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Il Foglio sportivo - That win the best
Il modello Chelsea, ultima follia del giornalismo sportivo
Dopo Barcellona, Bayern Monaco e perfino Inter, si aggiunge anche la squadra inglese all'elenco di club da imitare. Ma modelli non reggono più di qualche settimana. Oramai non si gioca più a calcio (o a tennis) per vincere o divertirsi, ma per ispirare
Ciò che mi terrorizza e annoia di più, del bolso giornalismo sportivo contemporaneo, è la continua ricerca di un “modello” da additare a tutti come esempio da seguire. La cosa davvero estenuante è che i modelli cambiano più in fretta di un paio di mutande e sono quasi sempre o fuochi di paglia o inimitabili. Mi spiego: siamo partiti dal “modello Real Madrid” per arrivare al “modello Paris Saint-Germain” passando per il “modello Barcellona”, il “modello Bayern Monaco”, il ridicolo “modello Ajax”, persino il “modello Borussia Dortmund”, qualcuno ha azzardato un “modello Inter”, ma è durato meno di un clistere, e c’è stato anche il “modello Liverpool”, of course. Ora leggo che ci sarebbe un “modello Chelsea” solo perché dopo avere vinto la ridicola Conference League i Blues hanno vinto l’ancor più inutile Mondiale per club dopo avere speso i miliardi nelle scorse stagioni. Su, imitate la squadra inglese, che ci vuole?
La verità è che i modelli non reggono più di qualche settimana, se è vero che persino Stefano Pioli sostiene che il calcio d’inizio del Psg di Luis Enrique, quello per cui tutti si bagnano da due mesi a questa parte, lo ha inventato lui: io non lo so se è vero, ma so che ho sempre detto che l’Arabia Saudita fa male a chi ci va.
L’altra cosa che non reggo più nella narrazione sportiva contemporanea è il concetto di “ispirazione”: se oggi uno sportivo non ispira qualcuno, fossero anche solo i piccoletti della Royal Family, non è nessuno. Oramai non si gioca più a calcio (o a tennis) per vincere o divertirsi, ma per ispirare: siamo nell’epoca del narcisismo, dopotutto, e chi alza un trofeo pare che pensi subito a chi lo vorrà imitare. Categoria principe di questo bubbone retorico è ovviamente il calcio femminile, che secondo i suoi cantori è bello perché ispira le ragazze, naturalmente. Da quando lo sport è diventato una continua lezione di educazione civica il problema è il messaggio che manda, il diritto che difende, la minoranza che valorizza, il buon esempio che dà, la bacchettata che assesta a hater e invidiosi, manco fosse una canzone trap.
Io piuttosto mi asserraglierò sul balcone a bere vino rosso argentino freddo dato che ora siamo anche costretti a una semifinale Inghilterra-Italia martedì nell’Europeo delle donne. Non bastavano il caldo e le zanzare?