
L'intervista
Petrucci: “Carraro anziano per il Coni? E allora Trump?”
L'ex presidente del Coni e presindente della Federazione italiana pallacanestro difende il suo "maestro": "Può candidarsi". Pancalli ritira il ricorso. E su Buonfiglio, il candidato di Malagò: "Giusto lasciarlo correre"
“Giovanni Malagò? Un amico di famiglia. Stefano Binaghi e Paolo Barelli? I migliori presidenti di federazione. Luciano Buonfiglio? Altro che ricorsi, deve poter correre per la presidenza”. Gianni Petrucci, classe 1945, per 14 anni – dal 1999 al 2013 – presidente del Coni e oggi a capo della Federazione italiana pallacanestro – di cui fu già segretario generale all’inizio della sua carriera, dal ’77 al ’85 – ha un a parola buona per tutti i vertici dello sport italiano. E però, dicono i ben informati, alla fine, quando il 26 giugno all’Acquacetosa ci sarà da votare per scegliere il nuovo presidente del comitato olimpico, il suo voto, quello della Fip, andrà a Franco Carraro, che ancor più di lui è la vera eternità di foresta dello sport italiano.Una carriera più lunga di un elenco telefonico: presidente del Milan, del Coni, di Mediocredito, ministro del Turismo, sindaco di Roma… Oggi ha 86 anni, non saràtroppo tardi per questo ritorno? “Assolutamente no”, sbotta Petrucci. “E allora Trump? Fa il presidente degli Stati Uniti ed è nato nel 1946. Ma sentite come sono lucido anche io? Non c’è niente di male, anche i presidenti di regione ormai vorrebbero tornare. Personalmente poi posso solo dirgli grazie”, riconosce il presidente della Fip. “Gran parte della mia carriera è stata firmata e siglata da lui: mi portò alla Lega Calcio Professionisti e poi alla segreteria della Federcalcio quando era ministro. Ma non muovo voti per nessuno io, esprimerò solo la mia preferenza”. Intanto è stato scritto che lei avrebbe incontrato Giovanni Malagò insieme a Gianni Letta e un altro candidato alla presidenza, Luca Pancalli. “Io non ho visto candidati – né Pancalli, né Carraro, né Buonfiglio – ho incontrato solo Malagò per parlare della candidatura del nostro rappresentante di federazione, il capitano dell’Armani Pippo Ricci, che sarà eletto nella giunta”.
Carraro, Malagò che appoggia Buonfiglio, in Italia non si cambia mai, dice qualcuno, anche nello sport i dirigenti sono sempre gli stessi, e sempre più anziani. “E i politici allora?”, si difende Petrucci. “Non sono sempre gli stessi? Sono tutti bambini? Ma perché nessuno dice che Trump ha 78 anni o che il presidente della Repubblica Napolitano fu riconfermato a 88?”. Malagò sperava in un cambio delle regole per il quarto mandato. “Ero favorevole a questa soluzione, ma non è stata accettata”, risponde Petrucci. “Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui. Siamo amici di famiglia. Sono stato un vero amico del papà, un grande uomo che ho sentito fino ai suoi ultimi giorni”. A differenza di Petrucci, il presidente del Coni uscente sostiene Buonfiglio, presidente della federazione di canoa, sulla cui candidatura pende però l’ombra di un ricorso. Lo ha scritto questo giornale: un vecchio decreto legislativo impedirebbe ai presidenti di federazione di candidarsi. “E’ triste – dice Petrucci – quando ci si attacca a questi cavilli”. E chissà se pensa anche all’altro ricorso. Quello che ieri il candidato che piace a FdI e FI, Luca Pancalli, ha annunciato che non farà contro la candidatura di Carraro che in teoria ha già fatto tre mandati al Coni.
Intanto nella complicata corsa al Comitato olimpico, un Conclave che ha per cardinali i presidenti delle federazioni, è spuntata un’altra polemica che almeno per ora in Vaticano nessuno ha ancora mai sollevato: tra gli 11 candidati alla presidenza non c’è nemmeno una donna. “Ma questo vale per tanti settori, non è che è stata fatta una scelta”, risponde Petrucci. Dal nuovo presidente, a prescindere da chi sarà, cosa si aspetta? “Mi aspetto che abbia rapporti con tutte le parti interessate, da Sport e Salute al governo”. Non pensa che oggi pesi troppo la politica nella vita sportiva delle federazioni? “Guardi – replica Petrucci – la politica è tutto nella vita, mica significa solo i partiti”. Intanto tra i presidenti di federazioni ce n’è uno che è finito nell’occhio del ciclone per i risultati non esaltanti della nazionale: il presidente della Figc Emanuele Gravina. Deve mollare? “Io – dice Petrucci – lo difenderò sempre, per i non addetti ai lavori è troppo facile attaccarlo. Ma non è lui che fa o meno gol”.