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Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Trump, la Juve e il valore del rispetto
Dallo Studio Ovale, esce un’immagine paradossale e goffa, di nessun rispetto, tanto da ricordare i film di Leslie Nielsen, dove qualsiasi scena reale viene rivisitata in chiave grottesca
Per il poeta cupo e malinconico il barlume di felicità si traduceva in piccoli affreschi di leggerezza. Su tutti, una luna appesa, leggera appunto e silenziosa. Non so per quale motivo mi è venuta in mente questa immagine pensando a certe scene pesanti a cui si assiste in questi giorni. Scene di guerra, di violenza, di devastazione, di stupidità. Poi la pesantezza si misura anche con le parole che vengono adoperate, il cui calcolo sbagliato determina oscene conseguenze.
Donald Trump circondato da calciatori della Juventus a cui parla di scenari bellici e politica transgender, fornisce un alibi agli stupidi. Se lui è così, io sono innocente, grida qualcuno. Ma ormai la tigre è fuori dal recinto e tutti la guardano senza nemmeno provare a scappare. Perché la tigre fa ridere, con un ridicolo ciuffo biondo in testa e gli occhi bovini. E invece ci sarebbe da preoccuparsi, e farlo in fretta, perché c’è in ballo la nostra stessa sopravvivenza.
Ormai le parole scappano via lontane, inseguite dai nostri sogni, che cercano di acchiapparle cogliendone il senso più profondo, la vera essenza. E’ stato giusto riportare in superficie la parola rispetto attraverso una traccia d’esame di maturità, citando Riccardo Maccioni, un giornalista che dialoga di religione. La spiritualità, a prescindere da come la si pensi in materia, è il tocco di leggerezza che ci manca, in quanto contiene anche quella parola, rispetto, la quale, per dirla alla Maccioni, “esprime attenzione”, attenzione per tutti, provocando un fuoco che arde proprio in relazione agli altri. La spiritualità ci porta a volare sopra le nostre coscienze, a capirci meglio e ad apprezzarci di più. La spiritualità sconfigge la guerra con l’arma della solidarietà e appunto del rispetto.
Dallo Studio Ovale, esce un’immagine paradossale e goffa, di nessun rispetto, tanto da farmi venire in mente i film di Leslie Nielsen, dove qualsiasi scena reale viene rivisitata in chiave grottesca. C’è stata un’altra foto che in qualche modo mi ha colpito. E’ stata quella che ritrae Massimiliano Allegri a Coverciano per una lezione ad alcuni giovani allenatori. A differenza di quello che è successo alla Casa Bianca, quella scena è credibile. Allegri parla di cose che conosce e lo fa dall’alto della sua esperienza. Tra i pensieri espressi dal livornese ce n’è uno che riguarda proprio il rispetto. Allegri sostiene di non parlare mai quando è fuori dal giro per non turbare la sensibilità dei suoi colleghi. Probabilmente è giusto, ma il mondo a cui si dovrà rivolgere in futuro è molto più vasto di una semplice platea di “colleghi”. Il mondo è un variegato sferico, in cui camminano tanti pensieri. E hanno gambe, occhi e orecchie. Se parliamo di rispetto, facciamolo in nome di tutti, senza la presunzione di sentirsi i migliori. Che si parli ai primi, o che si parli agli ultimi.