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Il Foglio sportivo - il ritratto di bonanza

L'addio di Simone Inzaghi e le dicerie dell'untore

Alessandro Bonan

Sul caso Inzaghi si moltiplicano voci infondate e accuse gratuite, ignorando logica e rispetto. La sconfitta dell’Inter nasce da limiti strutturali e stanchezza, non da tradimenti o complotti

Dicono che la spiegazione mancante aumenti la tensione narrativa. È certamente vero, anche se poi succede che a spiegare ci prova la gente comune (e molti sedicenti giornalisti), bagnando tutte le storie di tante falsità. Basti vedere ciò che accade nei fatti di cronaca nera, a Garlasco ad esempio, dove le spiegazioni ormai abbondano di supposizioni fantasiose e ingiuriose che non tengono in considerazione la sofferenza di un sacco di persone. Il paragone è forte, un’acrobazia dialettica di cui mi scuso, però non riesco a non osservare che anche nel calcio ormai tutto sia spiegato da chi non sa niente dei fatti. Come nel caso di Simone Inzaghi, ormai ritenuto il traditore della patria interista, nonché l’unico responsabile della disfatta di Monaco di Baviera. Tra le ricostruzioni fatte e prive di qualsiasi riscontro, c’è quella di un allenatore che avrebbe chiesto a Barella e Bastoni, due punti di forza della squadra, di seguirlo in Arabia. Inzaghi si sarebbe macchiato di questa colpa colossale addirittura prima di giocare la finale contro il Paris Saint-Germain, facendo harakiri. Infatti questa richiesta non è mai stata fatta. 


Inzaghi aveva probabilmente in animo di andarsene, la notizia dell’offerta araba era già uscita da giorni, ma mai si sarebbe sognato di preparare psicologicamente una finale come si prepara un viaggio dove si infilano in valigia cose a caso per la fretta. L’ormai ex allenatore dell’Inter, da calciatore quale è stato e da persona sostanzialmente corretta, sapeva che questo avrebbe rappresentato un suicidio, vista la materia sofisticata da trattare: il cervello di un atleta, sensibile a qualsiasi sollecitazione. Non importa essere degli investigatori privati per giungere a questa verità, basta operare di logica e non di fantasia. Sono rimasto sinceramente stupito dalle parole del presidente Marotta, il quale ha parlato di una decisione spiazzante (forse ha usato un’altra parola ma il senso era quello) da parte del suo allenatore. Credo che l’Inter avesse in animo di cambiare Inzaghi almeno quanto Inzaghi avesse in animo di lasciare l’Inter. 50 e 50, senza alcuno sconto all’uno e all’altro. 


Quanto alle responsabilità per la finale perduta, l’errore (ma non è un errore, è una condizione) di Inzaghi è stato quello di essere arrivato stremato alla partita decisiva, trasferendo questa stanchezza a una squadra altrettanto in difficoltà, con un pensiero ormai inacidito dallo scudetto perduto. La società, in precedenza, ci ha messo del suo non ha calcolando bene la rosa, regalando a Inzaghi una panchina molto lontana dai titolari, soprattutto in attacco. Questa debolezza è venuta fuori in maniera clamorosa, sia nel finale del campionato sia nella partita con il Psg, squadra peraltro molto più forte dell’Inter. Queste sono le verità di cui si dovrebbe parlare, il resto sono solo illazioni infamanti, seminate ad arte da qualcuno, diffuse dagli untori della diceria.
 

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