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Moto gp, Marquez vince anche al Mugello. Bagnaia continua a non ritrovare se stesso

Umberto Zapelloni

Per il gran premio di casa la Ducati aveva scelto una livrea particolare, dedicata al Rinascimento italiano. Ma alla fine chi doveva rinascere davvero non c’è riuscito

Per il Gran premio di casa, al Mugello, la Ducati aveva scelto una livrea particolare, dedicata al Rinascimento italiano. Ma alla fine chi doveva rinascere davvero non c’è riuscito. Mentre Marc Marquez continua a viaggiare su un altro pianeta, sconfiggendo anche antichi fantasmi come la pista toscana, Pecco Bagnaia continua a non ritrovare se stesso. “Ho dato tutto me stesso, ho fatto il massimo, ma alla fine mi sono trovato a dover guardare gli altri”, dice dopo una gara in cui non  è riuscito a salire sul podio, nonostante nei primi giri abbia dimostrato di non aver perso il suo tocco magico e di riuscire a combattere alla pari con quel mostro di Marquez. Solo che poi con il passare dei giri, Pecco non riesce più a essere Bagnaia e si trasforma, come dice lui con tutta la tristezza del mondo, in gambero. “Ho sempre portato io la moto in giro, ma quest’anno mi porta lei… Se freno di traverso non riesco a fermarmi, se freno dritto l’anteriore mi si chiude”, racconta.

 

Ormai, a 110 punti da Marquez dopo 9 gare, ha la faccia di chi non ci crede più. La Ducati di quest’anno non è e non sarà mai la sua moto. Lui riesce a tirare fuori l’orgoglio, a regalare una manciata di giri da re, ma poi torna a incupirsi e non sempre (come gli è successo al Mugello) riesce a restare sul podio. Doversi arrendere sulla pista di casa è stata una brutta botta e no  serve sentire chi cerca di consolarlo dicendogli che è stato bello vederlo combattere nei primi giri. “Non c’è via d’uscita”, dice Pecco con la franchezza che lo ha sempre contraddistinto. “Andar male al Mugello sarebbe una tragedia”, ha detto alla vigilia. Non è stata una tragedia perché ha saputo reagire, ma invece del Rinascimento c’è stata l’ultima resa. A rinascere al Mugello è stato solo Marquez. “Ora dobbiamo cercare di dare a Pecco una moto che gli permetta di essere competitivo dal primo all’ultimo giro”, ha detto Claudio Domenicali, l’a.d. che ha contribuito con Gigi Dall’Igna a costruire l’imbattibile Ducati di questi anni.

 

Se anche al Mugello, una pista dove non  vinceva da 11 anni, Marc Marquez riesce a prendersi pole, gara sprint e gara, c’è poco da dire. Il Mondiale ormai è segnato. Marquez è imbattibile, qualche volta scivolerà ancora, qualche altea volta magari lo batterà ancora suo fratello, ma non si vede come possa perdere questo campionato. Il miglior pilota sulla moto migliore porta al mondiale, inutile girarci attorno. Però è inutile che in Ducati si arrabbino e sentono qualche fischio di troppo arrivare dalla tribuna. Non possono sorprendersi se in Italia i tifosi avrebbero preferito puntare ancora tutto su Pecco che pure tre Mondiali lo aveva vinti, non possono sperare che Marquez diventi improvvisamente simpatico a chi mai digerirà quello che ha combinato con Valentino in passato. Hanno voluto stravincere portandosi in casa il miglior pilota del mondo, ma non possono meravigliarsi se non  tutti sono contenti di come è stato usato e gettato Pecco. La distruzione del mito Bagnaia (tre mondiali sono comunque qualcosa di grande) è quasi completa.

 

Ma d’altra parte, se umanamente fa male vedere un pilota come Pecco sparire dal podio, se si guarda il moto mondiale dal punto di vista aziendale l’operazione Marquez è stata perfetta perché a questo punto il Mondiale è praticamente vinto (ha 40 anni su suo fratello) e comunque piazzare quattro moto ai primi quattro posti sulla pista di casa non è male. Marc è stato anche furbo da festeggiare la vittoria con una bandiera Ducati e non con la sua. Ha voluto regalare una dedica al pubblico italiano. Sta provando a conquistare anche quel pubblico che dal 2005 non lo sopporta. Sarà più difficile che vincere il Mondiale. Ma anche il più accanito tra i tifosi che lo fischiano dovrà riconoscere la sua grandezza. Marc è un pilota che è riuscito a rinascere dopo i problemi fisici che lo hanno quasi portato al ritiro, un pilota che ha rimesso in gioco se stesso scegliendo di abbandonare la Honda per un team satellite come la Ducati di Gresini dello scorso anno per poi approdare al team ufficiale. La bandiera Ducati con cui ha festeggiato al Mugello è il suo calumet della pace. 

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