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Ritratto
Richard Gasquet è stato il piccolo Mozart del tennis
Mai numero uno del mondo, mai vincitore di un Grande Slam, eppure un talento cristallino, luccicante, una causa estetica da difendere. Di lui, Roger Federer disse: "Mi piacerebbe avere un rovescio come il suo"
Parigi. Richard Gasquet non è stato soltanto un giocatore di tennis dal rovescio formidabile, magico, abbacinante, il più bello dell’èra open, è stato una causa estetica da difendere: per i francesi che, quando aveva 9 anni ed era già in copertina di Tennis Magazine con l’etichetta di “campione che la Francia sta aspettando”, credevano di aver trovato l’erede di Yannick Noah, il futuro vincitore del Roland Garros, ma anche per tutti quelli che hanno creduto e credono ancora in un tennis di gesti bianchi, elegante, raffinato.
Non ha ma mai vinto un torneo del Grande Slam, non è mai stato il numero uno del mondo, ma Richard Gasquet, che lo scorso 29 maggio ha detto addio al tennis professionistico sul Philippe Chatrier, il centrale del Roland-Garros, dopo la sconfitta al secondo turno contro Jannik Sinner, è stato un talento cristallino, luccicante, di quelli che nascono ogni vent’anni, “il piccolo Mozart del tennis”, come è stato soprannominato, che ci ha fatto sognare interi pomeriggi mentre distillava bellezza sui campi in terra rossa di Auteuil o sull’erba immacolata di Wimbledon, dove per due volte ha raggiunto la semifinale, 2007 e 2015.
“Adoro il tennis, semplicemente giocarlo. Anche da bambino, potevo giocare al club con mio padre e lo adoravo. Immaginare di farlo davanti a uno stadio gremito come oggi, è incredibile. Ho giocato tutta la vita davanti a un pubblico fantastico, ho fatto del mio meglio per competere e vivere queste sensazioni incredibili contro questi grandi giocatori su palcoscenici come Roland-Garros o Wimbledon. Ho avuto una fortuna incredibile a rimanere nel circuito così a lungo; conservo ricordi meravigliosi, ma ora è tempo di ritirarmi”, ha detto davanti al suo pubblico con gli occhi bagnati dall’emozione. “E' strano, perché ho fatto questo tutta la vita, ma un giorno bisogna fermarsi: è il tennis. Sono molto fortunato a farlo su un palcoscenico come questo contro il numero 1 mondiale: è la fine perfetta per me”, ha aggiunto.
Nel 2002, al Torneo di Montecarlo, il suo esordio nel circuito Atp, batte l’argentino Franco Squillari. Richard ha quindici anni e diventa il più giovane della storia a vincere una partita nel tabellone principale di un torneo Atp. Lo stesso anno, grazie a una wild card, partecipa al suo primo Roland Garros: strappa un set allo spagnolo Albert Costa, futuro vincitore del torneo. Nel 2005, a Montecarlo, la promessa del tennis transalpino ha assunto una nuova dimensione: da numero 101 del ranking Atp, batte nei quarti di finale il numero 1 del mondo, Roger Federer. Il primo titolo lo vince a Nottingham pochi mesi dopo, nel giorno del suo diciannovesimo compleanno. Nel 2007, “Richie” raggiunge la prima delle sue tre semifinali del Grande Slam, a Wimbledon, e diventa numero 7 del mondo, la sua posizione più alta, che ha mantenuto anche nel 2008.
Ma nel 2009 arriva una botta spaventosa: tracce di cocaina vengono ritrovate nelle sue urine durante un controllo anti-doping a Miami e la Itf (la Federazione internazionale di tennis) lo sospende in attesa di giudizio. Richard si difende affermando che non ci sarebbe stata nessuna assunzione da parte sua, ma una contaminazione in seguito a un bacio dato in un club di Miami a una certa Pamela. La tesi difensiva del “baiser à la coke” viene accolta e nell’estate dello stesso anno torna a giocare e a farci luccicare gli occhi con il suo libidinoso rovescio a una mano.
Vince 16 tornei del circuito, tutti Atp 250, l’ultimo dei quali ad Auckland nel gennaio 2023. Nel 2017, con gli altri “moschettieri” del tennis francese, Jo-Wilfried Tsonga, Gilles Simon e Gaël Monfils, alza la Coppa Davis, senza dimenticare la medaglia di bronzo in doppio con Julien Benneteau alle Olimpiadi di Londra del 2012. Ma nonostante un palmares non all’altezza del suo talento smisurato, Richard, “questo ragazzo simpatico e discreto, un po’ segreto e misterioso”, come racconta Jean Palliano nel suo elogio letterario del rovescio di Gasquet (“Le revers de Richard Gasquet, Anamosa, 2019), questo “magnifico perdente”, nel rispetto romantico di una certa tradizione dello sport francese, ha lasciato un segnato indelebile nel tennis. “E' la mia arma segreta, il mio marchio di fabbrica, la firma dell’artista: un classico rovescio a una mano, come un profumo di romanticismo lungo un percorso a volte tortuoso e tormentato”, è la prima frase della sua autobiografia, “À revers et contre tout (Stock, 2022)”.
E comunque, bastano le parole pronunciate da Federer nel 2008 in un’intervista al Figaro per capire ciò che ha rappresentato Gasquet per il tennis: “Mi piacerebbe avere un rovescio come il suo”.