
Jalen Williams degli Oklahoma City Thundert (foto Epa, via Ansa)
a canestro
Il gran presente degli Oklahoma City Thunder è iniziato il 6 luglio del 2019
Gli Oklahoma City Thunder giocheranno le Finals Nba per la prima volta dopo l’epoca di Kevin Durant, James Harden, Russell Westbrook e Serge Ibaka. Tutto iniziò vendendo Paul George, il loro giocatore più forte
Il prossimo 6 luglio saranno trascorsi sei anni esatti da un momento che ha cambiato la storia dell’Nba. Risultava difficile immaginarlo in quei giorni: Paul George era stato appena spedito ai Los Angeles Clippers e la percezione di tutti gli addetti ai lavori era che potesse profilarsi all’orizzonte la nascita di una corazzata nella città degli angeli. George, infatti, si univa a Kawhi Leonard, fresco vincitore del titolo da assoluto protagonista con la canotta dei Toronto Raptors. Era effettivamente la prima mattonella che avrebbe portato alla composizione di una squadra da titolo, ma nel senso opposto. A fare il percorso opposto rispetto a quello di Paul George, oltre a Danilo Gallinari, c’erano anche cinque prime scelte (tre dei Clippers, due dei Miami Heat) e due “swap”, vale a dire la possibilità di invertire la propria prima scelta con quella altrui (2023, 2025). E c’era, soprattutto, Shai Gilgeous-Alexander, reduce da una incoraggiante stagione da rookie ma ancora lontano, lontanissimo, dalla prospettiva di diventare, nel giro di sei anni, l’Mvp dell’Nba. Negli anni a venire, i Clippers non sono mai riusciti a mantenere le aspettative create da quello scambio, provando a cambiare pelle stagione dopo stagione dovendo fare i conti con gli infortuni che hanno colpito, a corrente alternata, sia George, sia Leonard.
Gli Oklahoma City Thunder che mettono il naso nelle Finals Nba per la prima volta dopo l’epoca di Kevin Durant, James Harden, Russell Westbrook e Serge Ibaka (2012, un netto 4-1 per i Miami Heat dei big three James-Wade-Bosh) nascono in quei giorni del 2019, mettendo in piedi subito dopo la trade di George anche quella che coinvolse Westbrook, dirottato agli Houston Rockets in cambio di Chris Paul e un’altra caterva di prime scelte. SGA, come da sigla che ne agevola la scrittura, è diventato via via la pietra angolare attorno alla quale Sam Presti, general manager dei Thunder, ha scelto di ricostruire la franchigia: le critiche lo avevano travolto subito dopo l’anno delle Finals per la decisione di scambiare quello che era stato il sesto uomo dell’anno, Harden, dovendo fare i conti con un monte salari che avrebbe rischiato di finire ingolfato con il rinnovo del futuro Mvp della Lega. Una mossa che aveva ridotto di colpo la finestra di competitività ai massimi livelli di quel gruppo.
Con una delle numerose scelte rimediate in quello scambio, Presti ha portato a Oklahoma City Jalen Williams, giocatore fondamentale nell’economia della squadra attuale, che nelle Finals sarà chiamato ad alzare ulteriormente il livello del suo gioco. È servita qualche stagione di tanking più o meno dichiarato, una delle quali ha consentito a Presti di mettere le mani anche su Chet Holmgren, uno che a vederlo sembra sempre prossimo a finire in mille pezzi eppure, alla sua di fatto seconda stagione in Nba (ha saltato l’intera annata da rookie per infortunio), si sta rivelando solidissimo sotto entrambi i ferri. Ma a fare la differenza silenziosa sono anche tanti elementi di contorno, capaci di fare la voce grossa soprattutto in difesa: da Lu Dort ad Alex Caruso, passando per Isaiah Hartenstein (arrivato in estate) e Cason Wallace.
Gara 5 di finale di Western Conference, contro Minnesota, praticamente non è stata una partita: 65-32 all’intervallo lungo, una mattanza. Gilgeous-Alexander ha chiuso a 34 punti, Holmgren a 22, Williams a 19. Ora, con il pass già in tasca, OKC attende la vincente di Indiana-New York. In entrambi i casi, saranno i favoriti per l’anello.
Immaginarlo nel 2019 sarebbe stata una follia.