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Il Foglio sportivo

La conclusione a Brescia: il fascino della Mille Miglia

Fabio Tavelli

Andrea Vesco e Fabio Salvinelli, dominatori della Mille Miglia dal 2021 su Alfa Romeo 6C 1750, si confermano maestri nella gara di regolarità che si conclude oggi a Brescia dopo oltre 1900 km. L’edizione ha celebrato anche i miti del passato, come Nuvolari e D’Annunzio, e ha ricordato il compianto Jochen Mass

È dall’edizione del 2021 che Andrea Vesco e Fabio Salvinelli su Alfa Romeo 6C 1750 conquistano la Mille Miglia, gara che termina oggi a Brescia il suo percorso di cinque giorni. Un dominio clamoroso, a volte con vittorie sul filo, ma in altre occasioni con vantaggi davvero importanti. Vesco aveva vinto anche quella del 2020 in coppia con il padre e le edizioni 2016-2017 in coppia con Guerini. Possiamo definirlo davvero “Signor Mille Miglia”, sette trionfi sono qualcosa di impensabile sia in tempi di rievocazione moderna che quando la corsa era “solo” una competizione contro il tempo e non una sfida di regolarità dove la maggior parte degli equipaggi partecipa con lo spirito della scampagnata e solo una ventina di vetture si sfidano invece con obiettivi di classifica. La Mille Miglia che oggi riporta a Brescia più di 400 equipaggi rinnova un’emozione simile a sé stessa ma sempre diversa. Il percorso non è mai uguale, quest’anno è stato disegnato “ad 8” e ha visto impegnati i concorrenti in oltre 1900 chilometri. Il format è sempre un Brescia-Roma-Brescia all’interno del quale ci sono sempre riferimenti storici importanti. In questa edizione la carovana è transitata da Livorno.

È accaduto nella quarta tappa dove gli organizzatori hanno previsto un vero e proprio attraversamento dell’Italia da est ad ovest. Una “Adriatico-Tirreno” con ripartenza da Cervia passando per Forlì prima di tagliare gli appennini fino ad Empoli dove il tracciato ha incrociato il percorso di due giorni prima (ecco il perché della definizione “ad 8”) nella discesa verso Roma. Mantenendo la direzione a Ovest, la Freccia Rossa ha raggiunto prima Pontedera e poi la costa tirrenica con il passaggio dall’Accademia Navale della Marina Militare a Livorno. Quella di oggi è una gara di regolarità, ci sono delle prove cronometrate dove agli equipaggi viene chiesto di percorrere un determinato tratto di strada in un tempo stabilito. Ci sono gli specialisti, Vesco e Salvinelli sono degli autentici maestri. E poi ci sono quelli che ci badano il giusto, sono venuti magari da continenti lontani e si godono il paesaggio unico del nostro Paese e puntano più sulla qualità della vita del loro viaggio che sulla classifica finale. Altri tempi quando il cronometro era giudice inappellabile ma all’interno di una competizione dove la velocità e non la regolarità erano decisivi. Erano i tempi nei quali Enzo Ferrari definiva la Mille Miglia: “La corsa più bella del mondo”. Anni eroici e anche un po’ naif, come quando a dominare la corsa era il “Mantovano volante”, Tazio Nuvolari. Fu proprio la Mille Miglia a regalargli immensa popolarità quando nel 1930 vinse la corsa in coppia con Battista Guidotti su un’Alfa Romeo 6C 1750 (quella che oggi guida Vesco…).

Il colpo di genio di Nuvolari fu un sorpasso a fari spenti nella notte ai danni di Achille Varzi, che non si accorse della trovata del Mantovano volante. Fu forse per quel suo coraggioso ardimento che il Vate D’Annunzio volle fortemente avere un incontro con lui. Gli fece un dono molto particolare. Gli regalò una tartaruga d’oro. Volle, il Vate, suggellare la loro fresca amicizia con un pensiero che definì lui stesso alla sua maniera: “All’uomo più veloce, l’animale più lento”. I due rimasero amici per tutta la vita. D’Annunzio, ma non solo lui, apprezzò moltissimo anche un altro episodio entrato nell’epica del racconto della gara. Durante la gara il suo equipaggio ebbe un problema grave: la benzina finì prima del previsto. Forse il rilevatore non funzionava al meglio, oppure il celeberrimo “Nivola” aveva spinto troppo. Senza rifornimento vicino, Tazio decise di fermarsi a una fattoria lungo la strada. Si fece riempire il serbatoio con benzina di fortuna, quella che i contadini usavano per il trattore. Era benzina, sì, ma di scarsa qualità. Nonostante questo, Nuvolari riuscì a ripartire e, con una guida super aggressiva e incredibilmente precisa, recuperò tantissime posizioni. Alla fine, arrivò secondo, a pochissimo dal vincitore. Una dimostrazione di talento, coraggio e improvvisazione che non passò certo inosservata. Purtroppo, è stata un’edizione della Mille Miglia alla quale non ha preso parte Jochen Mass. L’uomo che rimarrà per sempre legato, incolpevole, all’ultimo volo di Gilles Villeneuve era un amico della MM. Aveva gareggiato spesso con Mercedes ali di gabbiano, una volta in coppia con il campione di rally Miki Biasion. Se n’è andato il 4 maggio scorso. Nella sua carriera ha vinto la sua unica gara di Formula 1 nel Gran Premio di Spagna del 1975. Ha anche vinto la 24 Ore di Le Mans nel 1989 con la Mercedes-Benz. Un gentleman, in una gara d’altri tempi.

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