della palla a spicchi, l’argento olimpico del 2004 della Nazionale maschile, le ragazze allenate da coach Capobianco hanno avuto la forza di non deragliare a livello emotivo e spazzare via la Francia nella finale per il terzo posto, come ci raccontava qualche settimana fa Cecilia Zandalasini, che di quella squadra è il faro a livello tecnico. Il termine chiave, appunto, è squadra: un gruppo capace di superare la mazzata dell’infortunio di Matilde Villa e avere il 100 per cento da quelle che sono scese sul parquet, che fosse per un minuto o per trenta. Ed è di queste ore la notizia del rinnovo fino al 2027 del ct Andrea Capobianco, che per amore della Nazionale femminile, in questi anni, aveva mandato giù anche il passaggio dalla maggiore alle giovanili: c’era infatti lui, nel 2017, a rincuorare una giovanissima Zandalasini quando un folle fallo antisportivo fischiato a Cecilia a 9 secondi dalla fine del match con la Lettonia mandò in fumo le speranze di andare all’inseguimento di un posto al Mondiale, quel posto che ora vogliono prendersi di diritto. Si gioca tanto, tantissimo, anche il Setterosa, che a Singapore per strappare il pass per le semifinali mondiali dovrà vedersela con l’Ungheria, da sempre una delle scuole di riferimento della pallanuoto. Con la Cina è arrivato un successo costruito con la pazienza, un mini allungo nel primo quarto difeso con le unghie e con i denti nel resto della partita, lasciando che le cinesi non potessero mai davvero colmare il gap sulla spinta delle reti di Bettini e Bianconi e forti delle parate di una scatenata Condorelli. Dall’altra parte, oggi, ci sarà una squadra che al collo può sfoggiare con orgoglio l’argento mondiale vinto a Doha: servirà un’impresa da parte di un gruppo ancora molto giovane, ma se c’è qualcosa che ci sta insegnando questo momento storico è che tutto sembra possibile quando la sfida riguarda le donne azzurre.
Non sappiamo dove Girelli e compagne abbiano posto l’asticella, di sicuro martedì non partiranno favorite: l’Inghilterra è una corazzata, eppure la Svezia ha messo in evidenza alcuni potenziali punti deboli che non saranno sfuggiti allo staff di Soncin, uno che quando ha ricevuto la chiamata dell’Under 21 ha mollato la sua comfort zone per gettarsi in un’avventura vista da molti come una pazzia. E invece adesso siamo qui, a rivedere il cross di Sofia Cantore, la prima italiana di sempre a giocare negli Stati Uniti, che supera la difesa norvegese e ribalta il piano di un match nel quale le Azzurre hanno saputo soffrire prima di esultare: dal colpo di testa di Girelli in poi, da quella traversa accarezzata prima dell’urlo, è partita una corsa che non si è ancora arrestata. “Sono stati anni difficili, abbiamo sofferto tanto. Questa felicità la vogliamo condividere: lo facciamo per la nostra gloria ma c’è un significato molto più profondo che vogliamo portare. In Italia si può giocare a calcio e lo possono fare anche le donne”, ha detto Girelli a fine partita, tirandosi via le lacrime dagli occhi e parlando a quelle bambine che affronteranno meno ostacoli e pregiudizi di quanti ne abbia affrontati la sua generazione.